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venerdì 22 Novembre 2024
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Mariano Settembri, con il progetto Lampi di Stampa riesce a recuperare i libri sul caffè

Anche il recupero di libri perduti è un rito così come quello del caffè: dentro la letteratura, viene raccontato anche l'espresso, attraverso i personaggi e le storie di Paesi lontani e culture diverse. Ne abbiamo discusso con Mariano Settembri, esperto di letture sul caffè e sul cioccolato

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MILANO – Mariano Settembri, editore, scrittore e docente di filosofia, di Novara. Ha lavorato anche per molti anni come direttore di una libreria e per il gruppo delle Messaggerie, ed è stato responsabile del recupero dei libri che andavano perduti.

Un progetto chiamato Lampi di stampa, che sta procedendo bene. Riportando in vita dei testi che sarebbero stati irrecuperabili.

Sono compresi in questa operazione di conservazione, anche i libri di diverse letterature. Come quella della cucina e quindi del caffè e della cioccolata.

Mariano Settembri, il salvatore dei libri perduti

Cosa c’entra il caffè con la letteratura?

“Si beve caffè in tutti i romanzi, però in alcuni casi diventa proprio protagonista. D’altronde rappresenta un intero modus vivendi.

E’ vero che il caffè è diventato un momento d’incontro. Un luogo di ritrovo e riflessione. Il suo consumo è ormai un passaggio obbligatorio della vita quotidiana di chiunque.

E’ normale quindi che si esprima attraverso una letteratura molto ampia. Posso citarle diversi esempi: “I minatori di caffè” della Morgante, edizioni Gallina. Oppure “Il caffè delle donne” di Termiti.

Abbiamo persino il titolo de “Il primo caffè del mattino“, di Diego Galdino. Oppure L’ultimo caffè della sera, ancora dello stesso autore.

All’interno di queste storie, la quotidianità è scandita proprio dalla necessità di questo aroma tramandato nei secoli. Il caffè è poi per noi un simbolo particolarmente presente nella nostra cultura.”

In Italia possiamo vantare grandi marchi

“Soprattutto l’amore per questa bevanda. Una passione che nasce anche da una lavorazione attenta, che a mio avviso è molto differente da quella che si può riscontrare in altri Paesi.

Il nostro espresso arriva da origini importanti, come l’Etiopia e l’America latina. Ma poi può contare su una grande professionalità dal punto di vista industriale e artigianale, una volta giunto in Italia.

Qundi lei si occupa anche di cacao. Perché il cacao e non il tè, che contiene la caffeinea?

“Il caffè e il cioccolato innanzitutto, si accompagnano bene. I luoghi di questi due prodotti li trovo molto vicini. Soprattutto la cioccolata poi, rispetto al tè.

E’ un momento di piacere. Perché risponde all’esigenza di fare un salto umorale notevole. Dal punto di vista anche sensuale e sessuale.”

Come mai si è avvicinato proprio al caffè e al cioccolato?

“Dal punto di vista letterario, posso citare quella latino americana. Quindi Garcia Marquez ad esempio. E’ una letteratura all’interno della quale il caffè e il cioccolato, sono indispensabili per i protagonisti. Per trovare, come nell’antichità, dei poteri particolari, quasi sovrannaturali.

Tanto che nel libro “L’autunno del Patriarca” il sacerdote si avvicina con in mano una tazzina di caffè, ed avviene una sorta di levitazione. Quindi il caffè imposta anche un gioco fantastico che rimanda ad una cultura atavica.

Poi c’è tutta quella parte che riguarda proprio la vita in Etiopia e nell’Africa. Quindi, attraverso la letteratura, riusciamo a riscoprire le origini di ciò che ci ha portato al presente.

Tant’è che, quando leggiamo “caffè dei binari” e “caffè del naviglio“, rimandiamo a un senso di piacere e di appartenenza.

Mi fa un po’ sorridere perché, io vengo da Novara, dove esistono diversi brand, anche minori, che però hanno avuto successo. Nello specifico mi riferisco al marchio Noalito, piccolo ma molto conosciuto.

Una sera mi è capitato di chiedere come mai si chiamasse in questo modo. Perché da sempre, sin da bambino, ho ricollegato questo brand a qualcosa di esotico e molto lontano.

Poi ho capito che questo acronimo, significava Novara, Alessandria e industrie torrefazioni. Quando io ho passato anni ad immaginarmi ballerine latino americane.”

Lei ha avuto a che fare con numerosi autori. Lo scrittore, beve il caffè?

“Tanti scrittori lo bevono. Più che altro perché aiuti a restare concentrati.”

Se dovesse consigliare ad un appassionato di caffè e di cioccolato, un libro da leggere assolutamente

“Io gli farei innanzitutto leggere, Aureliano Buondia di “Cent’anni di solitudine”. Poi “La bottega del caffè” di Goldoni, pur essendo un testo teatrale.

Ma anche tra letture più recenti, consiglierei anche “Il caffè delle donne”, perché c’è un incipit molto bello. Che dice: premete il pollice sul fondo della tazzina da caffè e leggerete le vie del futuro profumate di cardamomo.

Questo inizio unisce la sensualità, le spezie e il bisogno di esser circondati dal piacere di conoscere tutto ciò che la terra può offrirci.

Mentre, per quanto riguarda il cioccolato, parto dalla mia esperienza di bambino. Quindi cito dalla Casa di cioccolato di Hansel e Gretel, alla “Fabbrica del cioccolato“. Poi ancora “Chocolat” e “Dolce per il cioccolato”. Infine una fiaba, di Angela Ragusa.”

 

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