MILANO – Da la Voce del patriota riportiamo questo commento controcorrente sulla soluzione delle vicenda Pernigotti. Una ricostruzione, che è anche una storia analitica della vicenda, assai poco tenera nei confronti del ministro dello Sviluppo economico Luigi di Maio, che pure adesso ha passato la mano. Ma il quadro non cambia. Per cui ecco che cosa sostiene la Voce del patriota, per saperne di più e riflettere. Cominicamo dai sottotitotili dell’articolo: Pernigotti salva? L’ennesima bufala del Ministro del Sotto Sviluppo. Pernigotti rimane turca, ma Di Maio non lo ha capito.
di Flaminia Camilletti*
Pernigotti è salva e Di Maio regala gianduiotti. Subito la memoria ci riporta agli americani che sbarcati in Italia nel 1943 regalavano cioccolata e scrivevano la loro finta vittoria. La realtà è ben diversa da come la si racconta e questa volta lo è anche per lo storico marchio piemontese.
È necessario partire da un fatto: Pernigotti è una società di proprietà turca, appartiene infatti alla Sanset Food che fa parte del Toksöz Group della famiglia turca Toksöz.
Nel 1995 Stefano Pernigotti dopo aver perso entrambi i figli, decide di cedere la sua attività ad Averna, azienda italiana a conduzione familiare famosa per l’omonimo amaro. Nel luglio del 2013 Averna, prima di entrare al 100% nel gruppo Campari cedeva Pernigotti alla famiglia turca Toksöz, attiva nel dolciario, nel farmaceutico e nel settore energetico. In quel momento si è perso un asset, una punta di diamante dell’industria dolciaria italiana, senza che nessuno dicesse o facesse nulla per impedirlo.
Novembre scorso i turchi decidono di chiudere lo stabilimento di Novi Ligure e dopo sei mesi di trattative il Mise il 6 Agosto ha dichiarato che l’attività riprenderà ad ottobre e senza esuberi. Ovviamente questo avviene grazie al “lavoro sinergico del Ministro Di Maio”. La cooperativa torinese Spes rileverà il ramo d’azienda che produce il cioccolato e il torrone, e l’imprenditore Giordano Emendatori rileverà, invece, il ramo relativo ai preparati per i gelati. Tuttavia, Pernigotti S.p.A. resterà titolare del marchio “Pernigotti 1860”, continuando la distribuzione e commercializzazione di cioccolato, praline, torrone e creme spalmabili.
La denuncia controcorrente
Questo vuol dire che, come denuncia Giorgia Meloni, “Il Ministro Di Maio conferma ancora una volta l’incapacità di affrontare le questioni industriali. Il marchio Pernigotti rimarrà di proprietà turca, come era esattamente nella intenzione della multinazionale.” Il fatto viene omesso nel comunicato del Mise, lasciando intendere che le nuove proprietà siano italiane. Giorgia Meloni continua accusando Di Maio di rifilare “per rilancio il fatto che gli impianti della azienda saranno ceduti ad altre due imprese, le quali si impegnano a mantenere per ora la occupazione. Non si tratta quindi di un “salvataggio” ma di uno “spezzatino” di cui la parte migliore resta ai turchi! Lo ripetiamo: l’unico modo per salvare la Pernigotti è riportare il marchio in Italia.”
Fratelli d’Italia, con una delegazione, si è infatti riunita sotto al Mise denunciando l’incapacità del Ministro di concludere accordi convenienti per la nostra Nazione.
I turchi si tengono i profitti di un marchio storico italiano. Di Maio rimanda il problema, ma l’industria italiana perde pezzi e non ne recupera mezzo.
* L’autrice di questa nota, Flaminia Camilletti, ha una Laurea in Relazioni Internazionali.Di se dice: Scrivo, leggo e nuoto. Mi occupo di politica e mi interesso di economia. Scrittrice e giornalista freelance. Appassionata di musica, ma solo di quella che piace a me. Scrivo di tutto ciò che riesco a capire, quello che non capisco cerco di studiarlo.