MILANO – Quest’apertura settimanale inizia con il nome di Natascia Camiscia, il volto femminile di Universal Caffè. L’azienda di famiglia che vanta una storia di 50 anni e che fonda le sue origini nel lontano dopoguerra, di cui lei oggi si fa portavoce.
Che cos’è per lei il caffè? Un ricordo, un’abitudine, un tramite?
“È una domanda dalla risposta non facile. Il caffè è sicuramente un ricordo, un’abitudine e un tramite. Sono convinta che quello del caffè sia un un momento per noi stessi, che può essere, al contempo, un momento di socialità. Il caffè è gusto, conoscenza, è stile e tempi di vita. Il caffè è cultura“.
Potrebbe descrivere il suo mestiere?
“Ovviamente il mio ruolo prevede attività di coordinamento, amministrative e burocratiche. Ma la mia figura è soprattutto di indirizzo. Negli anni ho fatto in modo che la nostra azienda, per me una grande famiglia, fosse organizzata in modo dinamico, efficiente e, soprattutto, versatile.
La mia idea è quella di un lavoro ‘mano nella mano’ con i nostri partner. Da sempre sono attenta a far sì che l’azienda dia il giusto valore al prodotto ed offra un contributo positivo alle comunità produttrici. I dipendenti e i collaboratori, per me e, di conseguenza, per tutti i vertici aziendali, non sono solo parte del sistema, ma ingranaggio essenziale dello stesso. Certa del valore dell’umiltà, il mio obiettivo è il rispetto delle persone, quelle di oggi e quelle di domani”.
Quando ha deciso che il caffè, la cultura del caffè avrebbe potuto essere la sua strada professionale.
“Più che una decisione è stata un’evoluzione naturale del mio percorso di crescita. La mia famiglia lavora nel settore del caffè fin dall’immediato dopoguerra. Mio padre Raffaele scelse di scommettere proprio su questo prodotto, portando un’innovazione assoluta sul territorio abruzzese.
Così, nel 1963, nacque l’azienda. Il caffè, dunque, è sempre stato il mio mondo: io non ho fatto altro che affrontare le sfide di una società che cambia. Universal non è solo un marchio, ma è anche la storia di 50 anni di una famiglia”.
E’ stata solo una scelta lavorativa oppure di vita?
“Ricollegandomi alla risposta precedente, non posso che dire che per me è stata soprattutto una scelta di vita. Noi non vendiamo semplicemente un prodotto: il nostro obiettivo principale è quello di promuovere il caffè inteso come cultura. L’obiettivo è quindi affermare un’idea di caffè quale elemento da conoscere, scoprire e riconoscere. Per fare ciò, è fondamentale sentirsi parte di un mondo che non rappresenta solo un lavoro, ma che, al contrario, interessa molteplici aspetti della nostra vita”.
C’è stato un episodio particolare in cui ha pensato di non farcela e perché?
“No. Nella vita di un’azienda e di un imprenditore ci sono sempre momenti meno facili, ma anche nelle occasioni più difficili non ho mai pensato di non farcela”.
Descriverebbe la sua giornata tipo?
“E’ difficile raccontare una mia giornata tipo, perché non esistono degli standard. Si va dai giorni trascorsi in azienda ad occuparmi delle diverse attività, a quelli passati in giro, all’esterno, magari per incontri di vario tipo. Vivo ogni mia giornata lavorativa come una nuova sfida da affrontare”.
Pensa che, all’interno del suo ambito professionale, sia stato più difficile come donna, affermarsi?
“Non credo che come donna sia stato più difficile affermarmi. Anzi, sono convinta che la guida femminile abbia dato un tocco in più alla nostra azienda. Consentendole di distinguersi e di farsi conoscere in Italia e nel mondo”.
Come ha visto evolversi il settore del caffè nel suo ambito specifico professionale?
“Dal mio punto di osservazione privilegiato ho osservato e seguito i cambiamenti radicali che hanno segnato il mondo del caffè, per quanto riguarda il gusto e il modo di vedere questa bevanda. Per anni infatti, il mondo del caffè è stato pressoché immobile e, in Italia, coincideva sostanzialmente con il caffè espresso.
Poi, con il passare del tempo e con i cambiamenti della società, più che ad un’evoluzione abbiamo assistito ad una vera e propria rivoluzione. Sebbene restiamo la patria dell’espresso, oggi, ad esempio, ci sono tanti metodi diversi di estrazione del prodotto, ci sono le bibite e i cocktail a base di caffè. Viene dato ampio spazio alla formazione, alla cultura e all’informazione. C’è sempre più sensibilità per quanto riguarda la salute e la salubrità dei prodotti”.
Come intende la giornata internazionale del caffè?
“Come la celebrazione di un prodotto che unisce le persone. Il caffè, d’altronde, non è solo un alimento, ma è un qualcosa che favorisce la socializzazione e la conoscenza di noi stessi, degli altri e del mondo che ci circonda”.
Qual è il tocco femminile che aggiunge qualcosa in più al suo lavoro?
“La donna è protagonista in Universal: dalle risorse umane fino all’immagine aziendale, quest’ultima rappresentata proprio dalle donne. Creatività, immagine, comunicazione, cultura. Così, il tocco femminile, nel corso degli anni, ha fatto sì che riuscissimo a cogliere il cambiamento degli stili di vita legati al caffè. A mio parere, se abbiamo saputo affrontare in modo positivo le sfide di una società che cambia radicalmente, è anche grazie alla creatività femminile che caratterizza la nostra azienda”.