MILANO – Il mondo del dolce e la comunicazione, dallo storytelling alle immagini fotografiche. Due universi, dicono senza ombra di dubbio gli esperti, che non possono più fare a meno l’uno dell’altro.
“Se il prodotto non è comunicato adeguatamente, è come non farlo” dice addirittura il re dei pasticcieri italiani, Iginio Massari, che dal palco di World Pastry Stars ha aggiunto: “I pasticcieri vendono dei sogni”, e i sogni vanno raccontati.
Perché il dolce è un prodotto, più di altri, particolarmente legato all’emozione e ai ricordi dell’infanzia. Insomma, se il mondo del Pastry cambia i connotati, evolvendosi, la stessa cosa avviene per la sua rappresentazione. Complice il cambiamento dei canoni estetici e l’arrivo di web e social.
Se il panettone diventa un must
Un po’ quello che ha fatto Roy Shvartzapel, From Roy – San Francisco. Che dopo aver imparato l’arte del panettone proprio dalle mani di Massari, ne ha fatto un caso di successo negli Usa.
“Tutto è rimasto all’insegna dell’artigianalità, ma le vendite avvengono esclusivamente online”.
Merito di un prodotto e di un brand che si identifica con lo stesso Shvartzapel, autore in prima persona di un narrazione che ha fatto del suo panettone un must in tutti gli States, in attesa del prossimo passo che prevede addirittura lo sbarco nella Penisola.
Creare un brand da esportazione
Un brand da esportazione è invece Bubò, la creazione di Carles Mampel che da Barcellona è approdato in Giappone, passando dal Kuwait, da Abu Dhabi e da Dubai.
“Creare un brand da esportazione significa avere: coerenza, immagine, comunicazione, gamma prodotti. Per farlo, serve il bisogno continuo di differenziarsi. Anche perché quella che oggi viene percepita come tradizione, quaranta o cinquant’anni fa era arrivata come innovazione”.
Conta anche la provenienza della materia prima
Ma le nuove forme che la comunicazione del dolce assume passano anche dal racconto della provenienza della materia prima. “Se l’ingrediente è buono il 50% è fatto, poi se siamo bravi a spiegarlo arriva anche il resto” assicura infatti Guido Castagna, Cioccolateria di Guido Castagna – Torino.
Che della scelta di un linguaggio coerente con il valore artigianale e la qualità del prodotto, ha fatto la sua bandiera.
Prima con la case history della nuova vita data a un prodotto antico come il gianduiotto, ottenuto attraverso un metodo innovativo di lavorazione della nocciola Piemonte; e poi creando, e raccontandolo, il “Metodo Naturale Guido Castagna” per produrre un cioccolato sostenibile, capace di seguire il ritmo lento della natura, rispettandola.
“La comunicazione è stata obbligatoria in questo caso. Non solo il prodotto e le sue caratteristiche quindi, ma un’immagine coordinata, il restyling del logo, il gioco sui colori (un gusto per tutta la scala cromatica), le scatole tutte rigorosamente made in Italy”.
Per non parlare, ovviamente, di tutto quanto passa attraverso le trasmissioni televisive, I social media, il sito web e i libri che il pasticcerie piemontese non si stanca di produrre.