MILANO – Nando Ottavi, presidente del Simonelli Group, ha vinto ieri sera l’ambito “Premio alla carriera” nel corso della serata internazionale organizzata da Allegra Events all’Hotel Melià e che ha assegnato riconoscimenti agli operatori di tutto il mondo che più si sono distinti sul fronte del caffè. Abbiamo approfittato dell’occasione per chiedere al presidente Ottavi il suo punto di vista sul presente e le prospettive di Simonelli Group. Ottavi ci ha accolto con un grande sorriso, come è sua abitudine. Poi ha trasformato in parole il suo stato d’animo.
“La nostra è un’azienda che continua a crescere. Simonelli Group ha cambiato la propria struttura organizzativa affinché il gruppo possa tenere il controllo anche di altre aziende. Questo ha trasformato la holding in un organo più finanziario. E le aziende sono diventate più manageriali. Ancorché nate da una realtà famigliare.”
Un numero sempre maggiori di collaboratori, ma l’anima resta quella di una grande famiglia
“E’ un po’ l’impostazione che ho tentato di dare all’azienda nel corso degli anni. Molto mi domandano il perché io abbia deciso di investire in un territorio dell’entroterra, distaccato dai centri più organizzati.
Io rispondo che il vantaggio principale è quello di collaborare con persone che superano i problemi logistici e di infrastrutture, proprio per passione. Hanno qualcosa in più, un impegno particolare ognuno nel loro ambito, che fa funzionare bene l’azienda.”
La Simonelli quindi, diventa per tutti una famiglia
“Questo per me è una soddisfazione, perché mi ritrovo spesso a confrontarmi con i lavoratori e insieme riusciamo ad ottenere i migliori risultati.”
Cosa ne pensa del calo di produzione indicato dai dati Ucimac?
“Sì, assistiamo nell’ultimo anno, anche a livello europeo e poi mondiale, a un freno nella crescita di questo settore. Noi possiamo però dire che anche quest’anno chiuderemo in crescita. Abbiamo inoltre prospettive di ulteriori espansioni. Ci stiamo interessando all’aspetto più ecologico della ricerca. Per cercare di dare ai clienti anche maggiori servizi. Questo è di certo il nostro principale plus. Un altro aspetto, come Simonelli Group, è lo sguardo lanciato oltre la nostra azienda. Possediamo una rete commerciale organizzata, in giro per il mondo.”
Ultimamente però, avete attuato una strategia particolare, con l’apertura di diversi negozi nel mondo. E a Milano?
“Quando parlo di girare il mondo, mi riferisco alla strategia che abbiamo adottato da circa 30 anni. Vogliamo essere noi sempre più vicini alla nostra clientela, perché il mondo ormai sta cambiando. Dopo la costituzione in America della storica Nuova distribution con la famiglia Bresciani, siamo andati in Francia e a Singapore.
Abbiamo aperto uno showroom in Spagna, a Barcellona, e poi sì, saremo pronti per una nuova apertura a Milano. Qui forniremo un punto di assistenza, formazione e esposizione per tutto il Nord d’Italia a cominciare dalla metropoli lombarda.”
Di recente ha aperto una speciale caffetteria, Starbucks, una delle tre Reserve Roastery al mondo, che usa le vostre macchine, ben sei
“E’ vero. Effettivamente a Milano, se pur presenti, non riuscivamo ad avere grande visibilità. Adesso è il momento di pensare ad aprire un nuovo punto tutto nostro, spinti anche da nuovi nostri importanti clienti che hanno dotato i loro locali del centro città delle nostre attrezzature.”
Nel suo disegno, il fatto che Starbucks possieda le sue macchine, sarà un aiuto oppure no?
“Io credo che essere presenti con un proprio brand in locali tanto prestigiosi, sia un’ottima vetrina per qualsiasi azienda. Sono convinto che con una presenza così importante a Milano, assieme al nuovo punto di riferimento che apriremo, potremo essere più incisivi in tutta la Lombardia.
Ho avuto diversi feedback da parte di operatori e amici che, visitando il Reserve roastery, sono rimasti molto soddisfatti nel vedere un nostro importante brand, qual è Victoria Arduino, contribuire al servizio.”
E il futuro dei vostri due brand, Nuova Simonelli e Victoria Arduino?
“Mi auguro che siano ancora di crescita, come è stato negli ultimi anni. Va anche detto che la recente costituzione della holding è stata voluta anche per permettere al gruppo di pensare ad un futuro di espansione orizzontale. Attraverso nuove acquisizioni e non solo ad una crescita verticale”.
Simonelli Group, non solo macchine ma anche servizi
“Fin dagli anni 90 abbiamo pensato che si dovesse offrire di più in termini di servizio e informazioni, al cliente. Volevamo lavorare a 360 gradi sul caffè, dall’origine alla tazzina. Andando oltre la proposta delle macchine professionali. Ci siamo resi conto che a un certo punto era necessario organizzare qualcosa nella nostra sede, nel nostro nuovo centro direzionale.
La soddisfazione maggiore è stata quella di vedere questo spazio vissuto dalla “cultura del caffè”, attraverso corsi di formazione e convegni. Parlare di concreti aspetti scientifici connessi alla filiera del caffè come abbiamo fatto a metà novembre, è per noi sicuramente un punto di orgoglio.
Mentre per tutti coloro che si interfacciano con Simonelli Group è un servizio che siamo lieti di poter offrire.”
Come anticipate le esigenze degli utenti?
“Girando per il mondo, raccogliamo le necessità degli operatori. Confrontandoci con le difficoltà maggiori dei professionisti. Ci siamo resi conto che spesso era necessario innanzitutto una formazione maggiore. Questo ci ha fatto pensare che ci fosse bisogno di creare una struttura che favorisse l’approfondimento delle competenze; per trovare assieme la strada migliore per produrre espresso e cappuccini nel mondo.
Non è sempre facile. Noi che siamo italiani spesso pensiamo di essere molto più a conoscenza del prodotto di quanto in realtà non sia.”
Che cosa ci dice di cialde e capsule?
“Io personalmente non le uso. Tuttavia è un discorso piuttosto interessante. Sappiamo che in Italia alcune aziende si stanno impegnando e spingono su questa strada. Io sono convinto però che il vero espresso si faccia con un altro metodo di preparazione.
Questo perché il suo gusto, derivato da un caffè macinato fresco, tramite una macchina tradizionale o super automatica, è molto diverso dal risultato invece dato dalla capsula. È vero che in casa, è più facile per le famiglie. Però, quando si tratta dei ristoranti, comincio a comprendere meno la loro scelta: è qualcosa che non è gradevole per un produttore di macchine, né tanto meno per un torrefattore.
Noi italiani ci fregiamo del titolo di maestri di caffè e cappuccino, ma usiamo
poco le nostre risorse. In molti ristoranti italiani, spesso viene tralasciato proprio l’espresso.”
Però persino la Guida Michelin ignora l’aspetto del caffè a fine pasto
“Noi siamo italiani e siamo bravi con i nostri prodotti, apprezzati in tutto il mondo. Invece siamo i primi a non dar valore a questi stessi elementi distintivi. Il turista che viene in Italia si aspetta di bere un espresso di alta fascia e magari proprio al ristorante e spesso vede deluse le proprie aspettative.
Noi diamo per scontate queste nostre qualità. Lasciamo anzi spesso agli operatori stranieri il business di questi nostri prodotti. Con Simonelli Group, proprio per questione di principio, l’impostazione è quella di essere gli ambasciatori del caffè nel mondo. Vogliamo esportare qualcosa che vada oltre il brand, e questo è proprio
la cultura dell’espresso. Dobbiamo imparare tutti a essere un po’ più italiani, valorizzando l’offerta dei nostri territori.”