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venerdì 22 Novembre 2024
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Massimiliano Valenti, chief financial officer de La Marzocco, svela la sua attività

L'intervista all'associato Manageritalia Toscana e chief financial officer di La Marzocco. Ha parlato delle sfide odierne e future che deve affrontare in veste di direttore finanziario di una realtà internazionale, degli obiettivi manageriali e del suo legame con l'associazione

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MILANO – Riportiamo l’intervista pubblicata sul sito di Menageritalia, che ha come protagonista il Cfo, Chief financial officer de La Marzocco, Massimiliano Valenti. Una chiacchierata approfondita per osservare le sfide poste ad un professionista del suo calibro.

Massimiliano Valenti: cosa vuol dire oggi essere Cfo in un’azienda che esporta in un mercato sempre più mutevole e discontinuo?

“Il ruolo del CFO è diventato sempre più complesso negli ultimi anni. Sempre più numerose sono infatti le variabili da valutare e da tenere sotto controllo. Soprattutto se si opera in un contesto internazionale.

Il contesto macroeconomico mondiale ha sempre più rilevanza per tutte le imprese. Soprattutto poi su realtà come la nostra azienda che esporta circa il 97% del proprio fatturato in 100 paesi del mondo. ”

Quali i must da mettere in campo indipendentemente da azienda e settore?

“Credo che sia indispensabile un monitoraggio continuo e puntuale di dati e informazioni sia a livello globale sia di settore. È fondamentale inoltre un ERP aziendale che consenta una reportistica puntuale e dettagliata.

Reportistica che va comunque sempre integrata con contatti e colloqui molto frequenti con gli interlocutori sul campo che siano in grado di fornire un quadro qualitativo della situazione al di là dei numeri e dei report.  ”

Come può un CFO dare contributo e valore all’azienda?

“Il contributo del CFO in azienda è naturalmente quello che tutti conosciamo. Credo però che il CFO debba fare un ulteriore sforzo per cercare di far capire e condividere internamente all’azienda le logiche di pianificazione e quelle economiche/finanziarie.

Anche a chi, queste logiche, le conosce un po’ meno. Troppo spesso i report e i numeri sono considerati aridi e noiosi; visti come un nemico da affrontare piuttosto che come un valore aggiunto da condividere. ”

La sua è una esperienza variegata per metà marketing e poi nei conti. Quale il percorso vincente oggi e in futuro per un CFO?

“Dopo la Laurea in Economia a Firenze e l’MBA a Torino, ho lavorato per diversi anni nel commerciale e nel marketing. È stata un’esperienza estremamente interessante e formativa. Che mi è servita molto quando poi ho deciso di dedicarmi completamente ai numeri.

Si riescono così a comprendere in maniera più efficace e significativa le esigenze e le dinamiche che possono nascere sul mercato e con i clienti. Credo che avere prima la possibilità di fare esperienza in aree aziendali diverse sia fondamentale per un CFO. Non sempre è sufficiente guardare i numeri, bisogna anche cercare di capire perché e come si originano quei numeri. ”

Cosa fare per crescere professionalmente?

“Credo che sia fondamentale cercare di liberarsi dei vecchi parametri del CFO tutto ufficio, numeri e report. Oggi è necessario capire, confrontars;, viaggiare per toccare con mano le varie situazioni presenti sul mercato.

Così da comprendere dove e quando è necessario un cambiamento in modo da intraprendere azioni strategiche. Solo così si può acquisire una giusta visione delle cose e delle situazioni ed avere la sensibilità per interpretare e dare il giusto peso a quanto poi riscontrato con i numeri.

Inoltre, l’aspetto economico-finanziario è parte integrante dell’approccio alla Corporate Social Responsibility che tiene conto anche delle implicazioni sociali, etiche ed ambientali. Altrettanto importanti. ”

Lei è stato in svariati settori, quali punti di forza di business e manageriali ha colto qua e là?

“Ho avuto la fortuna di fare esperienze in varie aziende con diversa dimensione e struttura. Naturalmente nella grande azienda predomina l’aspetto organizzativo e di relazione.

Nella piccola azienda invece si guarda molto meno agli aspetti formali e molto di più a quelli sostanziali .C’è molta più autonomia e spazio per la creatività e le iniziative personali. Nella piccola azienda senti veramente che il tuo contributo può dare valore aggiunto all’organizzazione. ”

Da piccola bottega artigiana ad azienda industriale. Com’è vendere macchine per caffè in tutto il mondo?

“La Marzocco è un’azienda che è nata a Firenze nel 1927, sono già passati 91 anni. Ma, anche se oggi produciamo oltre 16.000 macchine all’anno, la nostra filosofia non è assolutamente cambiata.

Inostri prodotti sono realizzati a mano, uno per uno, dai nostri “artigiani”. E questo i nostri clienti lo percepiscono e lo apprezzano. Vendiamo i nostri prodotti in più di 100 paesi e siamo fieri di portare il nome di Firenze e dell’Italia in giro per il mondo.

La macchina è una commodity o un ingrediente indispensabile per un buon caffè?

“La macchina è sicuramente una delle componenti fondamentali anche se non è l’unica. Infatti, per ottenere un ottimo caffè, è necessario avere le famose cinque M.

Miscela, macinino, macchina, mano del barista e manutenzione. A queste componenti si aggiunge poi la qualità dell’acqua che, ad oggi, sta assumendo sempre maggiore importanza. ”

Dal punto di vista manageriale, Firenze e la sua regione come sono messi, che ambiente professionale c’è e come sfruttarlo?

“Firenze e la Toscana sono fantastici da ogni punto di vista ma purtroppo non ci sono molte realtà industriali strutturate. Chi vuole lavorare in azienda spesso è costretto a emigrare.

E’ quindi sempre abbastanza difficile costruire rapporti di collaborazione e conoscenza che possano poi durare nel tempo. Tutti noi che lavoriamo in Toscana, dovremmo impegnarci molto di più a sviluppare iniziative comuni e a scambiarci esperienze e competenze che potrebbero essere utili per tutti. ”

Com’è fare networking con vantaggi per sé e per l’azienda, magari anche divertendosi?

“Personalmente adoro fare networking, specialmente se questo viene fatto in maniera divertente e fuori dai soliti schemi fatti di convegni e workshop.

Dovremmo cercare di sviluppare sempre di più occasioni per relazioni ed incontri in cui scambiarsi esperienze e competenze. In cui anche dare ed avere consigli, punti di vista ed opinioni. Non solo sui massimi sistemi ma anche e soprattutto sull’operatività quotidiana. ”

Lei è associato Manageritalia Toscana: che rapporto e quali vantaggi ha?

“Sono associato Manageritalia Toscana ormai da molti anni. Ho sempre avuto un rapporto molto proficuo e cordiale con l’Associazione che mi ha spesso dato consigli e aiutato a gestire problemi e situazioni talvolta anche complicate.

Sono persone competenti e sempre disponibili. So di poter contare sul loro aiuto in caso di necessità anche solamente per una consulenza veloce od un consiglio telefonico.

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