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venerdì 22 Novembre 2024
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Paolo dalla Corte: La sfida del bar Affori? Convertire i consumatori allo Specialty

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MILANO – In occasione del rilancio del bar Affori, avvenuto di recente nella zona di Milano Nord con i motori accesi delle macchine Dalla Corte Mina e Xt, è stato possibile confrontarsi anche con Paolo Dalla Corte. Il quale ha raccontato il ruolo dell’azienda nella riqualificazione di un locale storico, portandolo sulla strada dello specialty coffee attraverso le attrezzature altamente tecnologiche e di ultima generazione.

Paolo dalla Corte: da dove nasce questa unione tra l’azienda e il bar Affori?

“La questione è puramente affettiva. Prima di tutto sono nato e cresciuto ad Affori. E’ stato sempre lì che ho frequentato per tre anni la scuola lontana solo 100 metri dal bar e, soprattutto, ho conosciuto mia moglie proprio davanti a questo storico locale.

All’epoca il Signor Tommasino era il titolare. Fino a quando non mi sono sposato, il bar Affori è stato uno dei miei posti preferiti, un vero e proprio punto di incontro. Dove passare le domeniche pomeriggio invernali davanti ad una cioccolata calda.”

Le vostre macchine popolano già i bar del centro di Milano. Perché su 8500 presenti in città, avete scelto proprio questo?

“Più di una scelta è stata una sfida. Il grande merito devo riconoscerlo a Johnny Jeon, Coffee Pro Dalla Corte, e assiduo frequentatore del bar. Infatti, è stato grazie alla sua immensa passione, che è riuscito a trasmettere l’amore per il caffè ai due giovani gestori del locale, Salvatore e Alessandro.

Non solo espresso, ma anche altri metodi di preparazione, meno in voga in Italia, come le preparazioni filtro. Solo dopo due anni di duro lavoro, prove, ricerca e sperimentazione, Salvatore e Alessandro si sono finalmente sentiti pronti per una nuova importante sfida. Ovvero, quella di rinnovare il loro locale in un coffee shop specialty.

Inoltre, la sfida del bar Affori è ancora più importante e difficile per via della posizione del locale. In effetti, non essendo in centro a Milano (dove l’affluenza di turisti stranieri garantisce la sopravvivenza di uno specialty coffeeshop) il 95% della clientela è locale; l’obiettivo è quindi quello di convertire molti dei consumatori “tradizionali” a rivalutare il caffè dal punto di vista qualitativo e culturale.”

Non è la prima volta che Dalla Corte si impegna nel sociale: come procede questo percorso virtuoso?

Racconta Paolo dalla Corte. “Facciamo sempre particolare attenzione alle tematiche sociali. Il nostro primo progetto è stato quello di supportare l’Orang-Utang Coffee. Grazie alla creazione di un vero e proprio laboratorio di formazione a Medan, capitale della Regione di Sumatra, per i coltivatori di caffè della zona.

Abbiamo quindi organizzato dei viaggi in collaborazione con i nostri partner e clienti in
piantagione. Per permettere loro di scoprire le bellezze dell’isola, con un focus particolare sulla preservazione dell’habitat, della fauna e sul rispetto delle risorse naturali.

A livello locale invece, l’anno scorso abbiamo ottenuto la concessione diretta da parte del Carcere di Bollate, per installare una vera e propria linea produttiva all’interno della struttura carceraria. Questo nuovo impegno rafforza il progetto Second Chance. Che oggi vede occupati sette detenuti, presto saranno dieci, all’interno di questa speciale “officina”.

Infine, dallo scorso anno, ci stiamo impegnando nel nord del Camerun per finanziare e portare acqua potabile in alcuni dei numerosi villaggi che, al momento, sono sprovvisti di pozzi. Grazie ad una Onlus, questa attività verrà affiancata ad un percorso di tipo formativo sul caffè. In modo da poter dare ai farmer locali – pochi lo sanno, ma anche il Camerun produce caffè – conoscenze, informazioni sulla materia prima e istruzione, per migliorare le condizioni di vita generali e il loro lavoro.”

Lei non è solo il “business man” dell’azienda e infatti ha anche ereditato la conoscenza tecnica di suo padre Bruno sulle macchine: com’è far convivere questi due ruoli?

Risponde Paolo dalla Corte. “L’eredità tecnica che mio padre Bruno ha trasmesso è tuttora dentro di me. I tempi, ovviamente, cambiano velocemente. Per cui ho dovuto adattare ai “tempi moderni” le numerose conoscenze prese da mio padre. Cercando inoltre di trasmetterle a tutti i giovani che lavorano in azienda. Questa forte base tecnica, probabilmente, ci rende differenti da tutte le altre aziende.”

Come Dalla Corte ha chiuso il 2018 in termini di bilancio e fatturato?

“Nei due anni precedenti, abbiamo riorganizzato i reparti marketing, commerciale estero e tecnico. Il 2018 è andato molto bene, sia in termini di fatturato che di utile. Ovviamente, ricordando sempre che le nostre ambizioni non sono quelle di diventare dei colossi del mercato, ma di mantenere qualità, tecnologia e un rapporto diretto con la nostra community.”

Quali sorprese ci attendono per Host 2019?

“Il 2019 è l’anno dei cambiamenti, alcuni si vedranno ad Host. Ma non posso anticipare nulla; altri invece potranno essere già annunciati nelle prossime settimane.”

di Simonetta Spissu

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