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domenica 24 Novembre 2024
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Per Terra Madre a Torino 5.600 delegati tra cui attesi molti produttori di caffè

Al via la campagna di raccolta fondi per sostenere il diritto alla partecipazione dei delegati in arrivo nel capoluogo piemontese. Carlo Petrini: «Terra Madre si basa su un principio di pace e di bontà, in controtendenza con la cattiveria legittimata a cui assistiamo oggi». Prende anche forma il progetto dei “barachin” con cui 5000 torinesi e piemontesi condivideranno i piatti di Terra Madre Salone del Gusto

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TORINO — «La rete che ogni due anni si riunisce a Torino per Terra Madre Salone del Gusto si basa su un principio di pace e bontà, in controtendenza con la cattiveria legittimata a cui assistiamo oggi.

Mentre tutta l’Europa è impegnata a pensare ai modi per non far arrivare i migranti o per farli tornare a casa loro, noi vi chiediamo un aiuto per farli venire a Torino, per garantire quel diritto alla partecipazione a centinaia di delegati che non potrebbero altrimenti permettersi nemmeno di uscire dalla propria regione, perché il 40% di loro viene proprio dall’Africa».

Sono queste le parole che Carlo Petrini, fondatore e presidente di Slow Food, ha indirizzato al pubblico, ospite del teatro Le Musichall di Torino e del direttore artistico Arturo Brachetti, nella serata di lancio della campagna di raccolta fondi per coprire l’ultima parte dei costi di Terra Madre 2018.

L’organizzazione

Nella capitale piemontese dal 20 al 24 settembre 2018 arriveranno 5600 delegati da 140 paesi, tra cui vari paesi produttori di caffè. La filiera del caffè riveste un’importanza particolare in quanto coinvolge spesso all’origine coltivatori operanti in paesi in via di sviluppo, alle prese con le problematiche acute della sostenibilità e del mutamento climatico.

Tornando all’evento torinese verranno offerti in totale 28.650 pasti nella mensa allestita appositamente, 13.128 notti di ospitalità nelle 120 Città di Terra Madre coinvolte in tutto il Piemonte e numerosi altri servizi per garantire loro una partecipazione all’evento nelle condizioni ideali (dai transfer ai servizi di traduzione, dagli spazi per gli incontri alle bancarelle per quelli che, dai Paesi del Sud del mondo e in generale dalle zone più disagiate, verranno anche con i propri prodotti).

Il percorso fino al traguardo

«Sono solo 200 mila gli immaginari chilometri che separano Terra Madre Salone del Gusto dal raggiungimento del traguardo di questa dodicesima edizione. 200 mila come gli euro che mancano per completare questa meravigliosa avventura del progetto pensato per il 2018» ha annunciato Carla Coccolo, responsabile dell’organizzazione.

«Terra Madre Salone del Gusto non inizia e finisce a settembre durante i 5 giorni di evento: ogni euro con cui ciascuno di voi contribuirà si moltiplicherà quando i delegati torneranno a casa loro e condivideranno l’esperienza fatta a Torino, seminando speranza nelle loro comunità. Terra Madre genera anche orgoglio, perché oltre che raccontarsi, laddove possibile, potranno esporre e vendere ciò che producono, anche se il loro Paese non ha accordi commerciali con l’Unione Europea. Si tratta di un’occasione straordinaria per conoscere la biodiversità del mondo, possibile grazie all’accordo con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, il Laboratorio Chimico della Camera di Commercio Torino e il Ministero della Salute che, accertata la sicurezza alimentare dei prodotti, rilasciano apposite deroghe».

Le storie di Terra Madre

Le storie legate a Terra Madre che viaggiano nella rete e di bocca in bocca durante le conferenze di Torino, raccontano di persone che vivono sulla loro pelle il dramma del land grabbing e dell’ocean grabbing, le conseguenze del cambiamento climatico, che ogni giorno subiscono gli attacchi di chi combatte il loro attivismo, che nel loro piccolo riescono a lasciare un segno nel villaggio in cui vivono, se non addirittura nel loro Paese: «Nel 2004 quando abbiamo organizzato la prima edizione di Terra Madre ci avevano detto che molti delegati provenienti dai Paesi del Sud del mondo, una volta in Italia, sarebbero scappati.

Ma non è stato così perché la civiltà contadina ha la schiena dritta, torna a casa e condivide quello che ha visto e sentito, redistribuisce alla comunità. Quello che fanno i nostri delegati non ha di certo l’impatto di quel piano Marshall di cui tanto discute l’Europa per “aiutarli a casa loro”: la nostra è una piccola goccia che però garantisce a migliaia di persone la possibilità di produrre il proprio cibo in una terra a cui abbiamo tolto ogni cosa, e dunque genera ricadute molto più concrete di molti costosi e dannosi piani internazionali. Quanto fa la rete di Terra Madre lo dobbiamo a ragazzi che non aspettano gli aiuti dall’esterno, ma che ogni giorno compiono piccoli grandi gesti concreti. Dobbiamo tutti essere orgogliosi che questo progetto rivoluzionario sia nato a Torino» chiosa Petrini.

Un messaggio forte

Questa la storia di Muhamed Abdikadir, detto Mudane, responsabile della rete di Slow Food in Somalia e attualmente studente dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo: «Per tutti noi delegati africani, Terra Madre lancia un forte messaggio di risposta a un mondo che sta affrontando una crisi di valori dovuta alla povertà e al dilagare di razzismi, fondamentalismi e cattiva politica. Nel mondo quando si nomina la Somalia vengono in mente solo cattive notizie perché non c’è un governo centrale da diversi anni, la siccità è diffusa e molte persone muoiono ogni giorno di fame e per la guerra.

Tutti ci vedono come terroristi, banditi o, peggio ancora, fantasmi. Nessun giovane ha la possibilità di accedere a una borsa di studio, non ci sono ambasciate a cui chiedere i visti, per i quali è necessario andare a Nairobi o ad Addis Abeba. Ma chi ha i soldi per arrivare fin laggiù? E chi si assume la responsabilità di invitare un somalo a un evento internazionale?

Nel 2012 Terra Madre lo ha fatto e per me questa esperienza ha avuto un valore incredibile. Ma se non avessi partecipato, o non fossi tornato a casa dopo quella prima edizione, oggi non esisterebbe Terra Madre Somalia, una rete di 250 soci che ha creato 150 orti e lavora con 29 scuole elementari in tutto il Paese».

Ospitalità con il cuore aperto

C’è anche un’altra faccia della medaglia che è interessante analizzare, quella dell’ospitalità delle famiglie che accolgono a casa i delegati: «Per uno come me che veniva da un’area remota dell’Africa, non parlava italiano, di un’altra religione, che non aveva mai visto chi lo ospitava, era un salto nel buio» continua Mudane.

«Eppure mi hanno aperto il cuore, rendendomi parte della famiglia, trasmettendomi la loro gioia di conoscermi, facendomi assaggiare i migliori piatti piemontesi. Ma non sono né un ambasciatore né un diplomatico! Per questo voglio ringraziare chi crede in Terra Madre come modello di vita che può contaminare sempre più persone e non solo come un evento che dura cinque giorni».

“Terra Madre è anche casa nostra”

«A Cavallermaggiore, li aspettiamo di edizione in edizione. Alla mia porta vengono a bussare i miei concittadini ricordandomi che loro ci sono sempre per Terra Madre»; ha dichiarato il Sindaco Davide Sannazzaro. «La rete ci dà l’energia di andare controcorrente e insegna a noi Sindaci a guardarci intorno. E a capire che Terra Madre è anche a casa nostra, che dobbiamo aprire le porte anche a chi abbiamo vicino».

Per Carla Giacone che da diverse edizioni a Collegno ospita delegati dall’Etiopia, dal Messico e dall’Argentina «Terra Madre offre l’occasione di imparare e di arricchirsi non solo per chi viene ospitato. Ma anche per la famiglia che si mette in gioco, spinta dalla voglia di conoscersi a vicenda. Parlando di temi politici ma anche solo semplicemente condividendo i pasti e scambiandosi ricette. Abbiamo praticamente adottato la delegata argentina che è venuta il primo anno. Adesso vive a Padova, dove sta studiando, con il compagno. E a Natale sono sempre a casa nostra, siamo la loro seconda famiglia».

Il progetto del “barachin”

Il diritto alla partecipazione messo in pratica da Slow Food si completa quest’anno con una nuova rivoluzionaria idea. Che affonda le radici nella storia della Torino industriale solo di qualche decennio fa. È il progetto dei “barachin”, ovvero condividere un assaggio di Terra Madre Salone del Gusto con 5.000 persone. Che per vari motivi non potranno visitare la manifestazione. 5000 porzioni di cibo preparate dai migliori chef del Piemonte.

Ed è del presidente della Compagnia di San Paolo, Francesco Profumo, il primo e più significativo appoggio all’iniziativa. «La nostra è un’istituzione a cui piace seminare perché molte volte la parte più difficile di un nuovo progetto sono proprio i primi passi. Quando ancora non ne parlano tutti, quando nessuno ci crede. Ed è così che è nato il rapporto di reciproca fiducia con Terra Madre. Che sosteniamo fin dalla sua nascita. Terra Madre è una rete di comunità, un soggetto attivo nella società in cui noi crediamo molto. Ed è questo il motivo per cui, da quest’anno, la Compagnia di San Paolo adotta un altro grande progetto. Quello dei “barachin”, una rete di comunità informale che riteniamo debba essere sostenuta».

Le informazioni essenziali

Tutte le info su Terra Madre Salone del Gusto 2018 sono su www.slowfood.it.

Mentre questi sono i dati per sostenere il diritto alla partecipazione dei delegati provenienti dai Paesi del Sud del mondo e il progetto dei “barachin”:

Banca Prossima S.p.A.

IBAN: IT14 S 03359 01600 100000062126

COD. SWIFT: BCITITMX

Intestato a Slow Food Italia
Terra Madre Salone del Gusto è resa possibile grazie al contributo delle tantissime aziende. Che hanno creduto in questo progetto e che si stanno impegnando per rendere l’edizione 2018 la più bella di sempre. Citiamo qui gli Official partner: GL events, Iren, Lavazza, Lurisia, Parmigiano Reggiano, Pastificio Di Martino, Quality Beer Academy.

Con il sostegno di Compagnia di San Paolo, Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, Associazione delle fondazioni di origine bancaria del Piemonte.

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