MILANO – Torniamo ad occuparci della Reserve Roastery di piazza Cordusio. Un fiume di articoli cui nessun giornale ha voluto sottrarsi a costo di collezionare errori. Così possiamo continuare la rassegna stampa iniziata a settembre con un articolo sull’inaugurazione ripreso da Il Sole 24 Ore, un giornale economico ma che è sempre molto attento alle eccellenze della ristorazione e del food.
L’articolo di presentazione di Starbucks è firmato da Luisanna Benfatto.
di Luisanna Benfatto
Dimenticatevi pantaloni sportivi e sneakers, beveroni e bicchieri di plastica. Qui l’abito è formale, le tazze vere e le atmosfere italiane.
Ecco lo Starbucks che non ti aspetti
Il luogo è quello giusto, siamo a Milano, in Piazza Cordusio al 3, in un palazzo d’epoca dove c’era l’ufficio centrale delle Poste a pochi metri dal Duomo.
Per accedere al nuovo tempio del caffè che italiano non è, bisogna passare attraverso una terrazza esterna arredata con gazebo e verzure.
Sulla sinistra prima della porta d’ingresso, una grande scultura che rappresenta una sirena (simbolo della catena) in marmo di Toscana realizzata dallo scultore Giovanni Balderi.
Italiano l’artista, italiano il materiale
All’interno del locale il pavimento di palladiana di marmo, la grande macchina tostatrice costruita a Cinisello Balsamo dall’azienda Scolari Engineering, il lungo bancone realizzato da un unico blocco di marmo Calacatta Macchi Vecchi di 30 tonnellate e il forno a legna di porfido giallo a taglio grezzo ci ricordano che siamo in Italia.
La roastery, dove si possono bere 115 bevande a base di caffè, pane pizzette e tiramisù di Princi, è un gigantesco inno al Made in Italy. Targato però Starbucks, la catena americana di coffee shop più famosa al mondo.
L’ha voluta mister Howard Schultz, l’inventore e ora chairmain emeritus. Che proprio a Milano negli anni Ottanta ha avuto l’idea di aprire dei bar in America sul nostro modello: “Durante il primo viaggio a Milano nel 1983 fui affascinato dal senso di comunità che trovai nei bar, il contatto umano così genuino tra i baristi e i clienti. Ora l’esperienza di questi 35 anni rodata in 3100 locali sparsi in 40 Paesi la riporto con rispetto, umiltà e affetto in Italia facendo un omaggio al vostro Paese e a Milano, città della moda e del design”.
Non la tipica caffetteria
Nei 2300 metri quadri del palazzo troverete dunque non una caffetteria standard, ma la Reserve Roastery, ovvero un locale pensato per il pubblico italiano ma che richiama le altre due dello stesso format a Seattle e Shanghai.
Uno spazio conviviale dove al centro c’è la grande macchina tostatrice in funzione 24 ore su 24 che spara, per mezzo di tubi in rame posti sul soffitto, il caffè Arabica di altissima qualità nei silos dei vari bar. Attorno tavoli e sedute per bere l’espresso, le tante specialità (Siphon, Cold Brew eccetera) o gustare il gelato e il sorbetto all’azoto liquido (in collaborazione con il gelataio torinese Alberto Marchetti).
Scooping bar e merchandising
Negli altri corner, l’angolo per piccola pasticceria e panificati sfornati dal maestro artigiano italiano Princi, che collabora con Starbucks dal 2016. E poi lo scooping bar, cioè la rivendita di chicchi di caffè appena tostato da portare a casa, e gli espositori con il merchandising di design: tazze griffate, caffettiere a caldo e a freddo da centinaia di euro per il cold brew e miscele speciali.
Al primo piano, in cima a una grande scalinata, il bar “Arriviamo” con salottino panoramico perfetto per l’aperitivo o un dopo cena dove vengono serviti i classici Spritz e Negroni, una selezione di vini di piccoli produttori, e una lista con un centinaio di cocktail speciali, pensati a Seattle, ma per un gusto italiano come “il Brera” (cold brew e bitter con una ciliegina luxardo, un’intepretazione del Manhattan analcolica).
Il menù e i prezzi per il rito di degustazione
Lo Starbucks Reserve versione premium non è per i teen. A loro verranno dedicati nuovi punti vendita, più standard, in varie zone di Milano dove trovare Frappuccino e bicchieri di plastica qui banditi, che apriranno entro la fine dell’anno (l’apertura del primo è ormai imminente; n.d.C.) con la collaborazione del partner licenziatario Percassi.
In Piazza Cordusio si va per degustare e fare un’esperienza sensoriale e narrativa del caffè. Il personale giovane e molto preparato (più di 3 mesi di training) spiega con dovizia le mille sfumature della bevanda proponendo di odorare, lappare e infine gustare l’infuso sentendone tutti gli aromi di cioccolato, caramello, gelsomino.
E perciò un espresso costa 1,80 euro, un cappuccino 4,50, una degustazione di Starbucks reserve preparati con due metodi di estrazione diversi ( Clover Brewer o pour-over) 14 euro. Prezzi altini anche per i cocktail, dai 12 ai 16 euro e per il vino, un bicchiere costa dagli 8 ai 18 euro.
Tu vuo’ fa’ ll’americano
La scena si chiude sui tram di Milano, a poche centinaia di metri c’è l’italianissima California Bakery, dietro l’angolo il Duomo. Insomma, noi facciamo gli americani, loro fanno gli italiani. C’è spazio per tutti nel futuro.
Luisanna Benfatto