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Carbonelli: «Vi spiego perché di Starbucks a Milano non avete capito niente»

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MILANO — Tra i numerosi commenti apparsi in questi ultimi giorni sulla Rostery milanese proponiamo questa lunga analisi nella quale Luca Carbonelli, consulente strategico di impresa e formatore, offre il suo punto di vista sulle strategie di Starbucks in Italia.

di Luca Carbonelli

Starbucks a Milano non è una semplice caffetteria Startbucks come quelle che abbiamo conosciuto viaggiando per il mondo, una di quelle in cui abbiamo imparato ad apprezzare i suoi prodotti di punta come il frappuccino o i muffin; Starbucks, a Milano, nella nostra Milano, ha aperto la prima roastery d’Europa targata USA. E per il mercato del caffè italiano è una benedizione.

Si tratta di una torrefazione, una fabbrica, uno stabilimento, una azienda vera e propria di produzione di caffè. Vi consiglio di cercare su google la differenza tra torrefazione e caffetteria.

Dal sito Starbucks di Milano partirà la distribuzione del caffè prodotto in loco e che sarà venduto e consumato nei vari punti Starbucks di tutta Europa.

La produzione

Nella sala principale di Starbucks di Piazza Cordusio è installata una tostatrice Scolari FIMT 60, con cui ogni ora è possibile tostare fino a 180 kg di caffè.

Dagli articoli di giornale apparsi online in questi giorni viene comunicato che l’ orario di apertura del locale al pubblico sarà dalle 06.00 alle 23.00, ma che la tostatrice sarà attiva h24.

Questo vuol dire che la torrefazione ha una capacità produttiva giornaliera di circa 4320 kg di caffè verde, che si tramuterà in circa 3450 kg di caffè tostato in grani, dei quali solo una piccola parte saranno trasformati e consumati coi vari sistemi di erogazione della bevanda all’interno del locale; la stragrande maggioranza saranno confezionati per esser spediti.

La distribuzione, il vero obiettivo di Schultz

Con l’apertura della torrefazione di Milano Starbucks si assicura, oltre che un centro di produzione del proprio caffè, un centro logistico in Europa per la distribuzione del proprio prodotto smistandoli verso i 2522 punti Starbucks in tutta Europa. Solo nel Regno Unito Starbucks conta 982 punti, in Germania 157, in Turchia, 428 punti, e via via come da grafico sottostante.

Questa operazione, che i più hanno banalmente considerato come l’apertura della prima caffetteria Starbucks in Italia, in realtà farà risparmiare al colosso americano una buona parte dei costi di trasporto del prodotto che sinora, oltre che ad essere prodotto nello stabilimento dei Paesi Bassi, arrivava dagli USA al nostro continente; voce, quella della distribuzione, che rappresentava, verosimilmente, nel bilancio annuale dell’azienda, uno dei costi maggiori.

Aggiornamento: come si può leggere da questo documento, nel 2008 il colosso Americano ha pensato ad una enorme operazione di riorganizzazione per tutta la supply chain, proprio in quanto i suoi manager si resero conto che i costi della logistica e della distribuzione del prodotto presso tutti i centri Starbucks nel mondo, iniziavano a diventare troppo importanti rispetto ai ricavi.

L’invasore Starbucks

Come abbiamo detto su, ogni giorno, nella sede di Milano, Starbucks avrà la capacità di produrre circa 3450 kg di caffè. Sapete quanti caffè espresso vengon fuori da 1 kg di caffè? Circa 120. Vuol dire che ogni giorno potrebbero esser consumate, in sede, circa 414mila caffè (limitiamoci all’espresso).

Ora, se fate due conti molto semplici e mi seguite nel ragionamento capiremo perché è Milano che deve ringraziare Starbucks per averla scelta come città fulcro di questo enorme investimento e non viceversa.

Infatti, Milano nel 2017 ha visto arrivare 8.4 milioni di turisti (in classifica è la prima città d’Italia per numero di turisti) . Questi, spalmati per 365 giorni, diventano circa 23mila al giorno.

Supponiamo che mediamente ogni persona consumi 3 caffè al giorno. Inverosimilmente, tutti i turisti presenti a Milano ogni giorno, da domani, sceglierebbero Starbucks per la loro pausa caffè.

Vorrebbe dire che con 69mila caffè al giorno Starbucks riuscirebbe a soddisfare tutta la richiesta di caffè dei turisti. E perché ha scelto, invece, di arrivare a produrne 414mila al giorno?

Resterebbero imbevuti 345mila caffè al giorno.

Avranno sbagliato i calcoli?

La lettura completa dell’articolo di Luca Carbonelli continua QUI

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