LONDRA – Nella sede dell’Ico quattro organizzazioni operanti nel mondo del caffè sostenibile con sede in Italia, Germania, Spagna e Honduras hanno incontrato Gerardo Patacconi, head of operations e Denis O. Seudieu, Chief Economist con lo scopo di presentare l’attività di respiro internazionale svolta negli ultimi anni sui temi della formazione professionale sul caffè nei paesi di origine e la produzione di un caffè ad alto contenuto di responsabilità sociale.
All’incontro erano presenti Andrej Godina, in rappresentanza dell’associazione italiano no profit Umami Area con sede a Firenze e di Umami Area Honduras, azienda produttrice di caffè sostenibile con sede in Honduras; Michela Accerenzi, coordinatrice per il Centro America della Fundación Etea con sede a Cordoba (Spagna); Johannes Epping, in rappresentanza della ong tedesca Starkmacher e della micro roastery Agáta con sede a Mannheim in Germania.
Le quattro organizzazioni hanno presentato la loro attività internazionale svolta in partenariato nei paesi consumatori e produttori di caffè per il caffè sostenibile.
L’esperienza per il caffè sostenibile degli Umami Coffee Camp
L’esperienza presentata è stata quella dell’organizzazione degli Umami Coffee Camp. Che rappresentano i primi corsi di formazione professionale sul caffè durante i quali i partecipanti possono scegliere un percorso di istruzione modulare e personalizzato. Percorso che permette loro di aggiungere al proprio curriculum un valore aggiunto, di non poco conto. Anche nella prospettiva dell’inserimento nel mondo del lavoro.
I campus formativi sono stati organizzati in Europa anche all’interno di progetti pluriennali co-finanziati dal programma Erasmus+ della Commissione Europea. E di accordi di partenariato con le istituzioni governative del caffè nei paesi produttori, come il Consejo Salvadoreno del Café in El Slavador.
Un format di addestramento e condivisione
La medesima formazione offerta ai giovani provenienti dai paesi consumatori è stata proposta anche a partecipanti dai paesi produttori. In un format di addestramento che permette ai partecipanti non solamente di acquisire conoscenza e tecniche di lavoro ma anche di espandere il network di conoscenze professionali. I campus sono stati sempre organizzati in modo da favorire l’incontro tra partecipanti stranieri e locali nei paesi di origine.
In questi anni i paesi coinvolti sono stati l’Honduras, Brasile, Colombia, El Salvador, Costarica, Vietnam, Indonesia.
Il network di esperti di settore di Umami Area mette a disposizione un’elevata competenza nel campo della formazione sul caffè che offre il programma di formazione della Specialty Coffee Association, il Coffee Skills Program, è dislocato in vari paesi e copre la formazione professionale in 5 diverse lingue.
I docenti autorizzati da Sca offrono percorsi di formazione a più livelli dedicati ai semplici coffee lovers e consumatori; fino ad arrivare a professionisti del settore come i dipendenti di grandi aziende operanti nel mondo del caffè. Esempi di campus formativi co-finanziati sono quelli operanti in questi mesi in Honduras co-finanziati dalla Fundación Etea e Umami Area Honduras.
Il progetto “Mantano” per il caffè sostenibile
Il secondo tema ha riguardato il progetto “Mantano”. Si tratta di un modello di produzione di un caffè di qualità che porta con sé, fino alla preparazione della bevanda in tazza, un alto contenuto di responsabilità sociale. Il modello è stato sviluppato all’interno dell’incubatore della ong tedesca Starkmacher con la micro roastery Agáta. E la supervisione di Andrej Godina – caffesperto.
Il modello prevede la massima trasparenza della catena di produzione del caffè. E è in grado di fornire informazioni di costo, prezzo e di progetti di responsabilità sociale su tutti gli anelli della lunga catena di produzione del caffè.
Un esempio concreto è il caffè di Finca Rio Colorado prodotto in Honduras. L’azienda assicura il pagamento del giusto salario al produttore e ai lavoratori. La cooperativa locale supporta numerosi progetti sociali nell’area locale cosi come il beneficio di esportazione Coffee Planet.
Il successivo passaggio di acquisto e importazione del caffè è sostenuto dall’importatore italiano Interkom. Che assieme all’associazione Umami Area e la start up sociale Anna Caffè con sede nel Mugello assicurano al processo di lavorazione e vendita un contributo aggiunto di responsabilità sociale.
Andrej Godina, presidente di Umami Area e Umami Area Honduras:
“Due anni fa con altri 27 soci abbiamo deciso di acquistare una piantagione di caffè per dimostrare con il nostro operato che è possibile produrre un caffè di qualità socialmente responsabile. Il progetto è divenuto realtà a fine 2018 con la collaborazione di Mathias Kaps di Starkmacher e Johannes Epping di Agáta. E di tutti coloro che sono coinvolti nella filiera di produzione del caffè.
Le parole d’ordine di trasparenza, qualità, formazione e solidarietà sono i pilastri che ci hanno guidato nell’offrire al mercato un caffè con un alto valore aggiunto di responsabilità sociale. Le attività delle organizzazioni che rappresento offrono al mondo del caffè una formazione professionale che rappresenta molte volte l’unica possibilità per giovani disoccupati, emigrati e figli di produttori di caffè, di trovare un impiego migliore. O possono essere lo stimolo per avviare un nuovo progetto di start-up imprenditoriale.
Dal 2012 Umami Area ha formato migliaia di persone residenti nei paesi consumatori e produttori di caffè; con all’attivo centinaia di casi di successo nelle quali i partecipanti ai campus hanno migliorato la loro condizione lavorativa e di vita”.
Michela Accerenzi: coordinatrice di Fundación Etea per il Centro America:
“Fundación Etea ha appoggiato lo sviluppo rurale da più di 15 anni. In particolare, in Honduras e altre zone del Centro America ha dato supporto a centinaia di produttori di piccola scala. E contribuito al disegno di programmi di sviluppo.
La riunione di oggi è stata molto stimolante perché abbiamo potuto condividere altri punti forti del nostro lavoro che sono al centro dell’operato anche dell’Ico. In primo luogo, stiamo sviluppando uno strumento amministrativo-finanziario per la gestione delle piccole piantagioni di caffè per aiutare chi produce a comprendere i suoi costi. E poter difendere il valore del suo caffè sul mercato. In secondo luogo, Fundación Etea è anche l’istituto di sviluppo dell’Universidad Loyola Andalucía, con sedi a Cordoba e Seviglia (Spagna), che ha come missione mettere la ricerca al servizio dello sviluppo.
Investigare e ricercare dati attendibili per il disegno di politiche e strategie di sviluppo è al centro del lavoro di entrambe le organizzazioni. In particolare, negli ultimi due anni sia l’Ico che Fundación Etea hanno prodotto ricerche sulla partecipazione delle donne nel settore caffè. Condivideremo quindi i risultati del nostro lavoro per metterli al servizio di chi prende decisioni politiche. Ma soprattutto per promuovere la giustizia sociale nel settore caffè”.
Johannes Epping CEO di Agata e vice presidente della NGO tedesca Starkmacher:
“Siamo lieti di vedere che una solida rete di organizzazioni e singoli appassionati è in grado di fornire degli splendidi esempi di come il caffè possa essere trasformato in un’attività economicamente e socialmente sostenibile.
Riteniamo che questa collaborazione abbia un grande potenziale nel contribuire a divulgare conoscenze ed esempi buone pratiche.
Siamo più che desiderosi di fare la nostra parte negli sforzi in atto per dare guadagni equi ai produttori. È anche molto importante tenere conto che c’è bisogno tuttora di un maggiore coinvolgimento dei consumatori e del commercio per fare sì che i casi esemplari possano trovare applicazione su larga scala“.
L’impegno dell’Ico nelle parole di Gerardo Patacconi
Gerardo Patacconi, capo delle operazioni dell’Ico, ha sottolineato l’importanza per l’Organizzazione di sperimentare nuove forme di cooperazione e partnership nel far fronte all’attuale crisi dei prezzi. L’Ico sta coinvolgendo stakeholder, partner di sviluppo, Ong e gli stessi consumatori attraverso #coffeepledge. E presenterà nella prossima sessione del Consiglio internazionale del caffè il suo primo Rapporto di sviluppo sul caffè.
“Molti produttori richiedono all’Ico di fornire assistenza al capacity building lungo tutta la filiera produttiva affinché vi siano maggiori opportunità di cooperazione” dichiara Patacconi.
“Condividendo e adattando pacchetti formativi come quello di Umami Area i giovani sarebbero incentivati a creare la “propria attività” nel settore del caffè, spaziando dal commercio alla somministrazione”. Ciò creerebbe nuove opportunità e contribuirebbe ad arginare l’esodo rurale e l’emigrazione verso le aree urbane o all’estero”.
Patacconi ha inoltre sottolineato l’importanza dei forum organizzati dall’Ico, dei progetti congiunti di ricerca, che migliorano la raccolta dei dati su scala locale. E dello sviluppo di strumenti Tic (Tecnologie di Informazione e di Comunicazione) rivolti ai piccoli produttori, spesso dotati di formazione limitata, per metterli in grado di gestire in modo più efficace la propria attività. E ha infine sottolineato l’importanza di accelerare l’impegno comune per migliorare la trasparenza e la sostenibilità di mercato.