MILANO – Gettiamo uno sguardo allo stato dell’arte del presente per disegnare un’ipotesi di futuro del mondo speciality, sempre più ricco e articolato e sempre più presente in tutto il mondo. L’occhio che guida l’esplorazione, è quello di una riconosciuta esperta: Cristina caroli, coordinatrice Sca Italy. Ringraziamo Caroli che condivide con i lettori la sua interessante analisi delle gare del Campionato Mondiale Baristi 2018.
La Coordinatrice Sca Italy, riporta le tendenze che sono emerse durante la sua partecipazione alle competizioni mondiali. L’intervento è suddiviso in due parti, per garantire un maggiore approfondimento di questa esperienza.
Il Campione 2018 ….. è donna!
Il Campionato è stato vinto da una donna. Dopo ben venti anni e altrettante edizioni, la vetta è stata conquistata dalla talentuosa polacca Agnieszka Rojewska (Aga, per gli amici). Questo è il primo importante aspetto su cui si sofferma la Coordinatrice.
In un anno in cui nella giornata internazionale del caffè del 1° ottobre sarà protagonista la figura femminile, abbiamo avuto la prima Campionessa Mondiale Baristi. Una giovane che si è distinta per la grande personalità e bravura on stage. La sua gara riporta al proprio interno alcuni degli elementi distintivi di questo Campionato.
Agnieszka è l’esempio per tutte le bariste
Per tutte le ragazze che desiderano costruirsi una carriera nell’ambito del mondo specialty. Estrema caparbietà, grande resistenza psicofisica; presenza continua a challenge e throwdown, la voglia della sfida, della competizione.
Sia per fare attivamente parte della community e stringere amicizie professionali; sia per mettersi continuamente alla prova e osservare tecniche di potenziali rivali.
Una donna tutt’altro che compiacente
Che sfugge agli stereotipi di genere e impone se stessa. Molto intraprendente ed estremamente dedicata al proprio lavoro. Conta sulle proprie skills professionali, una solida cultura personale e un team di ferro, di grande spessore.
Un traguardo importante
Molto atteso dalle tante professioniste del mondo del caffè, che sottolinea ancora una volta la parità dei ruoli in campo professionale anche nel mondo del caffè.
Il barista dal volto umano soppianta il tecnico di laboratorio: empatia è la parola d’ordine.
Ritorna in primo piano il/la barista
Basta con il barista tecnico di laboratorio. On stage abbiamo visto certamente baristi di grande competenza e perfettamente edotti dei processi di lavorazione. Così come delle reazioni chimico – fisiche dei prodotti. Ma non abbiamo visto apparecchiature costosissime o procedimenti non ripetibili.
Abbattitori di temperatura, sifoni, utilizzo intelligente di strumenti tecnici alla portata
Come la interessantissima pedana vibrante per la distribuzione del particolato presentata da Davide Cavaglieri. Tutti ingredienti che hanno arricchito di una piacevole ventata innovativa replicabile le performances.
Fornendo interessanti spunti di crescita ai baristi che vorranno vedere le gare per trarne ispirazione. Sono tutte disponibili su Facebook World Barista Championship.
Ma ciò che è risultata vincente è la figura del barista
Con la sua competenza tecnica di interpretare il prodotto, ma, soprattutto lo spessore culturale e umano. Per raccontare una storia al cliente; coinvolgendolo in un vero e proprio percorso di fidelizzazione e crescita sensoriale.
Piacevole eloquenza, accoglienza di alto livello, personalizzazioni
Molto utilizzate quest’anno infatti le configurazioni differenziate dello stage di gara. Con disposizioni inconsuete dei tavoli, che consentivano ai concorrenti interagire con i giudici con lo sguardo durante il processo di macinatura; o che creavano dei veri e propri corner modello American Bar.
Forte empatia e coinvolgimento al primo posto
Negli speech di gara, grande padronanza di spazi e movimenti, apparecchiature semplici e raffinate. Interessanti poi, alcune suppellettili mobili utilizzate dai concorrenti per creare arredi personalizzati che nascondevano i tavoli di gara e creavano uno spazio più rilassante e personale. (1 – continua)