MILANO – Aggiornamenti nella situazione critica in cui si trova attualmente la Pernigotti. L’azienda che il 7 novembre ha annunciato la chiusura del suo stabilimento di Novi Ligure. Le idee per salvare sono state tante. Prima tra tutte, l’operazione di “workers buyout”. Nella quale avrebbe un ruolo chiave Fci, la società partecipata del ministero dello Sviluppo economico. Oppure il possibile intervento di Riccardo Piacenza, che opera nel settore dell’abbigliamento in cashmere. Adesso, dal Corriere della Sera, Corinna De Cesare parla dell’ultima iniziativa per riportare a galla il sito produttivo novese.
Pernigotti salvata dal crowdfunding
Ovvero un conto corrente o un crowdfunding per sostenere i dipendenti Pernigotti in sciopero a oltranza dal 7 novembre. Si attendono ancora notizie sull’incontro tra il premier Giuseppe Conte e la famiglia turca Toksov. Proprietaria dell’azienda dal 2013. Intanto, le sigle sindacali hanno pensato a un’iniziativa per i lavoratori dello stabilimento di Novi Ligure.
I dettagli saranno resi noti nei prossimi giorni
«A novembre lo stipendio sarà zero. — spiegano così i sindacati. — a dicembre pure. Stiamo mettendo quindi a punto i dettagli per un fondo di solidarietà attraverso il quale chiunque potrà devolvere un contributo volontario».
Il 1 dicembre nel frattempo ci sarà a Novi Ligure una manifestazione di protesta
Dopo che il vicepremier Luigi Di Maio ha annunciato una legge per legare al territorio i marchi italiani, la situazione si è praticamente bloccata. Ancora in attesa dell’incontro tra Conte e la famiglia Toksov annunciata dallo stesso Di Maio.
Si moltiplicano anche i nomi di imprenditori interessati eventualmente a rilevare marchio e stabilimento. Anche se l’azienda di cioccolato ha per ora solo parlato di voler chiudere lo stabilimento e cedere la produzione a un terzista.
L’interesse, a quanto pare, è tenere il marchio. Oltre che continuare la produzione affidandola ad altri. In modo da abbattere i costi che negli ultimi anni hanno messo in crisi la società.
L’azienda chiede la fine dell’occupazione
La proprietà ha chiesto intanto ai lavoratori di “cessare l’occupazione” dello stabilimento di Novi Ligure. Ancora presidiato giorno e notte dagli operai dal giorno dell’annuncio della chiusura. L’azienda ha infatti diramato il seguente comunicato:
“Pernigotti S.p.A. – visto il blocco permanente dello stabilimento, ad opera dei lavoratori, in corso dal 7 novembre 2018 – comunica di aver richiesto oggi, tramite lettera, alle Organizzazioni Sindacali e alle RSU dello stabilimento di Novi Ligure di cessare l’occupazione dello stesso.
In quanto tale comportamento ostruzionistico sta compromettendo la produttività aziendale impedendo; al contempo, qualsiasi accesso al sito industriale da parte di soggetti terzi che in questi giorni stanno manifestando un interesse per l’acquisto dello stabilimento e/o dei macchinari industriali. Anche al fine di favorire la ricollocazione sul territorio nazionale del personale impiegato.
Pernigotti ha ribadito alle OO.SS. e alle RSU
L’occupazione permanente del sito produttivo non trova giustificazione né dal punto di vista normativo né dal punto di vista relazionale. Inoltre, che tale blocco sta impedendo il normale svolgimento delle quotidiane attività amministrative e produttive. Ingenerando, di conseguenza, rilevanti problemi di carattere organizzativo; oltre che un danno economico e relazionale nei confronti di clienti, fornitori, terzi interessati e degli stessi lavoratori.
Come già comunicato
Pernigotti – a causa della situazione di crisi che sta attraversando ha intenzione di esternalizzare le attività produttive del sito di Novi Ligure unicamente presso il territorio nazionale. Nel rispetto della storicità del brand e con l’obiettivo di mantenere la qualità distintiva dei propri prodotti.
Inoltre, si sta adoperando affinché il personale coinvolto – circa 100 lavoratori – possa essere ricollocato presso aziende operanti nel medesimo settore o terzisti durante il periodo di CIGS, nel pieno rispetto della procedura.
A tal fine, Pernigotti ha invitato i dipendenti, le RSU e le Organizzazioni Sindacali a cessare l’occupazione dello stabilimento produttivo. E a lasciare liberi gli accessi per permettere l’ingresso del personale e/o di terzi autorizzati.“