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Nutella Day: ecco perché la crema al cioccolato più nota rimane inarrivabile

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MILANO – Il Nutella Day si è celebrato ieri, martedì 5 febbraio, in tutto il mondo. Una celebrazione che ha avuto come ribalta principale i social, con foto e commenti. Ma era davvero necessaria una giornata mondiale? Sì, secondo la blogger americana (e fan sfegatata della Nutella) Sara Rosso, che la istituì nel 2007. Anche perché, come osserva Sonia Montrella in un commento per l’Agenzia Giornalistica Italia, la Nutella è la regina incontrastata delle creme spalmabili al cacao e nocciola.

Per lei i francesi si sono persino presi per i capelli in diversi supermercati della catena Intermarché della Loira, circa un anno fa.

Il motivo? Vasetti di Nutella da 950 grammi erano in vendita a solo 1 euro e 41 centesimi, con quasi il 70% di sconto.

È bene sottolineare che scene di questo tipo difficilmente potranno ripetersi, poiché il governo francese ha da poco introdotto una nuova legge che vieta le promozioni selvagge nella grande distribuzione imponendo dei margini minimi, a tutela dei produttori nazionali della filiera agroalimentare.

L’esercito (zoppo) delle creme spalmabili

Solo in Italia esistono oltre 60 creme spalmabili per un valore totale, secondo gli ultimi dati Nielsen relativi al 2018, di 363 milioni di euro. Alcune di queste creme – si legge su Il Fatto Alimentare – sono qualitativamente superiori per ingredienti e percentuale di prodotto utilizzato, tuttavia nessuna è mai riuscita a scalzare dal podio la Nutella. Al punto che una crema alla nocciola è considerata tanto più buona quanto più si avvicina al gusto della Nutella.

“Nella ricetta della crema Ferrero troviamo al primo posto lo zucchero seguito dall’olio di palma e solo al terzo posto le nocciole con il 13%”. Nella maggior parte delle altre creme il quantitativo di nocciole (l’ingrediente più costoso che caratterizza il prodotto) raddoppia o triplica e come materia grassa non si usa il mediocre olio palma ma spesso l’eccellente burro di cacao (considerato l’ingrediente principe di tutti i prodotti a base di cacao e cioccolato)”.

Ma quest’esercito di creme spalmabili ha le armi spuntate contro quello che è da tempo un mito e che detiene l’82% del valore del mercato delle spalmabili.

Il segreto del successo

Ma cosa ha fatto della Nutella un prodotto cult? Il gusto prima di tutto. E poi le strategie di vendita, sin dall’inizio. Sono passati 72 anni da quando Pietro Ferrero, proprietario di una pasticceria di Alba, nelle Langhe, vendette il primo lotto costituito da 300 kg di Pasta Giandujot: un panetto formato da nocciole, zucchero e il poco cacao disponibile a quel tempo.

La forma era stata pensata in modo da poterla tagliare e gustare su una fetta di pane, il nome scelto era quello di una celebre maschera del carnevale torinese. Nel 1951 nacque la Supercrema, conserva vegetale venduta in grandi barattoli.

E nel 1963 Michele Ferrero, figlio di Pietro, decise di rinnovare la Supercrema con l’intenzione di commercializzarla in tutta Europa. La composizione venne modificata, così come l’etichetta e il nome: la parola “Nutella” (basata sull’inglese “nut”, “nocciola”).

Il primo vasetto di Nutella uscì dalla fabbrica di Alba il 20 aprile del 1964. Il nome, i vasetti in vetro, i bicchieri da collezione, tutto contribuì a creare e a rinsaldare il mito. Il resto è storia nota.

Tutti i numeri della Nutella

Ogni anno Ferrero produce 350mila tonnellate di crema spalmabile, con un fatturato di 1,7 miliardi di euro, pari a circa il 20% dei ricavi totali dell’azienda piemontese. Secondo un rapporto dell’Ocse pubblicato in occasione del 50esimo anniversario, la Nutella è uno dei migliori esempi di “prodotto globale”, presente in oltre 100 Paesi distribuiti su tre continenti. Non solo: se mettessimo in fila tutti i vasetti di Nutella venduti in un anno, ricopriremmo 8 volte la Grande Muraglia cinese. Il suo peso, invece, è uguale a quello dell’Empire State Building.

La bufala del sanguinaccio nella ricetta

La crema alla nocciola più famosa al mondo difende senza troppo sforzo il suo primo posto mentre ogni anno decine di concorrenti arrancano sotto la sua ombra. La bufera (mediatica e non) sull’olio di palma non ha intaccato la sua fama.

Al punto che, anziché sostituire il prodotto come hanno fatto altri produttori di dolci, Ferrero ha deciso di farne un motivo di vanto specificando sul sito di utilizzare solo olio di palma di qualità eccellente, spremuto a freddo e sostenibile.

Nemmeno la bufala sul sanguinaccio e ossa equine tra gli ingredienti è riuscita a scalfirne l’immagine. Da una decina di anni circolano sul Web teorie complottiste secondo cui tra gli aromi “vi è una polvere ricavata dalle ossa di animali, soprattutto maiali e cavalli, che vengono tritate per ottenere l’aroma desiderato”.

Un’altra ipotesi frequente – spiega Wired – è che la crema spalmabile Ferrero sarebbe (segretamente) arricchita con una sorta di sanguinaccio dolce aromatizzato con sangue fresco di maiale, come dimostrerebbe il “caratteristico retrogusto acidulo”.

In alternativa, a volte viene citata anche la pelle animale, soprattutto di suini ed equini. Il tutto senza dati né prove. Non solo: “imputare alla Ferrero l’inserimento di nascosto di sangue suino nella ricetta della Nutella significa non solo incolpare l’azienda di un’alterazione della ricetta dichiarata in etichetta, ma anche accusarla di violare le leggi italiane”.

Sonia Montrella

FONTEagi.it
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