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Aziende italiane: voglia di innovazione. Servono risorse, informazione e supporto

Per il Sondaggio FondItalia 2018, realizzato con ExpoTraining e Fiera Milano, innovare e formare le proprie risorse rappresenta l’unica via per le imprese per competere nel mercato del lavoro (57,89% circa), aumentare produttività e fatturato (40,35%) e proteggere i lavoratori dal rischio occupazionale (70,18%) ma solo il 37,39% delle imprese innova costantemente e il 41,25% degli intervistati non ha mai sentito parlare del Piano Industria 4.0 o non sa bene di cosa si tratti

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MILANO – Nelle aziende italiane, il bisogno di innovazione e formazione è ormai fortemente sentito. Si è infatti sempre più consapevoli di come possano essere le strategie principali per affrontare il mercato; ma anche per ridurre il rischio di esclusione occupazionale.

Esiste però ancora un forte “gap” tra quello che si vorrebbe e quello che concretamente viene fatto e sembra mancare una adeguata informazione.

Aziende italiane: lo sguardo di FondItalia

Questo il dato saliente che emerge dell’annuale sondaggio realizzato da FondItalia; il Fondo Paritetico Interprofessionale per la Formazione Continua. In collaborazione poi con ExpoTraining ed ExpoLavoro&Sicurezza.

La più importante manifestazione italiana sul mondo del lavoro e della formazione, e Fiera Milano. Inoltre, il sondaggio è stato promosso dai media partner: Money.it; Radio Kiss Kiss – play everywhere; e poi Economiapertutti.com e Uomo & Manager; HT – Human Training e Oipa Magazine.

Il campione

Sono 1115 le persone che hanno partecipato al sondaggio; realizzato con metodo CAWI on line dal 28 novembre 2017 al 30 aprile 2018.

Si tratta soprattutto di consulenti, imprenditori, esperti di comunicazione (54,39%); residenti centro-nord (78,26%), di ambo i sessi.

Con un’età compresa tra i 35e i 54 anni  (62,61%) e un titolo di studio elevato (laurea per il 59,65% dei partecipanti); provenienti soprattutto dal settore dei servizi (53,91%) sia rivolti alle imprese che alle persone.

Innovare l’unica via per essere competitivi

Nello specifico, il 57,89% dei partecipanti al sondaggio ritiene che innovare sia l’unica via per competere nel mercato del lavoro nazionale ed internazionale . Mentre, il 40,35% pensa che innovare rappresenti una leva per aumentare produttività e fatturato.

Solo il 6,14% si mantiene scettico

Ritenendo che sia solo un modo per automatizzare il lavoro (6,14%) e ridurre il personale (6,14%). Solo il 5,26% dichiara che l’innovazione possa rappresentare solo un costo per le imprese.

A fronte di questa grande fiducia verso l’innovazione, vista come una grande opportunità di crescita e permanenza nel mercato per le imprese, solo la metà degli intervistati dichiara che la propria azienda innova costantemente (37,39%).

O almeno ogni anno (15,65%), mentre l’altra metà dichiara che nella propria azienda accade ogni 2/3 anni (pe il 13,04%); ogni 5 anni (per il 5,22%). Mentre, raramente (per il 21,74%) o addirittura mai (per il 6,96%).

Un processo continuo

Se consideriamo l’innovazione come un processo prima di tutto culturale dell’azienda, esso non può che essere continuativo e già innovare ogni 2/3 anni segnala un disastroso ritardo rispetto a scenari di mercato in continuo mutamento.

Se innovare significa soprattutto realizzare azioni capaci di rendere più snelle ed efficienti le strutture organizzative e produttive delle imprese, l’80,17% dei partecipanti al sondaggio ritiene che tutto ciò può aumentare la necessità, per le risorse umane che vi lavorano, di incrementare le competenze tecniche e trasversali.

L’innovazione non è una minaccia

Interessante segnalare che solo una percentuale molto bassa di intervistati (il 3,45%) vive l’innovazione come una minaccia; capace di sostituire la componente umana con la tanto temuta robotica.

Innovare richiede, invece, che le persone abbiano maggiori e costanti opportunità di formazione (per il 70,18%); conoscano le lingue (per il 31,58) e possiedano competenze legate al web (per il 21,68%). Cosicché possano anche essere a riparo da rischi di esclusione occupazionale.

Le competenze più utili

Tra le competenze web individuate come più utili, il marketing digitale (per il 46,90%) e la gestione dei social (per il 15,04%). Ancora poca considerazione invece per l’e-commerce. Visto come strategico solo dal 7,96% degli opinionisti.

Il Piano Industria 4.0

Una delle grandi opportunità di innovazione e formazione per le aziende, è certamente il Piano Industria 4.0; che mette a disposizione 13 miliardi di euro dal 2017 al 2020 per sostenere le aziende italiane nel processo di digitalizzazione e robotizzazione dei sistemi produttivi.

Se ne è parlato molto, ma continua ad esserci un 25,44% degli intervistati che non ne ha mai sentito parlare. Mentre un 15,79% ne ha solo sentito parlare ma non ha approfondito l’argomento.

Il 58,77% che lo conosce in generale, ritiene che il Piano Industria 4.0 possa rappresentare un’opportunità per le imprese solo se ben gestito sia dal Governo che dalle imprese. (per il 58,77%).

Solo il 7,02% lo ritiene uno spreco di energie e di denaro.

I soggetti dell’innovazione

Sono ancora una volta gli enti di formazione (per il 26,32%) e le associazioni di impresa (per il 25,44%) i soggetti ritenuti più idonei per sostenere le aziende italiane. Per guidarle nel processo di digitalizzazione e robotizzazione dei sistemi produttivi.

Solo il 35,40% degli opinionisti, infine, dichiara di conoscere ed usufruire delle opportunità di sostegno economico alla formazione fornite dai Fondi Interprofessionali. A fronte del 32,74% che le conosce ma non le ha mai utilizzate e del 31,86% che non ne ha mai sentito parlare.

Ruolo strategico

Dalla lettura di questi dati emerge che è oramai riconosciuto il ruolo strategico rappresentato da innovazione e formazione per il futuro delle nostre imprese. Sia in Italia che nei mercati internazionali.

Inoltre, si è consapevoli che entrambe possano rappresentare uno scudo di fronte ai rischi di esclusione occupazionale.

Se è vero che il lavoro si trasforma così velocemente per via dell’innovazione tecnologica, allora anche la formazione deve sapersi trasformare altrettanto velocemente; adattandosi ai nuovi scenari di mercato, alle nuove forme organizzative; alle nuove forme di comunicazione.

La rivoluzione tecnologica e industriale

Enti di formazione, rappresentanze di imprese e lavoratori, Fondi Interprofessionali possono fare molto per sostenere le imprese di fronte a questo grande mutamento di scenari di cui è stata compresa la portata ma che si fatica ancora ad affrontare.” – hanno dichiarato congiuntamente Francesco Franco ed Egidio Sangue. Rispettivamente presidente e vice presidente di FondItalia.

– “La “rivoluzione tecnologica ed industriale” a cui stiamo assistendo in questi decenni deve essere innanzitutto compresa ed interpretata.

Ma poi, va anche accompagnata con mezzi e modi consoni e FondItalia è pronta a fare la sua parte e rappresentare una concreta risorsa per le imprese ed i lavoratori in tal senso”.

“L’iniziativa di FondItalia mi pare straordinariamente utile. Perché ci permette di tracciare le strategie per non essere colti impreparati.

Dobbiamo formare oggi le imprese ed i lavoratori che affronteranno il mercato tra 3/5 anni” – ha concluso Carlo Barberis, Presidente di ExpoTraining.

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