MILANO – Per aprire la settimana in bellezza, l’intervista a Sonia Valli, una donna che ha cambiato il corso della sua vita seguendo la passione che ha in comune con suo fratello, Maurizio Valli. Insieme, fondatori del Bugan Coffee Lab. Il primo laboratorio di caffè in Italia. Da Bergamo, il racconto di una professione dedicata alla ricerca della e sulla materia prima.
Che cos’è per lei il caffè? Un ricordo, un’abitudine, un tramite?
“La risposta a questa domanda è semplice. Il caffè è la mia vita, e lavoro nel settore da tanti anni. Sono entrata in questo mondo a tempo pieno da ben 9.”
Potrebbe descrivere il suo mestiere?
“Io nasco come contabile. In precedenza, ho lavorato 20 anni in un’azienda privata e poi in una multinazionale. Così ho conosciuto diversi settori, fino ad arrivare alle Risorse Umane. In parallelo però, ho sempre seguito mio fratello nel suo percorso che è sfociato poi nell’acquisto della nostra prima caffetteria 20 anni fa. ”
Quando ha deciso che il caffè, la cultura del caffè avrebbe potuto essere la sua strada professionale
“Ecco tutto è cambiato nel 2010. Con la mia scelta di staccarmi dall’azienda all’interno della quale lavoravo e di seguire così giorno per giorno il mondo del caffè. Un universo al quale ci siamo totalmente dedicati quando 4 anni fa, abbiamo aperto il primo Laboratorio di caffè in Italia. E’ stato un percorso graduale, fatto di formazione e tanta passione. Perché solo con quest’ultima si fanno certe scelte di vita.”
C’è stato un episodio particolare in cui ha pensato di non farcela e perché?
“Sono una persona positiva e quindi cerco di fare le scelte nel momento giusto. Utilizzando la testa e senza mai fare passi azzardati. Perché in questo momento sbagliare, può esser un grosso rischio. Non si nasce “imparati” in qualsiasi lavoro. Pertanto è giusto percorrere una strada formativa, perché per comunicare il prodotto, prima bisogna conoscerlo. Altrimenti sono dell’avviso che è meglio stare in disparte e ascoltare.
Qui al lab mi occupo di tante cose in realtà. Dalla selezione caffè verde, all’acquisto e alla programmazione delle tostate. Mi confronto inoltre con l’ufficio marketing, all’interno del quale si muove un addetto che cura la parte social e che va monitorata tutti insieme. Acquisto anche l’attrezzatura necessaria per un barista.
Preparo poi l’agenda dei corsi One to One. E questa loro natura particolare ci porta a stabilire insieme le date col corsista. Ricevo anche gli ordini dei clienti, e quindi mi occupo della fatturazione nonché di preparare listini.
Ci occupiamo anche di start-up e perciò anche della parte sulla supervisione dell’immobile. Compresi i preventivi della consulenza per attrezzatura e la formazione mirata. Ma la cosa più bella è diffondere la qualità e la cultura verso il caffè ogni giorno. A contatto con le persone che entrano nel Coffee shop e che magari non sanno ancora nulla di questo mondo. Quindi spiego e rispondo alle loro domande, alle loro curiosità.
Dico sempre che non vendo solo un espresso a € 1,50 ma vendo un’esperienza, un qualcosa che poi rimanga al cliente.”
Pensa che, all’interno del suo ambito professionale, sia stato più difficile come donna, affermarsi?
“E’ sempre una lotta affermarsi nel mondo del lavoro in quanto donna. Proprio di recente ho assistito a un servizio alla televisione che riporta come le donne, a parità di ruolo, prendono una retribuzione inferiore.
Nel mio caso personale però, non ho conosciuto discriminazioni. In quanto ho un carattere molto forte e deciso. Questo mi ha aiutato e mi sostiene ancora oggi nell’affermarmi. Anche se, effettivamente, le donne nel mondo del caffè sono proprio poche.
L’unica volta ben marcata dove ho dovuto proprio dimostrare di non essere nel posto sbagliato è stata durante la visita in piantagione. Dove tutti erano uomini e io l’unica donna. Questo perché la maggior parte delle donne erano a casa ad accudire i figli e preparare il pasto. Mentre io ero lì a discutere di caffè, lasciando i miei figli a casa
per 15 giorni. Quindi le nostre premesse erano decisamente agli opposti. Ma si sono ricreduti e mi hanno fatto persino i complimenti.
In piantagione abbiamo fatto cupping per 10 ore al giorno, con 10 caffè per tavolo. E’ stata davvero una bella esperienza!”
Qual è il tocco femminile che aggiunge qualcosa in più al suo lavoro?
“Penso sempre che una donna apporti sempre un tocco di creatività e di luce in qualsiasi lavoro, soprattutto nei locali commerciali. Quindi viva le quote rosa!”