MILANO – Ogni grande azienda del food, arrivati a un certo punto, si è dovuta misurare con temi importanti di impatto sociale. Chi a supporto di una particolare categoria -donne, veterani, carcerati- ognuno ha dato il suo contributo per migliorare la società in cui operava. E’ il caso del coloso alimentare britannico, Cadbury, che da qualche settimana ha pubblicizzato la nuova tavoletta di cioccolato che lotta contro il razzismo. Leggiamo la notizia completa dal sito techeconomy.it, dall’articolo di Valentina Spotti.
Dunque Cadbury ha lanciato un nuovo prodotto della sua gamma. Ovvero una tavoletta di cioccolato in edizione limitata composta da quattro tipi diversi di cioccolato.
La tavoletta in questione si chiama Unity
E, nelle intenzioni di Cadbury, i quattro tipi diversi che la formano – fondente, misto, al latte e bianco – dovrebbero rappresentare l’intera popolazione indiana, perché «le cose dolci accadono quando stiamo insieme».
Essendo un prodotto destinato al mercato indiano, il lancio “social” di Unity è avvenuto sui profili locali di Cadbury. Ma, come la storia insegna, non si può dire una cosa su Twitter e pretendere che a leggerla e commentarla siano solo i diretti interessati.
Con il passare dei giorni, Unity è diventata oggetto di ironie varie da parte di mezzo web
Con gli utenti che si complimentano con Cadbury per aver eradicato il razzismo dalla faccia della terra grazie a una tavoletta di cioccolato. Non è difficile capire il perché di queste reazioni: anche se si fa specifico riferimento all’India, quello del razzismo è un tema più che mai globale. Ed è trattato con così tanta superficialità che c’è quasi da meravigliarsi che i commenti si siano limitati tutti alla blanda ironia. O meglio, quasi tutti.
Perché qualcuno, pur in tono leggero, ha fatto notare un piccolo particolare
Se lo scopo di Unity è quello di promuovere l’integrazione perché i quattro cioccolati sono divisi? Un caso, quello di Cadbury, che ricorda molto da vicino quello di Pepsi: un paio di anni fa l’azienda assoldò nientemeno che Kendall Jenner per realizzare un lunghissimo spot. In cui la super-influencer si schierava per i diritti degli afroamericani, regalando lattine di Pepsi ai poliziotti e ristabilendo l’armonia in tutto il creato.
In quell’occasione prese la parola anche la figlia di Martin Luther King con un tweet piuttosto amaro e Pepsi Co. ritirò il costosissimo spot dopo sole 48 ore dal lancio. In entrambi i casi il problema non è tanto quello di un brand che si inserisce nella conversazione attorno a un tema di attualità. Ma, piuttosto, l’ingenuità con cui tratta il tema; dimenticando che il pubblico reale è molto più vasto del pubblico per il quale quella campagna è stata specificamente creata.
Il risultato? Apparire fuori luogo a tutti
Quei “tutti” che non ci metteranno più di due minuti per dirti cosa pensano della tua campagna, del tuo prodotto e, in definitiva, del tuo brand. Lesson Learned: Tirare in ballo i valori universali in una campagna di marketing è sempre piuttosto rischioso, specialmente se associati a situazioni sociali delicate. Il rischio è di passare per quelli che fanno sfoggio di buoni sentimenti “un tanto al chilo”. Nel dubbio, testa sempre i tuoi contenuti prima di darli in pasto ai social.