MILANO – Durante molti campionati mondiali e fiere internazionali, non solo gli sfidanti e gli espositori sono i protagonisti: sul posto, anche Giovanni Cassatini ma chiamato da tutti Gianni, l’uomo riconosciuto da tutta la community. Che ogni anno segue il campionato mondiale Caffetteria, sin dal 2008: quello di quest’anno è stato il suo undicesimo.
Nato in Sicilia nel 1937 da anni vive a Vancouver in Canada, vicino a Seattle. A 82 anni è ancora in viaggio, forse per merito proprio di tutto il caffè che, a suo dire, è parte del suo dna. Abbiamo incontrato quest’uomo che è un po’ pezzo della storia del settore caffè.
Cassatini: chi è l’uomo della community
“La mia famiglia è sempre stata legata al mondo del caffè. Io ero il più piccolo di casa, il terzo figlio dopo un fratello e una sorella. Lei si occupava proprio di gestire dei locali. Possedeva infatti tante caffetterie a Bolzano, a Verona e Merano. Che purtroppo abbiamo dovuto vendere dopo la sua morte. Uno dei suoi più famosi era “Le tre corone” a Verona in Piazza Bra.”
Che cosa è per lei il caffè?
“E’ la mia vita. E’ il mio dna. Sono contento di lavorare in questo settore perché è una cultura che ha bisogno di una continua evoluzione. Per fare sempre meglio. Io lavoro con Victoria Arduino e Simonelli Group, con cui collaboro da 40 anni. Ho assistito alle tre onde del caffè per arrivare ad un prodotto sempre migliore per il consumatore.”
Lei è uno dei personaggi più popolari di questo mondo
“Perché nella mia vita dico sempre la verità, che è più facile da ricordarsi di aver detto una bugia.”
Il cappello è emblematico…
“Il cappello è un simbolo. Mi piace molto il Borsalino e uso solo quello. Preferisco questo tipo perché innanzitutto è un simbolo italiano e poi si sposa bene con la mia personalità.”
Qualche aneddoto sul settore del caffè
“Il caffè è molto semplice. Durante tutto un periodo, ho assaggiato un caffè piuttosto acido. In quei casi ho sempre fatto i complimenti ai baristi per la performance, ma non per la bevanda, che invece era pessima. Perché doveva esser dolce ed equilibrato, così da poterlo anche mischiare col latte. L’acidità è strana: puoi mettere tutto lo zucchero o il miele che si vuole, ma il caffè resterà acido. Controllare l’amaro è più semplice: in Italia abbiamo la migliore cultura del caffè, perché il nostro è corto, zuccherato, una bevanda sociale. Nessuno può dire il contrario.”
Attorno al caffè è sorto la grande competizione del mondiali Baristi
“Quando abbiamo iniziato questa avventura, tutti erano piuttosto scettici sul fatto che potessimo organizzare un tale evento. Per me invece è stato molto semplice. L’economia all’epoca non andava molto bene, ma noi non ci siamo arresi. Anzi, abbiamo investito ancora più soldi.”
Cosa ha rappresentato la Fiera di Boston e più in generale le fiere per il caffè?
“Sono un punto di riferimento per tutti: dai manifacturer ai producer e il consumatore. Boston è stata una manifestazione grandiosa sul caffè. Così anche le altre, tra le quali c’è Host in Italia. Io i partecipanti li conosco ormai tutti. Il caffè è davvero la mia famiglia. Rispetto tutti quanti, non faccio distinzione tra i concorrenti.”
Se capita di bere un caffè cattivo, lei lo dice al barista?
“Assolutamente sì, dico sempre la verità. Una volta è capitato con un aspirante vincitore di un Mondiale. A lui ho detto: “Congratulazioni, ma non portare al nostro campionato lo stesso caffè.”
L’incontro con Howard Schultz
“Tre quattro anni fa, a Seattle, durante una fiera camminavo con un torrefattore americano e mi sono sentito chiamare: “Giovanni, grazie per quello che stai facendo per Starbucks.” E io ho risposto: “Per me è un piacere.”
Lui mi ha chiesto dove abitassi. E ha aggiunto: “A Vancouver? Un giorno di questi verrò a trovarti.”
Il mio amico poi mi ha svelato: lo sai con chi hai appena parlato? Con Howard Schultz.”
Ma che cosa ha fatto per Starbucks?
“Li amo, semplicemente. Perché questa azienda ha lasciato il suo segno sull’intero mercato. Hanno costruito la migliore catena di caffetterie nel mondo. Ora sono presenti a Shanghai, a New York, in Italia. A breve apriranno anche a Chicago. E inoltre, trovo la collaborazione con la panetteria italiana Princi davvero straordinaria.”
di Simonetta Spissu