MILANO – Dall’Europa, uno dei principali mercati di destinazione del cacao africano, si levano voci sempre più critiche nei confronti dei produttori ivoriani e ghanesi. Come riferisce Agrifood Today, i due massimi produttori mondiali sono accusati di provocare con i loro raccolti una deforestazione sempre più drammatica.
E di aver aumentato lo sfruttamento del lavoro minorile. Tanto che la Commissione europea sarebbe pronta a presentare una proposta di legge per imporre una stretta “etica” all’import di semi.
Cacao, si rischia la guerra diplomatica
Una legge che potrebbe aprire una vera e propria guerra diplomatica del cacao, in un momento. In cui Unione africana e Unione europea hanno giurato pubblicamente di migliorare la loro cooperazione anche per ridurre i flussi migratori verso il Vecchio Continente.
Colpire un punto sensibile come la produzione di semi di cacao, che a livello mondiale è coperta per il 70% da Costa d’Avorio, Ghana, Nigeria e Camerun, non sembra proprio una dichiarazione di pace.
Eppure, Bruxelles sembra fare sul serio
A dicembre, Francia, Germania, Paesi Bassi, Danimarca, Belgio e Italia hanno chiesto alla Commissione europea di “sviluppare un ambizioso piano d’azione. Contro la deforestazione e il degrado forestale prima della fine dell’attuale mandato”. Un problema che riguarda diverse coltivazioni. Tra cui per l’appunto quella di cacao. Ed è proprio da qui che Bruxelles intende cominciare.
Secondo Politico, l’Ue sta esaminando tre opzioni
Elaborazione di accordi di partnership bilaterali con paesi come il Ghana e la Costa d’Avorio per eliminare la deforestazione; riduzione dei dazi all’importazione di materie prime conformi a determinati criteri di produzione sostenibile o di deforestazione; poi comunicazione obbligatoria di informazioni sulla deforestazione, investimenti finanziari, produzione e trattamento.
Europei divisi
Lo spettro politico europeo è diviso tra i Verdi e le Ong ambientaliste. Che chiedono di imporre controlli obbligatori sulle aziende. Mentre una parte del settore europeo della filiera del cioccolato e gruppi politici di destra chiedono un approccio più libero e volontario.
“Tutte le parti interessate della catena del valore del cacao condividono le preoccupazioni sulla deforestazione e il degrado delle foreste. – ha detto a Politico Michele Nardella, direttore della divisione economia e statistica dell’Icco; l’organizzazione internazionale del cacao.
– Tuttavia, riteniamo che una legislazione obbligatoria che potrebbe potenzialmente impedire l’approvvigionamento di cacao da paesi specifici avrebbe conseguenze economiche e sociali dannose. Soprattutto per i milioni di poveri produttori di piccoli proprietari che vivono già in condizioni estremamente precarie”.
Di parere opposto le Ong ambientaliste, come Fern
Secondo cui gli schemi di certificazione volontari sono stati già adottati e non hanno funzionato: “Nel settore del cacao, da quando l’industria ha preso degli impegni volontari per una produzione equa e sostenibile, ossia 15 anni fa, il lavoro minorile è aumentato anziché diminuire”.
Dietro questa possibile “guerra” del cacao, è difficile non vedere quanto alta sia la posta in gioco dal lato europeo. Tra il gigante della macinazione Barry Callebaut (franco-belga) e quello del cioccolato lavorato Ferrero (senza dimenticare la svizzera Nestlé), l’Europa si è accaparrata una buona fetta del mercato internazionale. Quella in cui Ghana e Costa d’Avorio vorrebbero entrare con il cioccolato di loro produzione.