MILANO – Gli inglesi continuano a bere il tè, anche se i consumi e la cultura del caffè hanno fatto passi da gigante negli ultimi vent’anni. È la forza delle tradizioni e dei riti, come quello del tè delle cinque. In realtà, i sudditi di sua maestà britannica amano sorseggiare la bevanda a ogni ora del giorno e in tutte le situazioni. Anche per questo, le sale da tè, a Londra, non mancano. Ce n’è per tutti i gusti e tutte le tasche.
Massimo Bernardi racconta su Dissapore di un localino della centrale Great Suffolk Street, Terry’s Café, che non si è arreso all’omologazione imperante e che rimane ancora oggi uguale a sé stesso, fedele alle sue origini. Una scelta che si è rivelata vincente
Aperto nel 1982, è stato ristrutturato dal figlio dell’originale Terry, che ha incorniciato e riempito ogni centimetro delle pareti con la collezione di foto del padre sulla Londra post-bellica, molto condivisa su Instagram, rifiutando categoricamente di rinunciare all’imponente e antiquato samovar in favore di un bollitore da tè più moderno e contenuto, nonostante lo spazio ridotto del locale.
Mentre all’esterno, un carretto in legno vintage serve i clienti che si mettono in fila per il tè, specie nel fine settimana.
Terry’s Café non è una reliquia, ma un diamante grezzo
In una zona satura di catene e locali fotocopia uno dell’altro. Un caffè retrò che, diversamente da tanti altri soffocati dagli affitti impossibili di Londra, non si limita a sopravvivere: Terry’s prospera.
Merito delle porzioni enormi a cominciare dalla colazione, all’inglese pure quella: uova, pancetta, salsiccia Cumberland, fagioli e funghi. Tutto genuino e ben cucinato, come confermano i tassisti della città, che insieme ai tanti impiegati affollano il locale.
Londra cambia, si evolve a ritmo frenetico, da un anno all’altro si rischia di non trovare più i posti che ci piacciono.
Terry’s Cafè no: i sandwich e i toast, i dolci e l’English Breakfast, ovviamente i 4 tè da 2 sterline a tazza saranno al loro posto anche l’anno prossimo.
Massimo Bernardi