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A Londra la fantasia torna al potere e sfida i giganti mondiali della caffetteria

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MILANO — A Londra, le caffetterie third wave partono alla riscossa contro lo strapotere delle grandi catene e dei marchi globali contrapponendo tradizione, fantasia e atipicità ai format standardizzati.

Il fenomeno è descritto in un interessante contributo pubblicato nel blog di Enrico Franceschini sul sito di Repubblica. Ve lo proponiamo di seguito.

Ricevo da Raffaele Redi, giovane giornalista free-lance italiano a Londra:

Angeli, cavalli scolpiti in argilla, volti noti e comuni e ancora, storie destinate ai cartoon. No, non si tratta dell’ennesima galleria londinese, ma di un semplice bar. L’arte del caffè mista al dipinto, alla scultura, all’arte in se e per se.

‘Bar creativi’, ma non solo. E’ questo il nuovo trend tutto londinese destinato a contrastare le grandi catene. Ed è così che la Londra ingentilita da miliardi di investimenti esteri riscopre la tradizione, il classico, il rustico.

Prezzi alla portata di qualunque tasca e un clima dal gusto retrò sono la chiave per la rinascita di caffetterie, ma anche librerie e botteghe non associate ai grandi marchi.

Ancora difficile imbeccarle tra le vie del centro, ma la creatività sembra farsi sempre più largo in una Londra ormai standardizzata da decine di marchi noti in tutto il globo.

Stanchi del prodotto standard

“La gente comincia a essere stanca del prodotto standard e comincia a cercare luoghi e spazi diversi con gli artisti sempre più a caccia di luoghi che diano loro inspirazione,” afferma George Neris, gestore dell’Artfix coffee shop, il primo bar creativo a Londra. Pochi altri sono ora in attività, ma il trend è destinato a una sicura crescita nei prossimi anni.

A testimoniarlo, un esperimento della maggiore catena inglese di librerie, Waterstones.

Reduce da grosse difficoltà economiche, la compagnia ha infatti deciso di eliminare il proprio marchio dall’insegne di alcune sue librerie sparse nel Regno Unito. Rendendole di fatto, agli occhi dei clienti, piccole attività indipendenti. Un espediente che sembra aver sortito successo.

Indipendenti in ripresa

Oltre la Manica, gli indipendenti, secondo le più recenti statistiche, dopo anni di tracollo tornano infatti a registrare se non un numero positivo di aperture in alcuni settori, quanto meno un pareggio di bilancio, per così dire, tra attività che chiudono e nuovi innesti.

In media la vita di un indipendente in Gran Bretagna è appena tre anni, ma la nuova chiave creativistica, il ritorno alla naturalezza e al classico, sembrerebbe aver invertito un trend da troppi anni alle prese con numeri sempre più irrisori al confronto delle migliaia di presenze sul territorio nazionale registrate anni fa.

Spazi creativi nella metropolitana

La stessa Yamaha ha da poco lanciato i propri ‘spazi creativi’ con l’allestimento di un pianoforte in alcune stazioni metropolitane londinesi (Tottenham Court Road e Canary Wharf ad oggi), aperto a chiunque. A lanciare l’iniziativa #platform88, tra gli altri, il famoso musicista, Jools Holland: “Ovunque ci sia questo mio amico, l’atmosfera è totalmente diversa. Dinanzi ad un piano, tutto può avvenire,” ha dichiarato.

Che accada poi che il suono del viaggiatore di turno fermatosi a destreggiarsi col pianoforte si confonda o addirittura si scontri con quello degli artisti di strada è storia un po’ diversa, segno che anche nella Londra snella e informatizzata, la burocrazia ha i suoi garbugli.

Resta, a ogni modo, l’opportunità per i pendolari di un viaggio più lieto e la possibilità per chiunque di suonare uno strumento altrimenti alla portata di pochi, col pianoforte che verrà inoltre donato in beneficenza al termine dell’esperimento.

“Penso ci sia la possibilità che almeno venti persone al giorno si possano fermare a suonarlo liberamente, grazie a questa iniziativa,” ha dichiarato Holland, noto per i suoi duetti con Amy Winehouse, Norah Jones, Jamiroquai e tantissimi altri esponenti del pop-rock.

Mete alternative

Molti di più sono invece gli artisti che ogni mese popolano l’Artfix café in Woolwich Arsenal, e altri caffè come l’Art4Fun in Wet Hand Lane o l’Husk Coffee in Limehouse, vere e proprie gemme per turisti che a Londra amano tenersi fuori dalle rotte commerciali.

Tra tanta arte, anche il caffè versione anglosassone sembra così più dolce mentre si è intenti ad ammirare artisti alle prese con le proprie opere.

Seduti al proprio tavolino, armati di tavolozze, pennelli, creta e la classica tazza di the, realizzano così i propri lavori che poi venderanno a privati o a chiunque sia interessato, con la ‘Onlus’ che gestisce la caffetteria, a incassare una simbolica percentuale sull’incasso. Per gli artisti occasionali o semplicemente di passaggio, nessun obbligo invece, se non quello della semplice consumazione.

“Come ti sembra Frank?” Dopo il mio caffè, rigorosamente espresso, prima di rimettermi in cammino, John mi domanda un’impressione sul cavallo che sta scolpendo. Un cavallo destinato, di lì a poco, a cavalcare per la gloria quale parte della sceneggiatura di un nuovo film. Anche Lucia mi chiede del suo angelo “pensieroso”. Le suggerisco qualche accorgimento al volto. Lo venderà poco dopo ad una passante per 60 sterline.

Raffaele Redi

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