MILANO – Un processo lungo 14 anni, quello che ha coinvolto la famiglia già proprietaria di Caffè Mauro. Una decisione è stata finalmente presa dai giudici della Corte d’Appello di Reggio Calabria, i quali hanno confermato la sentenza assolutoria emessa dal Tribunale di primo grado. Un provvedimento che coinvolge Antonio e Maurizio Mauro. Ovvero gli ex proprietari di un’azienda che è entrata nella storia del settore del caffè italiano.
Da notare che la Società Mauro S.p.a. non è mai stata coinvolta ad alcun titolo nel processo che si riferisce esclusivamente alle posizioni personali di Antonio e Maurizio Mauro. I quali, da anni, non sono più soci dell’azienda.
Leggiamo i dettagli della notizia da un articolo di Consolato Minniti per lacnews24.it.
Cafittera, un processo lungo 14 anni
Tutto ha inizio il 5 gennaio del 2005 quando la famiglia Mauro viene coinvolta nell’inchiesta “Cafittera”. Coordinata dal sostituto procuratore Antonio De Bernardo. L’accusa è pesante: usura ed esercizio abusivo del credito. Antonio Mauro finisce addirittura in carcere per 39 giorni. Per Maurizio Mauro invece, scattano gli arresti domiciliari.
Il decreto che dispone il giudizio reca ben 60 capi d’imputazione per singoli episodi di usura. Contestati poi dalla Procura reggina.
L’inchiesta della Guardia di Finanza
Che ricostruisce una rete di prestiti che, a giudizio della Dda di Reggio Calabria, avvenivano tramite l’erogazione a tassi agli usurai. Sia da parte degli imprenditori che dei loro più stretti collaboratori. L’usura sarebbe camuffata da incentivi all’attività imprenditoriale.
In buona sostanza, l’accusa indicava prestiti di denaro ai commercianti interessati a ristrutturare i propri locali. Quei soldi sarebbero stati restituiti in seguito, attraverso l’acquisto di caffè. Un modus operandi che, a giudizio della Dda, è penalmente rilevante. Integrando inoltre i reati di usura ed esercizio abusivo del credito. Tesi però sin da subito contrastata dalla famiglia Mauro.
I due gradi di giudizio
Ne scaturisce un processo lunghissimo. Suddiviso in più tronconi ma che già dalle prime battute inizia a mostrare alcune crepe soprattutto nella parte riguardante l’usura. Per Antonio e Maurizio Mauro, difesi dagli avvocati Paolo Tommasini, Francesco Albanese, Nico D’Ascola e Fabio Schembri, il sospiro di sollievo arriva con la sentenza di primo grado: assoluzione per l’usura.
In appello, i giudici hanno confermato quella decisione
Disponendo il “non doversi procedere” per intervenuta prescrizione quanto al reato di esercizio abusivo del credito. Lo stesso procuratore generale Santo Melidona ha chiesto l’inammissibilità del ricorso del pubblico ministero. Chiusa così una partita giudiziaria durata 14 anni e conclusasi senza particolari strascichi sotto il profilo giudiziario. Ma con pesanti conseguenze per l’attività imprenditoriale di famiglia.