lunedì 23 Dicembre 2024
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Così Iginio Massari racconta l’apertura a Milano: “Non sono un negazio­nista della dolcezza”

Sopra c’è l’insegna di Banca Intesa, filiale di via Marconi angolo Piazza Diaz. Sotto c’è la firma di Iginio Massari, sulla vetrata con vista sul laboratorio. È la nuova pasticceria del “Maestro”

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MILANO – Lo riconoscono tutti come il numero uno della pasticceria italiana. Una specie di guru dell’arte del dolce. Se, quando si pensa al risotto alla milanese si pensa a Gualtiero Marchesi, quando si parla di bignè, il nome è quello di Iginio Massari.

Bresciano orgoglioso di es­serlo, cresce tra i fornelli del­ la mamma cuoca. A soli 16 anni emigra in Svizzera per far ga­vetta a Budrye, nel laborato­rio di cioccolateria di Claude Gerber.

Iginio Massari torna al made in Italy

Dopo la sua formazione, fa finalmente ritorno in Italia. Qui trova lavoro alla Bauli dove perfeziona la conoscenza dei lievitati. Nel 1971 apre la Pa­sticceria Veneto a Brescia.

Costruisce il tempio della pasticce­ria mondiale

E non solo. Iginio Massari è anche l’ani­ma della scuola Cast Alimen­ti, da cui sono passate generazioni di pasticceri che hanno vinto complessiva­mente 17 titoli mondiali. Ma ecco come il maestro si racconta in un’intervista dello scorso anno a GazzaGolosa, di cui riportiamo i passaggi più significativi.

Il grande passo: l’apertura milanese nel 2018

La scelta della location:
«Intanto non lascio Brescia. Ho avuto un’occasione e non sono riuscito a dire di no. Umberto Chiaramonte, che mi segue nelle attività di co­municazione, mi ha proposto di replicare la mia pasticceria nel cuore di Milano, dentro una Banca.

All’inizio mi sembrava un’idea pazza. Adesso posso dire che è stata una grande idea».

Che cos’è per Iginio Massari la pasticceria?

«Dedizione, qualità assoluta delle materie prime. Sempli­cità che scappa dalla banali­tà».

Il paragone con Gualtiero Marchesi, ma per la pasticceria

«Ne sono orgo­glioso! Ho conosciuto bene Gualtiero Marchesi e credo che abbia dato il contributo più im­portante alla crescita della cuci­na italiana. Tra noi c’era una grande stima reciproca».

Un cultore delle materie prime: come le seleziona, il maestro

«Provo, assaggio, mi faccio con­sigliare… sono continuamente alla ricerca del meglio. Concedo fiducia a tutti e scelgo dopo una lunga e meticolosa analisi.

I pro­blemi più grossi li ho con la frutta. Sta diventando sempre più bella esteticamente e sempre meno buona. La ricerca della perfezione estetica penalizza la componente aromatica».

Qual è il miglior burro?

«Purtroppo non è italiano. Da noi si pensa al latte, ai formaggi e allo yogurt e con quello che ri­ mane si fa il burro. Ottimo è quello della Normandia, ma du­ra poco. Il migliore al mondo, per profumi e gusto, lo fa un pic­colo produttore belga vicino a Spa».

La sua farina?
«Viene da un mulino di Piacen­za. Qualità assoluta».

Il suo cacao?
«Non sono un cioccolatiere: non parto dalle fave di cacao. Ma compro tavolette da fondere da aziende italiane e da una fran­cese che selezionano i migliori cru di cacao del mondo».

Il primo dolce di Iginio Massari

«Una torta alle nocciole all’ini­zio degli Anni 60. Si chiama Torta Perfet­ta

Che cosa pensa della moda del dolce non dolce?

«Credo che il dessert debba ave­re lo zucchero. Da quando ho cominciato a occuparmi di pa­sticceria ho ridotto lo zucchero dei miei dolci anche del 60 per cento e cerco di rimediare con la forza aromatica delle materie prime. Ma non sono un negazio­nista della dolcezza».

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