MILANO – Parliamo spesso di Autogrill, sia come bar e punti di ristoro sia in termini finanziari o sindacali: la società Autogrill è un colosso. Per questo susciterà di sicuro interesse questo dichiarazione di odio totale, senza incertezze, nei confronti dei non luoghi per il ristoro in autostrada e in alcune città. Autogrill in generale, senza la a maiuscola. Senza distinzione alcuna. L’articolo – invettiva, a firma di Ilaria Puglia, è uscito sul sito parallelo quarantuno. Ve lo proponiamo.
di ILARIA PUGLIA
Io odio, durante i viaggi, fermarmi agli autogrill. È che io odio proprio gli autogrill. Li trovo tristi, uniformati, globalizzati, costosi, tetri, quanto più lontano dall’idea di viaggio che ho io. Perché per me il viaggio è soprattutto anarchia: se pure devo andare da Napoli a Trento per lavoro, per esempio, rivendico il mio libero arbitrio e la possibilità di scelta, la libertà, quando si fa ora di pranzo, di uscire dall’autostrada in prossimità di un paese dal nome ridente e suggestivo, e scegliere una bettola dove fermarmi a mangiare. E allora odio la sosta all’autogrill in nome della “funzionalità”.
Perché, d’improvviso, in mezzo al nulla autostradale, vedi un’orda di automobilisti indottrinati, tristi, monotoni, tutti conformati a un’idea spazio-temporale striminzita e noiosa, che fanno la fila nel posto dove, di lì a poco, faranno anche benzina e pipì, nella più bieca ripetizione dei gesti. Funzionale vuol dire riduttivo; anarchia fa il paio con la possibilità.
Io odio gli autogrill, li schifo per mano di legge. Perché, diciamocelo, ci volevano aprire lo stomaco, dopo chilometri e chilometri sotto il sole, con quei nomi invitanti: Camogli, Capri, Rustichella. E invece quei nomi si sono rivelati una farsa: senza gusto, di gomma, anzi, di plastica, con quella sottiletta che sembra finta, anzi, lo è.
Io odio gli autogrill e quelle file incredibili per un panino, una pizzetta, un caffè, o un bicchiere d’acqua. Io odio pagare dove vado a far pipì. Io odio anche i miei consimili, i clienti come me, che anche in questi tempi di crisi si mettono lì a fare la processione non per un caffè un panino e via, ma per un Gratta&Vinci o l’ultima offerta di olio extravergine toscano con la salama che più buona non ce n’è.
E non si capisce se gli autogrill sono una sosta breve giusto il tempo per una pipì e una rinfrescata o l’occasione per fare la scorta per la prossima carestia del 2014…
Io odio gli autogrill anche per il caffè, che ormai non sanno più come proportelo. L’ultimo nato si chiama “Brivido”, che sembra più una sala a luci rosse che un grande bar dove sorseggiare un espresso.
Sì, io odio gli autogrill. E insieme a loro, io odio mio marito quando, durante i viaggi, mi propone di fermarci a un autogrill, perché lo fa di default, sempre, anche se sa che io li odio, che sarei disposta a fare la fame piuttosto che sostare in uno di quei postacci.
L’ultima volta gliel’ho detto. Eravamo in viaggio, circa le 13. Ho cominciato a fargli presente che l’orario era quello buono. Vedevo passare davanti a me, sull’autostrada, paeselli medievali arroccati sulle montagne, nomi fascinosi che mi chiamavano come sirene e speravo, ad ogni uscita, che svoltasse alla ricerca del brivido del pranzo campestre. E invece no: imperterrito, lui andava avanti.
Alle 13,40 ho indossato la mia armatura più bella e gliel’ho chiesto: “Tesoro, dove intendi fermarti?”. Lui mi guarda sornione e dice: “Conosco un posto molto buono a pochi km”. Ora, mio marito per lavoro gira molto e conosce ovviamente un sacco di posti funzionali a un pranzo breve, veloce, economico, buono e sano. Insomma, già lo sapevo.
E così gli ho esternato il mio iodio chiedendogli di non azzardarsi a portarmi in uno di quei postacci. Lui ha fatto sì con la testa, nella migliore tradizione dei mariti che sono ormai assuefatti alle lamentele delle mogli rompiballe, che assecondano con buona pace del loro stomaco per non morire di collera ogni volta.
Ma io l’avevo capito, io ti conosco, mascherina. Lui esce a un autogrill e, mentre io imbraccio il fucile, mi fa: “Questi hanno una tavola calda da favola!”.
Allora non hai capito? Io li schifo gli autogrill, per mano di legge! Accosta a una pompa di benzina, che incendio tutto, poi, dopo, il posto dove andare a mangiare lo scelgo io…