MILANO – Google sostituisce At&t come fornitore del servizio di accesso Internet su wifi nei caffè Starbucks degli Stati Uniti. E, fa sapere Google, adesso i clienti dei noti coffee shop potranno navigare, oltre che gratis, molto più velocemente.
At&t: Big G sostituirà la rete wifi in oltre 7.000 punti vendita Starbucks in tutti gli Usa
Questo secondo quanto annunciato da Google stessa. Occorreranno 18 mesi per la sostituzione, a partire dal mese prossimo.
Una volta effettuato il passaggio, gli utenti dei caffè Starbucks potranno navigare a velocità fino a dieci volte superiori a quelle consentite da At&t;
sui mercati che Google ha già cablato con la fibra le velocità del wifi di Starbucks saranno anche fino a 100 volte maggiori.
At&t è stato il fornitore della connessione Internet per i negozi Starbucks per anni
Ma secondo gli utenti la rete non sempre era affidabile. Inoltre, inizialmente era possibile connettersi gratuitamente solo se clienti At&t. – quindi se si aveva uno smartphone col suo piano tariffario; successivamente la telco ha aperto l’accesso gratuito a tutti gli utenti.
At&t ha commentato la notizia indicando che “Starbucks continua ad essere un importante cliente”
Il carrier fornisce alla catena di coffee shop ancora una serie di servizi sulla sua rete Lte. Inoltre, ha detto di aver offerto a sua volta a Starbucks un miglioramento della velocità di connessione. “la scelta di rivolgersi a Google deve essere dipesa da altri fattori”.
Il wifi fornito da Google a Starbucks continuerà ad essere gratuito. “Google investe da tempo in progetti volti a rendere l’accesso Internet più veloce, più affidabile e meno costoso”, ha indicato l’azienda di Mountain View. “La connessione Internet gratuita agli Starbucks è diventata una parte importante nella vita di molte persone negli ultimi anni; aiuta gli studenti che si fermano in questi coffee shop a fare i compiti dopo la scuola. Ha anche dato supporto a molti quartieri e città, come dopo l’Uragano Sandy, permettendo di restare connessi con il resto del mondo”.
Fonte: Corriere delle Comunicazioni