PARIGI – Uno dei simboli della capitale francese sono sicuramente i bistrot parigini. Dei luoghi che hanno ospitato diverse figure storiche, tra scrittori e artisti.
Sono senza dubbio degli spazi che vanno oltre il semplice servizio di ristorazione. Quasi dei pezzi di storia europea.
Ma sono degni della candidatura a Patrimonio immateriale dell’Unesco?
Bistrot parigini candidati
La proposta è stata lanciata qualche giorno fa da una coalizione di proprietari, sindacati e organizzazioni commerciali. Un’iniziativa nata dalla volontà di preservare l’autenticità dagli scherzetti della globalizzazione?
Se lo è chiesto Claire Mufson con un articolo sul New York Times sollevando diverse perplessità. Sia sull’importanza del riconoscimento, che sul reale motivo della richiesta, che non sarebbe tanto incoraggiare lo studio della storia dei bistrot francesi, quanto promuoverne il turismo.
Ma i fautori del sì alla candidatura la vedono diversamente
Per loro i bistrot parigini, “da secoli sono luoghi in cui si mescolano persone di diverse etnie, professioni e classi sociali. Non solo per bere un caffè o sfogliare un giornale.
Sono soprattutto angoli per dibattiti robusti, uffici per sigillare affari; luoghi per corteggiare la donna di una vita intera o di una sola sera”.
I bistrot parigini, sopravvissuti al terrore
Ma i bistrot –che oggi rappresentano solo il 14% dei punti di ristoro della capitale francese– sono anche quelli crivellati dall’Isis.
Attaccati in quanto simboli della cultura francese, non hanno spento la luce davanti al terrorismo, tornando sold out 24 ore dopo dopo gli attentati del 2015.
Forse basterebbe questo per proclamarli Patrimonio immateriale dell’Umanità.