MILANO – Amasake o amazaké: il nome suggerisce già le sue origini orientali. Più che un dolcificante, in realtà è una bevanda dolce del Giappone. Tradizionalmente ottenuta dalla fermentazione dei cereali. Grazie all’azione dell’Aspergillus Oryzae. Un fungo che viene applicato per lo stesso fine sulla salsa di soia, il miso e il sakè. In Occidente, si consuma una forma cremosa di amasake, che può esser diluita con l’acqua per somigliare più alla ricetta giapponese da bere poi calda. Magari con lo zenzero. Esploriamo questa soluzione dolcificante dall’articolo di Daelma Franceschetti per macrolibrarsi.it.
Amasake: l’alimento dal sapore naturalmente dolce
Derivante dalla scomposizione dei carboidrati complessi in carboidrati semplici, che hanno sapore dolce, ad opera della fermentazione. Può essere utilizzato come dolcificante, ma non possiamo paragonarla allo zucchero.
Lo zucchero è un prodotto raffinatissimo, lontano dalla natura, praticamente un veleno per l’uomo, composto solo da saccarosio, mentre l’amasake è un alimento. Che contiene non solo zuccheri semplici (derivati dalla fermentazione dei carboidrati complessi), ma anche vitamine del gruppo B, sali minerali, fibre e acido folico. Ha pochi grassi e poche calorie.
Grazie alla presenza delle fibre e dei grassi ha un lento assorbimento del glucosio. Quindi riduce la possibilità di picchi glicemici.
Amasake: è anche molto digeribile
Perché la fermentazione “pre-digerisce” carboidrati, grassi e proteine, che diventano facilmente assimilabili. È quindi adatta alle persone con difficoltà digestiva e assimilativa o, in generale, debolezza del tubo digerente.
La fermentazione ad opera dell’Aspergillus Oryzae, detto anche Koji, ha ulteriori benefici. Da alcuni studi, sembra che il koji riduca l’accumulo di grasso e i livelli di glucosio nel sangue.
Come si usa
Si può utilizzare così com’è, come fosse un budino, oppure come dolcificante di dolci al forno, dolci al cucchiaio, gelati, frullati.
È un’ottima merenda per i bambini e viene usate persino durante lo svezzamento. E si può trasformare in bevanda diluendola con l’acqua.