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venerdì 22 Novembre 2024
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Andrej Godina: “Ecco come avviene la potatura e la fertilizzazione in piantagione”

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MILANO — Pubblichiamo in questo numero il secondo di tre contributi relativi alla botanica e alla coltivazione del caffè scritti da Andrej Godina, Authorized Trainer e Master Barista accreditato presso la Sca, nonché presidente di Umami Area. E “caffesperto” internazionalmente. Godina è profondo conoscitore cioè di tutte le fasi che intervengono lungo la complessa filiera del caffè, dalla pianta alla tazzina.

Godina ha inoltre pubblicato di recente “Caffè verde in un libro”, una guida scritta a quattro mani assieme ad Alberto Polojac, per i tipi delle Edizioni Medicea Firenze. Ma ecco dunque il secondo contributo, dedicato alla potatura e alla fertilizzazione nelle piantagioni di caffè.

di Andrej Godina

La pianta della famiglia delle Rubiacee, genere Coffea, in particolare le specie Arabica e Canephora, sono arbusti di sottobosco che nel loro ambiente naturale gradiscono un’ombra fornita da alberi ad alto fusto.

In Sud America e nell’Africa orientale il caffè viene invece per lo più coltivato in piantagioni a cielo aperto senza alberi di copertura. In altri paesi come ad esempio in India, Messico, nei paesi dell’America Centrale le piantagioni sono ombreggiate da alberi da ombra temporanea (quando viene convertito il terreno ad una nuova piantagione) e da alberi da ombra permanente quando le piante di caffè sono oramai adulte.

E’ usuale trovare in piantagione anche alberi da frutta come il banano, platano, mango, avocado, agrumi e in alcuni paesi dell’Asia vengono usati i tronchi degli alberi da ombra per sostenere le piante di pepe nero e altre spezie che forniscono un’ulteriore fonte di reddito per i coltivatori di caffè.

La coltivazione a pieno sole

Generalmente una pianta di caffè coltivata a pieno sole permette una resa di produzione maggiore a scapito di una maggiore richiesta di fertilizzazione e maggiori quantità di acqua.

E’ usuale che in Brasile si trovino piantagioni al sole gestite con efficienti sistemi d’irrigazione che allo stesso tempo sono anche sistemi efficienti di fertilizzazione. Le piantagioni in ombra consentono di ottenere una migliore qualità di tazza. Oltre a una gestione maggiormente sostenibile del medio-ambiente e una minore richiesta di fertilizzazione chimica.

Gli alberi ad alto fusto inoltre permettono di proteggere le piante di caffè da possibili gelate durante le notti particolarmente fredde. Mantengono un suolo maggiormente umido e con una minore temperature. E forniscono una protezione contro violenti acquazzoni e venti forti. Inoltre prevengono fenomeni di erosione del terreno. Le foglie che cadono dagli alberi forniscono, anche se in piccola parte, materiale organico aggiuntivo al terreno.

La potatura

La gestione di una piantagione di caffè prevede diverse pratiche tra cui quella della potatura che è essenziale per fornire una corretta forma alla pianta, mantenerla ad un’altezza adeguata al fine di permettere ai raccoglitori di conseguire i frutti, per mantenere un corretto equilibrio tra foglie e frutti, per stimolare il corretto sviluppo delle radici, per controllare l’incidenza di alcune malattie e parassiti nonché per mantenere elevata la produzione.

Le tecniche di potatura sono molteplici. In Brasile la pianta di caffè viene potata circa ogni due anni con l’ausilio di trattori a lame rotanti al fine di dare alla pianta una forma adatta affinché i raccoglitori meccanici possano efficacemente svolgere il lavoro della raccolta.

In Asia

Per certi paesi dell’Asia è usale vedere vecchie piante di caffè potate ad “ombrello”, cioè ogni anno si tagliano i rami che si sviluppano verso l’alto lasciando la forma del rami superiori a forma di un vero e proprio ombrello. In questo caso la densità di piante per ettaro è minore in quanto la circonferenza dei rami che dall’alto cadranno verso il basso sarà particolarmente estesa.

Il vantaggio della potatura a ombrello è essenzialmente quella di non perdere mai un anno di raccolto mentre lo svantaggio è che la pianta, non essendo mai rinnovata totalmente, dopo circa una decina d’anni comincerà a produrre sempre meno quantità di caffè.

Un terzo metodo, applicato in molti paesi del centro e sud America è quello della “recepa”, cioè la pianta si taglia sul tronco principale a circa 30 cm dal terreno. Questa potatura radicale prevede di attendere che dal tronco fuoriescano i nuovi rami che costituiranno i successivi tronchi principali della pianta.

Quest’ultimo sistema di potatura è applicato a rotazione ogni quattro o cinque anni su varietà botaniche a sviluppo compatto come ad esempio il Caturra o il Catuai. Il vantaggio di questo metodo è quello di avere una pianta, dopo la potatura, rigogliosa e con produzione abbondante; lo svantaggio maggiore è che dopo la potatura si perde un anno di raccolto.

Durante l’anno di ricrescita della pianta subito dopo la potatura si interpolano tra i filari delle piante di caffè altre colture. Per esempio quelle dei fagioli, mais, riso, ananas o manioca. Che servono come alternativa per controllare il propagarsi delle erbe infestanti sul terreno. E allo stesso tempo producono una fonte aggiuntiva di cibo e reddito.

La fertilizzazione

Una piantagione intensiva di caffè necessita di un accurato programma di fertilizzazione che dipende principalmente dal livello di produzione della pianta, dalla condizione della piantagione a pieno sole o in ombra e dalla fertilità naturale del suolo.

Una parte delle sostanze nutritive di cui la pianta necessita si apportano al terreno attraverso il materiale organico. Quello lasciato dalle operazioni di potatura, dalla caduta delle foglie e dalla parte di radici in decomposizione.

L’utilizzo tra i filari delle piante di altri colture come alberi di leguminose o piante di fagioli aiutano l’arricchimento in azoto del terreno. Così come il materiale potato da alberi di banano e platano arricchiscono il suolo di potassio.

Le analisi chimiche delle foglie

Almeno una volta l’anno si effettuano analisi chimiche delle foglie della pianta e del suolo. Questo per assicurare al farmer una precisa indicazione di quali nutrienti sono necessari alla pianta. Generalmente i fertilizzanti azotati aumentano considerevolmente la produzione delle piante.

Invece il calcio sotto forma di calce si utilizza per correggere l’acidità del suolo che dev’essere leggermente acido, attorno ad un valore di pH 5. L’applicazione di fertilizzanti fogliari riguardano l’apporto di nutrienti minori come il Mg, il boro e il manganese.

I fertilizzanti chimici possono avere delle alternative. O in alcuni paesi e in aree particolarmente povere costituiscono l’unico apporto nutritivo della pianta. Come per esempio le foglie che cadono dalle colture di copertura, la polpa di caffè decomposta in lombricai, il letame, ecc.

Il lavoro di gestione

In una piantagione di caffè è particolarmente complesso; fatto di numerosi processi che durante tutto l’anno tengono il coltivatore particolarmente impegnato. Si tratta di fertilizzazione, potatura, gestione degli alberi da ombra e degli alberi da frutta. E anche irrigazione, pulizia del suolo, controllo delle malattie e dei parassiti. Oltre a gestione della raccolta delle ciliegie, ospitalità dei raccoglitori stagionali e processamento del caffè.

Per questo motivo il caffè venduto alla quotazione delle borse merci non riesce mai a dare un giusto profitto al farmer. A volte non riesce nemmeno a ripagare le spese e il duro lavoro svolto in campo.

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