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domenica 24 Novembre 2024
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POLITICA – In Bulgaria la protesta del caffè contro il re dei media è giunta al 44° giorno

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MILANO – E’ oggi al suo 44esimo giorno il sit-in antigovernativo che richiede le dimissioni del primo ministro. In piazza centinaia di persone, e un ‘muro della vergogna‘ realizzato anche con tazzine. Cinque settimane di manifestazioni contro il governo passate praticamente sotto silenzio generale.

Tazzine di caffè in segno di protesta

La protesta, che dura ormai da quasi un mese e mezzo, chiede le dimissioni del primo ministro Plamen Oresharski: centinaia di persone si riuniscono quotidianamente davanti al Parlamento, protestando contro quella che hanno definito l'”oligarchia” al potere.

Perché il caffè

La manifestazione è anche chiamata la protesta del caffè. Assediato dai manifestanti e protagonista di alcune tensioni la scorsa settimana, il Parlamento ha assistito ad una vera e propria spianata di stand; nei quali è stato servito gratuitamente del caffè ai passanti. Offerto in tazzine di plastica, queste sono successivamente state firmate e raccolte per riciclarle; ma anche per avere un’idea sommaria del numero di partecipanti.

In piazza è stata allestita un’opera d’arte temporanea: si tratta di un “muro della vergogna”, cui sono state aggiunte alcune tazze di caffè. Un’idea, quella del soprannome della manifestazione dovuta al fatto che spesso chi protesta paga la sua bevanda. Il ricavato viene devoluto alla mensa dei poveri del monastero di San Giorgio, nel quartiere di Darvenitsa.

Perché la protesta contro il re dei media

L’appuntamento è per questa sera alle 18h30, come ogni giorno. Fra le ragioni del malcontento, la nomina di un discusso imprenditore dei mezzi di comunicazione alla guida dell’Agenzia per la sicurezza nazionale. Benché revocata, l’episodio è stato alla base delle difficoltà. Dopo la caduta del governo conservatore di Boïko Borissov l’inverno scorso, i manifestanti chiedono con insistenza le dimissioni di Oresharski; l’ingresso in Parlamento dei partiti minori, non rappresentati. Le richieste sono fermamente respinte dall’esecutivo.

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