MILANO – Caffè-istituzione, cuore di vita milanese da due secoli fa parte dell’associazione Locali storici d’Italia. Nato a lato del Teatro La Scala, fu sede dei nobili Club dell’Unione e del Jockey Club; circolo di patrioti, nel 1848 fu tra i promotori dei moti delle Cinque Giornate contro l’Austria; splendido, era anche sala da ballo, centro di tutte le riunioni e trattenimenti serali.
Nel 1868, battè addirittura moneta. Lo hanno frequentato Speri, Cairoli, Mazzini, Garibaldi, Boito, Verga, Sabatino Lopez, Bacchelli. Esclusivo e raffinato, continua la sua tradizione di salotto meneghino sull’elegante via Montenapoleone. Ma il nome era già stato reso immortale da Ernest Hemingway che la cita in Addio alle Armi.
Il Caffè Cova è però citato anche in altri libri: “I Quarantanove Racconti – In un altro paese”, di Ernest Hemingway; “Quante Donne” di Enzo Biagi; “Le Cinque Giornate di Radetzky”, di Giorgio Ferrari; “Rosso Corallo” di Sveva Casati Modignani; “Storia della capitale morale da Bava Beccarsi alle Leghe” di Indro Montanelli e Mario Cervi e “Il piccolo albo dedicato ad Elisa” di Salvatore Di Giacomo
IL DETTAGLIO – Durante le Cinque Giornate di Milano, Antonio Cova fu nominato capo della barricata contro gli austriaci eretta davanti al suo Caffè Cova, che era all’angolo di piazza della Scala; una palla di fucile fischiò nel locale e rimase per anni in una specchiera.
LA VENDITA DELL’80% AI FRANCESI – Questa estate il colpi di scena. Bernard Arnault, il capo di Luis Vuitton e della Lvmh (nel 2012 un giro d’affari di 28,1 miliardi di euro) ha pagato 20 milioni in più di quanto aveva offerto Prada, per l’80% del caffè di via Montenapoleone. Lo storico proprietario Mario Faccioli non voleva vendere, e lo aveva detto più volte, nonostante un annuncio lo scorso inverno, ma da quando lo scettro è passato alle figlie Daniela e Paola, la transazione è arrivata subito.
E molto probabilmente passerà alla storia come uno dei caffè più cari della storia: a Bernard Arnault è costato quasi 33 milioni di euro acquisire la proprietà dello storico caffè-pasticceria Cova nel centro di Milano.
Le cifre, almeno secondo quanto ricostruito da ilmondo.it, sono contenute nell’atto di cessione quote dello scorso 26 giugno redatto nello studio milanese del notaio Renato Giacosa e che vedono da una parte il compratore Lvmh Italia, braccio operativo nel nostro paese del colosso del lusso francese di Arnault, e dall’altro la famiglia Faccioli in quanto titolare del 100% di Pasticceria Confetteria Cova, la srl oggetto della vendita, che detiene il 100% della operativa Cova.
La vecchia proprietà Le quote erano ripartite tra papà Mario Faccioli, la moglie Graziella Copeta e le figlie Daniela e Paola: queste ultime detenevano ciascuna il 50% per nominali 5.200 euro, gravate cadauna per 3.120 euro da diritto di usufrutto vitalizio a carico dei genitori. Lvmh ha pagato Daniela e Paola con 4,1 milioni ciascuna per parte della proprietà diretta (ceduta per 1.040 euro nominali), e con altri 12,3 milioni ciascuna la parte “mista” fra nuda proprietà e usufrutto: in totale, quindi, 32,8 milioni per l’80%.
Cioè 20 milioni in più di quanto aveva offerto Prada. Un affare straordinario per i Faccioli che rimangono comunque soci di minoranza di Arnault: Daniela e Paola, infatti, avranno ancora la proprietà diretta del 20%. Ma un affare anche alla luce dei numeri della società acquistata: Pasticceria Confetteria Cova ha un patrimonio netto di 2,8 milioni e il controllo di Cova Montenapoleone è in bilancio a 1,5 milioni. La società operativa nel’ultimo bilancio disponibile (2011) ha fatturato oltre 7 milioni, con un utile di circa 310mila euro.
Da ‘94 aveva già aperto a Hong Kong. Ma Cova, fin dagli Anni 90, ha già intrapreso la via dell’ internazionalizzazione. Con una pasticceria a Hong Kong, inaugurata nel 1994, e con prodotti a marchio Cova in vendita nei franchisee di Hong Kong, Tokyo e Shanghai, su navi da crociera e in alcuni locali storici italiani.
Attività familiari Stessa sorte di Fendi, Pucci e Bulgari Il gruppo Lvmh prosegue nella sua strategia di acquisizione di realtà familiari, mantenendo nel capitale e nel management delle società acquisite le famiglie fondatrici, così da tramandare la cultura d’impresa e da garantire una migliore crescita. È accaduto così negli ultimi anni per Fendi, con Carla Fendi e Silvia Venturini Fendi, per Emilio Pucci, con Laudomia Pucci e infine per Bulgari, con Francesco Trapani e i fratelli Paolo e Nicola Bulgari.
LA SCHEDA SINTETICA
Indirizzo: Via Montenapoleone 8, 20121 Milano (MI)
Telefono+39 02 76000578 – 76005599Fax+39 02 76013698
Website: www.pasticceriacova.it