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domenica 24 Novembre 2024
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Museo Lavazza e Museo Egizio: a Torino, caffetteria e cultura vanno insieme

Sempre più apprezzato il concept che vede il connubio di caffè e cultura, riproposta nell'inserimento di caffetterie all'interno dei poli museali: a Torino, questo format è diventato la prassi

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TORINO – Il capoluogo sabaudo è sempre stato particolarmente attivo dal punto di vista delle promozione della cultura, in ogni suo aspetto. Ultimamente, sono tanti nella città che hanno puntato sull’abbinamento del servizio di Caffetteria e cultura, considerando quindi i locali come parte integrante dell’esperienza artistica. Un esempio recente su tutti, è sicuramente il Museo Lavazza che, in questo senso, è quello che più si avvicina al concept straniero.

In ogni caso, i musei a Torino appartangono generalmente a due categorie: quelli che credono nel servizio di Caffetteria e quelli per cui, invece, non è fondamentale. La via di mezzo è rara, e triste: una macchinetta per snack e bibite.

Il primo gruppo va ancora suddiviso tra i bar-ristoranti con accesso libero, come alla Gam o ai Musei Reali, e quelli per i quali invece è indispensabile il ticket del museo, come a Palazzo Madama.

Sorprende, invece, constatare che tra chi non ha, o non ha più, una caffetteria di (buon) livello, ci sono i due principali musei della Città: quello del Cinema e della Mole, dove Eataly e Vergnano se ne sono andati un mese fa, lasciando i visitatori a bocca asciutta.

Oppure l’Egizio, dove il Roof Garden ha chiuso i battenti da tempo. C’è poi chi non ha (ancora) lo spazio caffè ma lo vorrebbe: «Sul “libro dei visitatori” nessuno l’ha richiesto e nemmeno in un questionario che proponiamo su come migliorare il museo è trapelata quest’esigenza» dice Gianluigi Mangiapane, assegnista di ricerca, del museo di antropologia e del museo Lombroso dell’Università.

Museo Lavazza, la condivisione del rito del caffè

L’azienda ha anche pensato a un ristorante indipendente, «Condividere», dove il caffè resta comunque il leit motiv. (tra i dolci c’è una nuvola di zucchero filato con polvere di caffè che richiama la forma della sede di via Bologna). Ma anche un servizio Caffetteria, che è incastonato all’interno del museo.

«Ci sono cinque “gallerie” che si concentrano su alcuni aspetti del mondo del caffè, l’ultima si chiama “Universo”. Inoltre, invita a trovare il proprio posto nell’esperienza Lavazza con alcune proiezioni multimediali.

Proprio in questo spazio, a conclusione del percorso quindi, c’è la caffetteria. Qui il visitatore può assaggiare una ricetta speciale di coffee design firmata dal Training Center Lavazza. Compresa nel biglietto».

InfiniTo, il Planetario di Torino con Museo dell’Astronomia e dello Spazio, a Pino Torinese

La Caffetteria ha un nome calzante, Star Coffe House, ed è stata affidata, attraverso un bando (tra l’altro appena rinnovato) a Patchanka. Una cooperativa sociale di Chieri che ha di recente potenziato l’aspetto dell’immagine investendo sulla vetrina, sempre più «spaziale».

Il valore aggiunto è il dialogo continuo con l’annesso Planetario

Non qualcosa di estraneo quindi, ma una sorta, anche qui, di prosecuzione naturale della visita. «Ci piace pensare che una volta raggiunte Pino Torinese e la nostra sede si possa rimanere anche tutto il giorno». Dicono dal museo. Da qui, l’apertura anche durante gli eventi serali e le cene a tema.

I Musei Reali

Qui si può entrare a prescindere dalla visita museale. Il bar ristorante è negli spazi dell’antico Servizio di Frutteria. Un gruppo di stanza che compare sin dal Settecento nelle fonti storiche come luogo deputato alla conservazione di porcellane pregiate. Dal 2015 è gestito da «Gerla 1927».

Il Museo Egizio

Non solo il Museo Lavazza serve caffè ai visitatori durante la loro esperienza culturale. A Torino, non si può certo evitare di passare al celebre Museo Egizio che, oltre le attrazioni del passato, adesso consente una rilassante pausa caffè tra una mummia e l’altra. O, per lo meno, era possibile farlo con un po’ di pazienza.

Trovare la caffetteria del Museo Egizio infatti, è un po’ complicato. In effetti, non è ben segnalata, fino a quando non ci si passa davanti, vicino alla tomba di Kha. Non si può accedere dall’esterno, senza avere pagato il biglietto.

Quando si arriva, tranne che per la vista mozzafiato su piazza Carignano, si rimane delusi. Una stanzetta con tredici posti a sedere in tutto, un armadio elettrico schermato da un tendone; un’offerta di panini e brioches a dir poco limitata. Insomma, niente a che vedere con le libagioni con cui venivano sepolti i faraoni. In questo spazio angusto non prende nemmeno il wi-fi.

Ma al Museo Egizio fino all’anno scorso c’era un bar diverso

Un locale di 350 metri quadrati su due piani, 150 posti a sedere, con tanto di magnifico terrazzo, il Roof Garden. «che offre piatti a km zero ed eccellenze del territorio», si legge sul comunicato dell’inaugurazione, nel 2015. Oggi però è tutto fermo.

E i rapporti con i gestori del bar si sono interrotti un po’ bruscamente. O comunque in anticipo, visto che il bando prevedeva la cessazione a fine 2018. Con il possibile rinnovo di altri due anni.

«Le valutazioni sui gestori del bar non erano pienamente soddisfacenti. – dice Paola Matossi, dell’ufficio stampa del Museo -. Noi di mestiere ci occupiamo di cultura, se appalti un servizio del genere, devi farlo con qualcuno che interpreti il tuo sentire, e non è stato così».

Il Museo ritiene «l’attuale caffetteria, che non è un posto dove fare pranzo ma una sobria pausa caffè, e che non è un punto di attrazione di per sé, sia più che sufficiente».

Anche all’estero, continua Matossi, «i caffè nei musei che funzionano sono quelli che attirano persone anche da fuori. Ma questo non è un business che conosciamo».

Di «parecchi problemi» parla anche Giuseppe Cirino

Uno dei responsabili del Gruppo Serenissima, un colosso da 7 mila dipendenti, che aveva l’appalto all’Egizio, ma ha lavorato anche ai Musei Vaticani e gestisce il Caffè al Muse di Trento.

«Abbiamo chiuso bonariamente il rapporto senza alcuna contestazione. Loro avevano le loro motivazioni, noi le nostre. Le abbiamo provate tutte per aumentare l’affluenza dei visitatori, ma avevamo tanti problemi. In primis la posizione sbagliata. Avevamo proposto di cambiarla ma le nostre richieste non hanno ottenuto i riscontri desiderati».

Al momento il Museo non è orientato a far ripartire il bar, fermo restando il punto caffè

E gli spazi, compreso il Roof Garden, che adesso non sono accessibili? «Stiamo pensando a una nuova destinazione – dice Matossi. – Ad esempio potremmo trasformarli in magazzini visitabili, in gallerie della cultura materiale dell’antico Egitto.

Esposizioni tematiche, magari temporanee, per aspetti complementari al percorso permanente. Decideremo nei prossimi mesi». Una nota positiva resta comunque la scelta etica per gli attuali gestori, Liberamensa.

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Niente sosta caffè o gelato per i tanti visitatori del Borgo Medievale al parco del Valentino. Ci sono soli distributori automatici di bibite e snack.

Il contratto triennale tra il titolare dell’ex pittoresco «Caffè del Borgo», Claudio Fantolino, e la Fondazione Torino Musei è scaduto il 31 marzo. In concomitanza con il ritorno del Borgo sotto l’egida del Comune. Da allora si attende la pubblicazione del nuovo bando per la gestione del bar.

Palazzo Madama

Immersi nelle atmosfere juvarriane (la Caffetteria è dedicata alla Duchessa Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours), il caffè a 1,50 euro. Stesso prezzo quindi di un croissant, è giustificato dalla location.

Si può fare anche pranzo con piatti come arrosto e vellutata e specialità piemontesi. Ma non è indipendente dal Museo. Il wi-fi ha qualche problema, ma in questo contesto si può mettere da parte il cellulare.

Museo dell’automobile

Tra un primo (a 6 euro) e un caffè (a 1), si può assistere alla simulazione di guida di un modellino. Il bar del Museo dell’Automobile, in stile nordico, si integra benissimo con l’esposizione, ma è aperto anche a chi viene da fuori e non visita il museo.

Ci sono tanti coperti e un’ampia area esterna, c’è pure il wi-fi. È gestito da Maria Antonietta De Fillipis. «A breve il Museo farà una gara per la gestione, chiedendo migliorie: parteciperemo».

Gam

Si pranza tra le formiche giganti dell’artista di Chicago, Erin Hayden, dipinte sui muri rosa shocking. Immersi quindi nell’arte (si chiama «Incontro» la pittura murale), nella caffetteria della Gam, che è anche tavola calda.

Il servizio è affidato al Catering.net di Lorenzo Casassa, che gestisce anche la Caffetteria del Regio, e in passato quella di Palazzo Madama. Si può entrare anche senza il biglietto della galleria.

Fondazione Sandretto

Si respira arte nella Caffetteria – progettata da Rudolf Stingel, nome di punta nel panorama internazionale dell’arte contemporanea – che dalle 19.30 diventa Trattoria Contemporanea.

Al primo piano, c’è il Ristorante, progettato e realizzato da Claudio Silvestrin. In cucina, Alessandro Mecca: propone piatti contemporanei e tradizionali. Pane, pasta fresca e dolci sono fatti in casa.

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