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venerdì 22 Novembre 2024
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Israele: il caffè è una delle voci più importanti dell’ export alimentare italiano

Massimiliano Guido, responsabile Ufficio Ice-Agenzia di Tel Aviv: “Negli ultimi 4 anni le importazioni dall’Italia di prodotti alimentari sono aumentate a doppia cifra. Passando da 127 a 183 milioni di euro. La stima di crescita, per il prossimo triennio, sarà di un valore simile”

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MILANO — Al via quest’oggi (venerdì 4 maggio), a Gerusalemme il 101° Giro d’Italia. L’export agroalimentare italiano verso Israele ha conseguito risultati rilevantissimi negli ultimi anni.

Tra i prodotti di casa nostra più apprezzati: la pasta, la passata di pomodoro, l’acqua minerale e la Nutella. Poi, naturalmente il caffè.

Repubblica.it ha voluto fare il punto in questa intervista con Massimiliano Guido. Il responsabile dell’Ufficio Ice-Agenzia di Tel Aviv, che vi proponiamo di seguito.

Israele prima tappa

Il Giro d’Italia parte da Gerusalemme: un’occasione unica per capire quanto vale oggi il rapporto commerciale tra il nostro Paese e Israele.

Qual è il giro di affari generato dalle nostre esportazioni agroalimentari; quali prodotti made in Italy sono più venduti da loro e quali prodotti made in Israel hanno più di successo da noi.

Poi quali sono le difficoltà, se ci sono, degli imprenditori italiani che importano in Terra Santa; oppure che tipo di consumatore è il cittadino israeliano. E molto altro ancora.

A spiegare le dinamiche commerciali che governano Israele e le prospettive di sviluppo per le imprese italiane in questo paese, è Massimiliano Guido, responsabile Ufficio Ice-Agenzia di Tel Aviv.

“Negli ultimi 4 anni le importazioni dall’Italia di prodotti alimentari sono aumentate a doppia cifra. Passando da 127 a 183 milioni di euro. La stima di crescita, per il prossimo triennio, sarà di un valore simile”.

Quali sono i prodotti italiani che hanno più successo in Israele?

“Innanzitutto, la pasta in numerosi formati. Dai grandi marchi – Barilla, De Cecco – a quelli più di nicchia – Del Verde, Rummo e Filotea.

Poi, il caffè italiano che ha un solo vero temibile concorrente: Nespresso. Fra le aziende più grandi sono conosciuti i marchi di Illy, Lavazza, Segafredo, Mauro Caffè.

Ma anche quelli meno noti come Diemme Caffe e Izzo Caffè; le passate di pomodoro: Mutti, Petti, Cirio e Pomi; l’acqua minerale: San Pellegrino, San Benedetto e Ferrarelle; la Nutella e i prodotti Ferrero in genere”.

Quanto pesa il giro di affari del segmento agro-alimentare sul totale delle importazioni?

“Nel 2017 è stato di oltre 183 milioni di euro e rappresenta l’8,5% di tutto l’export italiano pari a 2.6 miliardi di euro”.

Ci sono prodotti agro-alimentari made in Israel che in Italia hanno successo?

“Datteri e agrumi. D’altro canto Israele esporta, senza che il consumatore lo sappia, anche noci per un valore di 15 milioni di dollari”.

Ci sono difficoltà ad importare in Israele?

“Per alcuni prodotti come olio, formaggi, frutta e verdura ci possono essere dazi che variano mediamente dal 6% al 12% o calcolati sulla base del peso/valore.

Quote e dazi per prodotti freschi sono spesso sospese in occasione di festività locali quando l’offerta non riesce a soddisfare la domanda.

Le procedure di kasherizzazione

Queste sono necessarie per distribuire i prodotti nella Gdo (tranne la catena Tiv Taam) ma non indispensabili per inserire il prodotto sul mercato.

I controlli per la certificazione sono svolti poi in Italia da rabbini italiani. Alla certificazione italiana fa seguito un’approvazione da parte del Rabbinato centrale di Gerusalemme.

Vi possono inoltre essere particolari requisiti o procedure di carattere fitosanitario. (ad esempio, limitazione all’importazione di kiwi per presenza del parassita Drosophila Suzuki). E’ vietata l’importazione di suini e derivati (insaccati).

Quali sono le differenze più evidenti tra i consumatori italiani e israeliani?

“Gli israeliani mangiano a tutte le ore. Sono curiosi e aperti alle novità, durante le festività il bbq è molto diffuso; le abitudini di acquisto sono più simili agli americani che europei. (acquisti maxi size e grandi quantità legate al numero medio più alto di componenti familiari rispetto alle famiglie italiane)”.

Il consumatore israeliano ha sensibilità per le Dop?

“Il concetto giuridico di Dop non è così conosciuto. (in questo senso l’Ue ha avviato momenti di studio e formazione con il ministero dell’Agricoltura israeliano).

Ma è chiara la differenza tra prodotto autentico e imitazione. In questo senso si indirizza l’azione costante dell’Ice-Agenzia in ogni evento enogastronomico attraverso la campagna sui mercati esteri “The Extraordinary Italian Taste” che il ministro Martina ha presentato nel 2016 a Gerusalemme in occasione della Festa della Repubblica”.

Oltre ai nostri prodotti agro-alimentari, in Israele importano anche macchine e beni strumentali italiani da applicare nell’industria di settore?

“Nel 2017, se aggreghiamo arbitrariamente il settore delle macchine per l’industria agroalimentare e delle bevande, quella del packaging e quella della carta arriviamo ad un totale di oltre 74 milioni di euro.

Di cui poco meno della metà sono esclusivamente macchine utilizzate nei processi di trasformazione agroalimentare. Non solo, molti operatori israeliani – 18 quest’anno – partecipano alle fiere Ipack-Ima, Meat-Tech, Print4All e Plast. In programma a Milano dal 29 maggio al 1 giugno 2018”..

Qual è la strategia dell’Ice-Agenzia su questo mercato?

“Si esplica su due direttrici principali: promozione e accompagnamento diretto delle imprese. Il primo prevede due momenti ogni anno rivolti ad operatori professionali – importatori, distributori, retailer, stampa, chef locali – e consumatori.

Il “Festival Italiano” e la “Settimana della Cucina Italiana nel Mondo” organizzate nel quadro delle azioni di promozione integrata dell’Ambasciata d’Italia.

A questi momenti si aggiungono, durante tutto l’anno, missioni di operatori del settore a fiere italiane specializzate (Tuttofood, Cibus, Gustus, Taste) e visite ai distretti produttivi.

Nel settore agroalimentare gli incontri B2B sono sempre accompagnati da degustazioni o preparazioni ad hoc per il cliente israeliano che spesso è accompagnato da uno chef locale.

A questo proposito i programmi televisivi di cucina, l’edizione israeliana di Master Chef prima fra tutti, svolgono un ruolo sempre più importante nell’orientare il consumatore nelle sue scelte di acquisto e nell’inserire novità gastronomiche. L’edizione del 2015 di Masterchef Israele è stata vinta dallo chef italiano Massimiliano Di Matteo”.

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