MILANO – La settimana riparte con un’altra “donna del caffè”. Dalla Torrefazione Lady Cafè di San Secondo Parmense (Parma), la parola direttamente a Nicoletta Montini. La quale condivide il suo personale sguardo sul settore, visto dall’interno di un’azienda di piccole dimensioni, ma dalla grande passione.
Nicoletta Mantini, che cos’è per lei il caffè?
“Sicuramente il presente, è la materia prima attorno alla quale sta ruotando la mia passione, come se avessi avuto l’amore della mia vita sempre al mio fianco e me ne fossi accorta solo dopo anni. Non amo definirlo un’abitudine però. Perché intendo questo termine come un qualcosa vissuto senza la dovuta attenzione. Invece il caffè merita attenzione nella degustazione, ora più che mai.”
Potrebbe descrivere il suo mestiere?
Continua Nicoletta Montini. “La nostra è una piccola torrefazione dove la selezione e la trasformazione del prodotto è fatta con cura da me e dal mio compagno Massimo; siamo solo noi due e facciamo tutto quello che è necessario per gestire questa attività.
Non è un mestiere, in quanto è fuso completamente con la nostra vita. D’altronde, quando non si contano le ore, la sola ragione che sta dietro è il vero interesse per la materia; come dissero un tempo “Fai quello che ami e non lavorerai un solo giorno della tua vita”.
Quando Nicoletta Montini ha deciso che la cultura del caffè avrebbe potuto essere la sua strada professionale?
“Ho lavorato 15 anni nell’ufficio commerciale di un’ azienda produttrice di tazze per caffè professionali. Per cui ho conosciuto molte torrefazioni, ma solo dal punto di vista dello strumento “tazza”.
Purtroppo non ho mai potuto approfondire la bevanda caffè; come molti italiani oggi: ero convinta che “un caffè fosse solo un caffè ed uno valesse l’altro“. Dopo alcuni mesi, attraverso l’incontro con Massimo, ho partecipato ad un evento esterno (circa 6 anni fa) e lì ho scoperto l’esistenza di differenti metodi di estrazione.
Massimo raccontava il prodotto con una forza e tenacia quasi inusuale. Spiegava la materia prima, la tracciabilità, la lavorazione. Tutto questo mi ha lasciato a bocca aperta; non immaginavo ci potesse essere tanto dietro ad una tazza di caffè. Da quel giorno ho deciso che dovevo sapere “tutto” ed ho cominciato a leggere libri, successivamente frequentare corsi. Poi a visitare aziende, fino a compiere un viaggio in piantagione.”
E’ stata solo una scelta lavorativa oppure di vita?
“Come detto prima, sicuramente anche di vita; è ormai impossibile distinguere le due cose. Per me è stato un grande sacrifico perchè ha voluto dire ripartire da zero a quarant’anni. Cambiare casa e città e lasciarsi alle spalle tutte le certezze di quel momento.”
Quindi c’è stato un episodio particolare in cui ha pensato di non farcela e perché?
“Ogni tanto si verificano delle situazioni che mi scoraggiano e sono legati a quanto ancora la gente ignora la materia prima caffè. Purtroppo, nonostante l’eccellente lavoro di molte piccole torrefazioni e della Sca, spesso ci troviamo ancora a discutere di stereotipi sul tema. Gli stessi che dovrebbero essere ormai abbondantemente superati: purtroppo oggi non è affatto così.
E quindi è possibile passare dal dialogo con i grandi professionisti che ci stimolano, perchè parlano la nostra stessa lingua, allo scontro con il barista che trascura la pulizia della macchina. Che afferma non sia da fare tutti i giorni o che il caffè cambia quando cambia il tempo. Fino a quelli che insistono sul “ci vuole la robusta altrimenti non fa la crema”.
Appunto: stereotipi, ma ancora grandi convinzioni della massa. Il mondo dello specialty è ancora molto piccolo. E’ una piccola stella che brilla nel cielo ed ancora pochi la cercano e la capiscono. Conduciamo una lotta quotidiana tra due fazioni estremamente opposte.”
Che cosa direbbe a quella se stessa del passato, in difficoltà?
” Di andare avanti su questa strada, perchè i risultati danno ragione agli sforzi e ai sacrifici fatti. Non ho dubbi sul fatto che pian piano diventerà sempre meno ripida. ”
E invece, alle giovani donne che vogliono essere protagoniste nel settore del caffè?
” Dico di formarsi. Dietro al caffè c’e veramente un mondo inimmaginabile e la formazione è sicuramente la base per fare bene tutto. Al giorno d’oggi ci sono molti avventurosi che aprono attività pensando di non avere un padrone sulla testa e quindi di poter gestire la giornata in autonomia;
purtroppo non proprio è così. Infatti, partire da zero con un’attività vuol dire avere tutto il peso sulle spalle e se non sono ben rigide e determinate non sorreggono proprio nulla. Quindi la parola d’ordine è non improvvisatevi, se non potete fare bene piuttosto non fatelo.”
Descriverebbe la sua giornata tipo?
“Purtroppo non sono quella che la mattina riesce a scendere troppo presto dal letto, piuttosto lavoro fino a mezzanotte; quindi sveglia ore 7 e colazione con la famiglia. Poi ore 8, in torrefazione e si preparano gli ordini che devono partire in giornata. Mentre, una o due volte alla settimana avviene la tostatura che è prettamente svolta da Massimo. Poi i successivi due giorni avviene il confezionamento.
Nel pomeriggio/sera mi dedico all’ufficio. Quindi alla contabilità offerte ai clienti, alla gestione dei social etc…Ci sono poi giornate che si svolgono in esterna. Ad esempio visite ai clienti o a potenziali clienti. Oppure fiere ed eventi dove promuoviamo la torrefazione e portiamo i nostri specialty e mono origine in degustazione per le strade. Queste sono occasioni che spezzano la quotidianità ed a volte sono veramente piacevoli.
Altre volte frequentiamo corsi di formazione portando avanti i livelli dei vari moduli Sca oppure visitiamo aziende fornitrici di macchine caffè, caffè crudo etc. Sempre per approfondire la nostra cultura.”
Pensa che, all’interno del suo ambito professionale, sia stato più difficile come donna, affermarsi?
“La strada per affermarsi è ancora molto lunga. Per quanto mi dispiaccia dirlo, come donna credo di aver avuto maggiori difficoltà. Nell’ambito caffè, ristorazione ed Horeca in generale, al comando ci sono uomini per la grande maggioranza. Inoltre, devo dire che quando vedono un uomo ed una donna lavorare insieme spesso si rivolgono all’uomo e preferiscono lui come interlocutore. Forse perché visto come il capo famiglia o dell’azienda.
Non so dire con esattezza se questa cosa sia dovuta solo al fatto di essere donna o semplicemente perché sono arrivata dopo; essendo entrambe è difficile capirlo, ma posso dire che mi trovo spesso a confrontarmi con ambienti dove sono l’unica donna nella stanza e devo parlare con una squadra di dieci uomini. Insomma, le donne in questo settore sono ancora poche, soprattutto nei ruoli di rilievo.”
Come ha visto evolversi il settore del caffè nel suo ambito specifico professionale?
Continua Nicoletta Montini. “In questi ultimi anni c’è stata una grande evoluzione. La nostra torrefazione lavora già da 12 anni con caffè mono origine, ma da qualche anno abbiamo affrontato ed inserito anche lo specialty. Siamo sempre pronti ad imparare e scoprire le novità del settore, sia per quanto riguarda il caffè che l’attrezzatura.
L’evoluzione sta prendendo piede a 360°.”
Come intende la giornata internazionale del caffè?
“Abbiamo festeggiato proponendo cultura e divulgazione; sono state due giornate di porte aperte in torrefazione con un mini-corso di introduzione al caffè e degustazione con vari metodi di estrazione. Credo proprio che ripeteremo l’esperienza anche quest’anno.”
Qual è il tocco femminile che aggiunge qualcosa in più al suo lavoro?
“L’attenzione ai dettagli credo sia una cosa che mi appartenga, così come alle donne in generale, seppur ovviamente non si possa fare di tutta l’erba un fascio.”
di Simonetta Spissu