MILANO – Una piccola rivincita per i pubblici esercizi, di solito nel mirino delle recensioni positive o negative dei clienti armati di TripAdvisor. Il gioco di ruoli è invertito e, per una volta, sono i locali a poter giudicare la nota piattaforma. L’articolo che proponiamo è preso dal sito di sicilianpost.it, dove è apparso tempo fa, firmato da Francesco Raciti. La rivista digitale ha intervistato i titolari di alcuni esercizi di Catania. Per capire il loro punto di vista rispetto a questa forma evoluta del passaparola.
TripAdvisor sotto la lente dei proprietari
Questo sistema di recensione, dal punto di vista dell’utente risulta un servizio utilissimo e in gran parte efficace. Infatti garantisce vasta scelta e tante opinioni. Ma chi sta dall’altra parte, la vede allo stesso modo?
«Il sistema – secondo Massimo Magrì, proprietario dell’omonimo bar catanese – a fronte del potere che mette nelle mani degli utenti di danneggiare gravemente l’immagine di un’attività, non garantisce a quest’ultima altrettante tutele. Ad esempio, non è possibile rimuovere la propria attività».
Per Benito Santamaria, titolare della pizzeria Le Quinte. «sebbene Tripadvisor sia uno strumento indispensabile per chi viaggia e ricevere una buona recensione è una grande soddisfazione, quando si è bersaglio di critiche ingiuste e se ne richiede l’eliminazione, è la piattaforma ad avere l’ultima parola».
La pensa allo stesso modo Marco Celeschi, della pizzeria La Corte dei Medici. «nonostante il sito si impegni a rintracciare ed eliminare recensioni palesemente false o provenienti dalla concorrenza, di cui purtroppo siamo stati vittima, il grande volume di opinioni è la linfa vitale di Tripadvisor. Non è nel suo interesse agire in modo troppo energico».
Nuovi critici
Ma Tripadvisor, sebbene non perfetto, dà soltanto voce alle opinioni della gente. «Credo siamo di fronte all’ennesimo esempio di involuzione dell’utente medio. E’ infatti sempre meno empatico e disponibile al confronto diretto.
Mettersi al pc e scrivere un commento è molto più facile.» rileva Celeschi. «La critica costruttiva è quella fattami di presenza, immediatamente. Il cliente che si alza e mi dice cosa l’ha lasciato insoddisfatto mi rende un grande servizio. Ovvero, la possibilità di rimediare e farlo andare via contento. –
Gli fa eco Magrì – Nei commenti online, invece, riscontro una sorta di accanimento contro il ristoratore. Non ci si rende conto che siamo artigiani e un errore può capitare». Sarebbe ora che la tipologia di cliente che Santamaria definisce “il pignolo” si accorga che il suo click digitale avrà conseguenze molto reali per chi, con sacrificio e passione, lavora quotidianamente.