BELFORTE DEL CHIENTI (Macerata) – Fabio Ceccarani, 60 anni, è da poco più di un anno amministratore delegato del Simonelli Group. Azienda dove ha ricoperto per molti anni l’incarico di consigliere d’amministrazione. Ceccarani è ingegnere meccanico. Le prime esperienze sono in ambito tecnico commerciale.
La prima, breve, in una multinazionale svizzera Landys & Gyr. Per poi tornare di nuovo a Bologna nella G.D del gruppo Seragnoli. Leader mondiale nella produzione di macchine automatiche per il packaging nel settore tabacco.
Questa attività è stata la sua palestra per formare la sua cultura manageriale, in un’azienda che fa della leadership tecnologica e dell’ attenzione estrema al cliente i suoi punti di forza.
In seguito, ecco il salto di qualità professionale.
Ceccarani ha deciso di investire su se stesso
E sulla sua formazione personale, conseguendo un MBA alla Bocconi. Da lì, un cambio di carriera importante: prima come direttore dell’export per un’azienda di moda. E poi, da imprenditore, l’attività di consulenza direzionale e strategica, con particolare attenzione alle attività di M&A.
In questo ruolo, per conto del fondo Charme della famiglia Montezemolo, ha partecipato al processo di aggregazione del gruppo Poltrona Frau. Seguendo le acquisizioni in Brianza della Cappellini prima e della Cassina poi.
Incontriamo Ceccarani nel museo-show room del Simonelli Group, lato Victoria Arduino.
Prosegue il manager: “Facevo parte del team che si è occupato di queste acquisizioni, assumendo anche il ruolo di amministratore delegato della Cappellini per diversi anni”. Spiega Ceccarani.
Lei è stato consigliere d’amministrazione dell’allora Nuova Simonelli per dieci anni
“Quasi contemporaneamente all’esperienza che ha portato la quotazione in borsa del Gruppo Poltrona Frau nel 2006, sono entrato nel consiglio di amministrazione della Nuova Simonelli nel 2008.
E debbo ringraziare per questo il mio forte legame che mi legava con Sandro Feliziani. Insieme eravamo anche nel consiglio d’amministrazione di un ente pubblico che si occupava delle utilities locali. Sandro mi chiese la disponibilità ad entrare nel Consiglio di amministrazione per dare il mio contributo nel delineare il futuro della Nuova Simonelli.
È così che è scattato il mio primo contatto con il mondo del caffè
Ho visto crescere questa azienda, sviluppando diversi progetti in qualità di consulente, perlopiù in ambito strategico/commerciale. E poi amministratore delegato da poco.
Il passaggio a questa carica è avvenuta un anno fa ed è legata al nuovo assetto che gli azionisti hanno dato al Gruppo, separando la Holding delle famiglie azioniste, la OMT, dalle attività operative della Simonelli Group. Dove sono stato appunto nominato amministratore delegato.
Siamo in un momento critico di passaggio per l’industria delle macchine per il caffè professionali?
I dati Ucimac – l’associazione che riunisce i costruttori di macchine professionali per il caffè e per il bar – indicano un generale stato di difficoltà delle aziende italiane del settore.
“Da quello che posso percepire, credo che ci troviamo di fronte a fenomeni diversi. Uno è sicuramente il fatto che il mercato mondiale del caffè sta crescendo con un forte interesse per la modalità di consumo espresso. È anche vero però, che questa crescita è maggiormente trainata dalle catene globali e non, coffee oriented e non.
Ciò implica un interesse crescente per le macchine fully automatic ma anche per le tradizionali di alta gamma tipiche del comparto italiano. Entrambe però devono sempre accompagnate servizi d’assistenza che rispondano ad esigenze di un servizio globale in tempi rapidissimi.
Credo siano queste le tendenze nei mercati mondiali nei prossimi anni, e chi non adeguerà il proprio business model a queste esigenze potrà incontrare delle difficoltà.
Da un lato quindi occorre essere bravi a competere nei costi, dall’altro nell’innovare non solo a livello di prodotto.”
Per Fabio Ceccarani, il caffè, cos’è?
“Una scoperta. Ho iniziato dal tabacco e ora il caffè. Entrambi piaceri dell’uomo con la grande differenza che il caffè fa bene! Il mondo del food&beverage ho cominciato ad esplorarlo da un anno e mezzo e mi ha colpito la grande passione che anima le persone che ci lavorano.
Rispetto ad altri settori, nel caffè ho trovato comunità, organizzazioni anche no profit eccezionali, una grande sensibilità, maggiore che in altri settori. Ad esempio per la sostenibilità. E sono loro alla fine a determinare i nuovi trend. Ho ancora molto da apprendere, ma di sicuro sono sempre più appassionato.”
Ha notato che in questo settore si è più positivi che in altri?
“Le tensioni ci sono sempre, ma ci sono anche tanti sorrisi e soprattutto giovani. C’è una grande propensione a mettersi in proprio, investendo nel proprio futuro.”
Ci svela di che cosa si occupa l’amministratore delegato di Simonelli Group?
“Credo che i successi di oggi non possano essere garanzia del nostro futuro. Dicevamo che il mondo del caffè sta cambiando profondamente; oltre ai fenomeni di mercato di cui parlavamo poc’anzi, è in atto un processo di consolidamento che sta cambiando anche lo scenario competitivo in cui operiamo.
Ciò ci espone sicuramente a minacce ma al tempo stesso a nuove opportunità. Accanto a questi fenomeni esogeni, c’è la dimensione tecnologica. Con l’ingresso prepotente del digitale nei processi aziendali, che sta ridisegnando modelli di business e con essi, le organizzazioni.
Credo che il driver di successo per il futuro sia gestire bene il processo di innovazione all’interno dell’azienda. Oggi questo è strategico e multidimensionale, interessando il modello di business, i brand, i prodotti; i servizi, i canali distributivi; le modalità di ingaggio con i clienti.
La sfida continua è come creare più valore per i clienti di oggi e come attrarre quelli di domani. Credo che il mio principale ruolo in azienda sia stimolare e gestire questo processo di innovazione continuo.”
Come mai Simonelli Group sembra immune alla crisi?
“Siamo in effetti molto soddisfatti degli attuali risultati, economici e di consolidamento nei mercati. Ma non dobbiamo cullarci sugli allori, come dicevo prima. L’arena competitiva non è più limitata all’imprenditore, per tornare all’Ucimac.
I competitor ormai sono anche le multinazionali. Dobbiamo oggi quindi fare i conti anche con loro.”
Che differenza c’è tra la Nuova Simonelli di dieci anni fa e il Simonelli Group di
oggi, più avanzato, più proiettato sui servizi e clienti?
“Alla fine esiste un filo conduttore, che resta la grande passione, aldilà del lavoro, che abbiamo per questo mondo; da ciò deriva la profonda cultura del caffè che è il vero driver della nostra crescita in questi anni.
E non è un caso che, pur non essendo torrefattori, siamo l’azienda in Italia che esprime il primo Q-Grader, l’ingegner Lauro Fioretti. Oltretutto anche giudice internazionale Sca.
Poi è naturale che nel corso di questi anni, passando dai 17 milioni dei tempi del mio ingresso nel CdA, ai quasi 100 milioni di fatturato di oggi, siamo necessariamente cambiati in termini di organizzazione. Ma il dna dell’azienda, è rimasto lo stesso e
credo sia questa la nostra grande forza.”
Il futuro del Simonelli Group?
“E’ chiaro che dobbiamo confrontarci con un settore in via di consolidamento. Anche con gli share holder dell’azienda, ci domandiamo come esser pronti ad affrontare sfide sempre più importanti ed internazionali.
Non escludo quindi l’interesse verso nuove acquisizioni, dopo quelle di successo del passato, e magari partnership importanti. In questi anni ai nostri tavoli sono arrivate molte proposte, quasi tutte di natura finanziaria.
Credo che la prima cosa da fare sia proprio quella di non valutare un’eventuale operazione di M&A da un esclusivo punto di vista economico finanziario. Ciò che realmente conta è creare valore nel mercato. Unica garanzia di successo a lungo termine.
Se l’operazione crea un maggiore valore per i clienti, allora è sostenibile. Se invece crea solo nel breve un guadagno per gli azionisti, non è detto che lo sia, anzi.”
Due prodotti particolari del vostro catalogo: Aurelia Wave e Mythos 2
“Due strumenti che esprimono lo “stato dell’arte” della tecnologia, nati proprio dalla nostra cultura del caffè e dall’attenzione per i nostri clienti. Il nostro Hub scientifico; nato un paio di anni fa dalla collaborazione con l’Università di Camerino, è un grande impulso che guida il pre e il post produzione. Ci aiuta nelle scelte tecnologiche prima e, successivamente, a validarle scientificamente.”
Ad un anno dalla presentazione ad Host 2017, il grande successo commerciale, aldilà del “clamore” mediatico per il loro lancio, è in definitiva l’unico metro di giudizio che conta.
In linea con la nostra filosofia di prodotto, da sempre attenti a creare prodotti volti a migliorare la qualità dell’espresso, semplificando il lavoro del barista.”
E dopo questi due strumenti? Host 2019?
“Siamo partiti come sempre da cosa, in un settore oramai sovraffollato di soluzioni tecnologiche sempre più sofisticate, può avere valore e significato per i nostri clienti, di oggi e di domani.
E, pensando a come si sta evolvendo il settore, abbiamo posto particolare attenzione ai servizi collegati alle nostre macchine. Ed ad Host 2019 stiamo quindi pensando di dedicare un’area specifica a questi servizi, per far toccare con mano ai nostri clienti come possiamo migliorare il loro lavoro quotidiano.
L’attenzione quindi è a come migliorare la gestione delle macchine sul campo di lavoro; senza ovviamente dimenticarci delle loro tecnologie; anche qui ci saranno importanti novità, legate all’ergonomia ad esempio, con la presentazione di un sistema di aggancio rapido del portafiltro.”
La Victoria Arduino legata a Starbucks: è un vantaggio, oppure no?
“Starbucks Roastary e Reserve è la conferma che le grandi catene stanno ponendo attenzione crescente al mondo specialty. Con proposte credibili e di valore. Averci affidato, in un progetto internazionale di questa portata, l’ultimo anello della catena del valore del caffè, la sua estrazione, è ovviamente una grande responsabilità e motivo di soddisfazione.
È una grandissima esperienza che va oltre la fornitura della macchina. E’ un progetto che parte da lontano, nel quale abbiamo messo a disposizione tutto il nostro know-how. Non dimentichiamoci infatti che, prima della recente apertura di Milano, abbiamo supportato Starbucks nel progetto Roastary/Reserve già nel 2013 a Seattle e, più recentemente, in quella di Shanghai.
Li supporteremo poi ovviamente nelle prossime aperture a New York, Tokyo e Chicago. Ma, ancora una volta, la scelta di Victoria Arduino. Non è solo dovuta alle prestazioni superiori della nostra Black Eagle VA 388 ed al suo design unico; ma anche alla garanzia di affidarsi ad un’azienda che è in grado di garantire, oltre alle perfomances, il supporto tecnico in ogni angolo del mondo.”
Per fare un esempio
“Solo per Milano abbiamo formato nei mesi scorsi quasi 40 master baristas. Per tornare alla sua domanda, in un mondo che sarà sempre più dominato dalle catene,
Starbucks ci mette alla prova sulle esigenze di un leader di mercato e quindi ci aiuta ad affrontare al meglio le altre catene del mondo del caffè.”
L’apertura dello store di Barcellona e presto nei pressi di Milano
“Ne abbiamo anche in Francia e in cantiere in giro per il mondo. È un modello che si riallaccia all’esigenza di creare nuovi spazi in cui, accanto ai nostri prodotti, i nostri servizi ed il nostro know-how siano sempre più vicini al mercato. In questi spazi sicuramente le nostre piattaforme dedicate alla cultura del caffè, Champion’s Hub, Simonelli Academy e Hub Tecnologico, troveranno spazio accanto ai nostri brand Nuova Simonelli e Victoria Arduino.
Barcellona e Piacenza, in posizione centro padana per coprire Milano e tutto il nord Italia, sono nate da questa logica. E ben presto altre seguiranno in primarie città internazionali”.
Come vede la concorrenza?
“C’è spazio per tutti. Ognuno interpreta l’evoluzione del settore e la distribuzione in maniera diversa ed adotta un suo business model per rivolgersi al suo mercato di riferimento in modo differenziato.
Guardiamo quindi i nostri concorrenti con ammirazione e curiosità; Vederli avere successo nel mondo, in qualche modo sostiene anche il nostro. Rende il sistema Italia più credibile a livello internazionale. Ma oggi la concorrenza è più globale, non riguarda più soltanto il sistema Italia.”