MILANO — Da alcuni decenni le coltivazioni di caffè tradizionali sotto una copertura forestale diversificata sono in forte regressione. Malgrado i cambiamenti climatici e la necessità evidente di proteggere le foreste, l’industria sta privilegiando nuove varietà botaniche in grado di crescere in pieno sole.
Le monocolture prendono quindi il posto delle piantagioni “d’ombra”. Il caffè, che prima dava rifugio a numerose specie minacciate dalla deforestazione, diventa paradossalmente un importante fattore di distruzione della biodiversità.
Bird friendly: il caffè attento alla fauna
Pressoché sconosciuta nel nostro Paese, la certificazione bird friendly è fra le appellazioni di caffè che offrono più garanzie al consumatore dal punto di vista ambientale.
È stata creata negli Stati Uniti dallo Smithsonian migratory bird center allo scopo di proteggere l’habitat degli uccelli migratori. I suoi criteri di certificazione sono basati su anni di ricerca scientifica.
Robert Rice, geografo e ricercatore dell’istituto, dove lavora dal 1995
Le sue ricerche sono dedicate all’impatto ambientale e sociale dei sistemi di produzione agricoli. Sono particolarmente incentrate sulla sostenibilità del caffè e l’habitat degli uccelli migratori.
Noto come “la voce degli uccelli” dell’industria del caffè, ha fondato la certificazione “amica degli uccelli” alla fine degli anni ‘90. Insieme al collega ornitologo Russel Greenberg.
Qual è l’impatto ambientale delle monocolture di caffè in pieno sole?
“Tradizionalmente il caffè cresce sotto una copertura forestale diversificata. Queste piantagioni “d’ombra” offrono un importante habitat di sostituzione per la fauna e per la flora. Ma, da trenta, quarant’anni, il caffè viene coltivato in misura crescente in monoculture in pieno sole. Con l’ausilio di un arsenale di prodotti chimici inquinanti.
La deforestazione e l’incremento di sostanze agrochimiche utilizzate per produrre di più e per compensare la rottura dell’ecosistema hanno un grave impatto sulla biodiversità e sulle falde acquifere.”
Le vostre ricerche si concentrano sugli uccelli migratori. La loro popolazione è molto declinata?
“Quando, allo scopo d’incrementare il raccolto, la foresta è rimossa per coltivare il caffè in pieno sole o quando un sistema agroforestale viene modificato per far posto alle monocolture di caffè, gli uccelli migratori che, anno dopo anno, hanno frequentato quest’area si trovano enormemente esposti.
L’habitat di cui godevano non esiste più. Devono perciò trovarsi un rifugio, del cibo e sono particolarmente vulnerabili ai predatori. Noi crediamo che l’eliminazione della copertura forestale nelle piantagioni di caffè sia almeno parzialmente responsabile del grave declino di molte specie di uccelli migratori e stanziali.
Ma le nostre ricerche si concentrano sugli uccelli migratori che viaggiano, ogni anno, fra l’America latina e quella del Nord. Le popolazioni di diversi passeracei neotropicali sono diminuite del 50, 70… persino del 92%.
Il nostro obiettivo è aumentare la quantità di habitat protetto attraverso la certificazione di un numero crescente di aree di produzione del caffè.
Quali sono i principali criteri di certificazione del caffè bird friendly?
Sulla base di migliaia di osservazioni scientifiche realizzate in Messico, Guatemala e Perù, abbiamo sviluppato un insieme di parametri biofisici che consentono d’identificare un buon habitat per gli uccelli migratori.
La coltivazione deve essere esente da prodotti chimici e ottenere una certificazione biologica. L’altezza della canopea (porzione superiore di una comunità di alberi, ndr) deve raggiungere almeno i 12 metri.
Ci devono essere inoltre più di dieci essenze diverse di alberi, senza includere grandi piante erbacee come il banano. Spesso, nelle coltivazioni di caffè, un albero domina le altre specie in quanto l’uomo considera più facile prendersene cura e potarlo.
Ma i contadini, che spesso sono abbastanza poveri, piantano anche altri alberi che forniscono un certo numero di prodotti non legati al caffè.
Anche la densità delle foglie è importante in quanto offre rifugio agli uccelli, fornisce un maggior numero di germogli e attira gli insetti.
Abbiamo stimato che la copertura fogliare deve essere in ogni momento di almeno il 40%. Inoltre, il sistema agroforestale deve presentare un profilo diversificato, una struttura caratterizzata da almeno tre strati di foglie. In modo da poter accogliere specie di uccelli che frequentano livelli diversi. Ci sono anche altri criteri, si tratta solo di una breve panoramica.”
La presenza degli uccelli può generare dei benefici anche per i coltivatori di caffè?
“Grazie al lavoro svolto da molti ornitologi, sappiamo ormai che gli uccelli sono degli importanti agenti di biocontrollo. Per esempio, la broca del caffè è considerata uno dei peggiori parassiti.
Si tratta di un piccolo coleottero che pratica un forellino nelle bacche di caffè per deporvi le uova. Quando una piantagione ne è infestata, gli agricoltori hanno un bel problema.
Dei colleghi che fanno ricerca in Giamaica, hanno scoperto che gli uccelli possono controllare efficacemente queste infestazioni. In particolare, tre parulidi migratori sarebbero responsabili di quasi il 50% della predazione.
Hanno inoltre calcolato che gli agricoltori possono risparmiare centinaia di dollari per ettaro solo grazie all’azione di biocontrollo esercitata dagli uccelli.
E questo significa anche non dover acquistare insetticidi che poi inquinano l’ambiente. C’è un insetticida, in particolare, che è stato utilizzato storicamente nelle piantagioni di caffè.
Si chiama Endosulfan ed è molto tossico, per cui se si può evitare di usarlo, tanto meglio. Inoltre, le ricerche che abbiamo condotto in Guatemala dimostrano che gli uccelli sono anche degli importanti consumatori di lepidotteri, si nutrono per esempio di alcuni bruchi che possono defogliare le piante di caffè.
Le coltivazioni di caffè “bird friendly” possono offrire un habitat adeguato anche per i mammiferi?
Ho una studentessa di post dottorato che ha lavorato con me due anni, svolgendo ricerche in Messico, per rispondere a questa domanda.
Un confronto fra vari tipi di coltivazione ha permesso di dimostrare che le coltivazioni che soddisfano i nostri criteri supportano effettivamente una maggiore diversità di mammiferi.”
Quali sono le ricerche attualmente in corso?
“Abbiamo lavorato molto finora, eppure ci sono tante cose che ancora non conosciamo. Per esempio, per anni abbiamo detto che la copertura forestale è importante per gli uccelli; tuttavia non sappiamo quali alberi, fra quelli usati per fare ombra, siano più utili agli uccelli.
Con un collega entomologo stiamo studiando le specifiche associazioni fra alberi e insetti. Alcune essenze attraggono una maggiore diversità d’insetti, offrendo agli uccelli una più ampia scelta.
Un’altra ricerca dovrà valutare l’importanza della presenza di aree di foresta naturale nei pressi di coltivazioni “ bird friendly ”. Possiamo supporre che queste coltivazioni attraggano un maggior numero di specie di uccelli rispetto a quelle che si trovano, come isole, in un territorio privo di foreste naturali. Si tratta tuttavia di un’ipotesi che dovrà essere verificata.”
Le coltivazioni di caffè e di cacao sono simili dal punto di vista dell’impatto sulla biodiversità.
Lo Smithsonian migratory bird center sta preparando una nuova certificazione per il cacao?
“Nel corso degli anni ci hanno chiesto spesso se avremmo sviluppato dei criteri di certificazione anche per il cacao. Ma eravamo impegnati a mettere a punto il programma del caffè e a far in modo che tutto funzionasse a dovere.
Vent’anni dopo stiamo ottenendo buoni risultati, anche se abbiamo bisogno d’incrementare la richiesta di caffè bird friendly. Sentiamo di poter iniziare a prendere in considerazione altre colture e quella del cacao è probabilmente la scelta più logica.
Non penso che i parametri che abbiamo sviluppato per il caffè possano essere applicati esattamente al cacao, che viene coltivato a una più bassa altitudine e in un ecosistema diverso. Alcuni degli alberi usati per fare ombra sono poi molto diversi.
Occorrerà svolgere un po’ di ricerca e sviluppare dei criteri specifici. Anche se personalmente prevedo che saranno abbastanza simili.
Ci sono anche altre colture che stiamo valutando. Per esempio siamo stati contattati da alcuni viticoltori della California, dove esiste un’importante produzione di vino.
Ci hanno chiesto di aiutarli a identificare dei criteri per creare dei vigneti “ bird friendly ”. Crediamo, in effetti, che si potrebbe sviluppare qualcosa.
In questo caso, naturalmente, non si tratterebbe di prendere in considerazione parametri legati all’ombra, ma di come i vigneti vengono gestiti. Magari nell’intervallo di tempo che intercorre fra lo sviluppo dei grappoli, oppure lungo i filari o ancora della presenza di porzioni di bosco protetto sulla proprietà o nelle sue vicinanze.
Il riso è un’ulteriore possibilità. Quando vengono allagati, i campi di riso possono diventare degli importanti luoghi di sosta per gli uccelli migratori acquatici. Pertanto, se fossero gestiti adeguatamente, potrebbero diventare un miglior habitat.”
Annalisa D’Orsi