MILANO — In Ecuador, Paese colpito da un continuo aumento di povertà e disuguaglianze, si vive principalmente di agricoltura familiare e contadina. Importantissimo il ruolo del caffè, con una produzione di caffè Arabica che coinvolge circa 50 mila famiglie ecuadoriane.
La produzione del caffè ecuadoriano è garantita all’80% da piccoli produttori. Il caffè, presente nell’area da oltre un secolo, fa parte della tradizione ecuadoriana. E da sempre ha contribuito alla biodiversità, apportando nutrienti al suolo.
Tuttavia, dopo la crisi mondiale di questo prodotto, le piantagioni sono rimaste solo marginali. La debole gestione delle stesse piantagioni e l’alto uso di prodotti chimici ha reso la produzione di bassa qualità e a rendimenti incostanti.
Negli ultimi 5 anni, però, c’è stata un’inversione di tendenza. Il caffè è tornato a giocare un ruolo strategico. I governi locali puntano molto sul prodotto, credendo che il caffè ecuadoriano possa diventare uno dei prodotti principali d’esportazione.
Perché ciò possa accadere è opportuno lavorare su tre fronti
In primis, bisogna migliorare e standardizzare la produzione attraverso la formazione, assistenza tecnica e potenziamento dell’infrastruttura necessaria per i produttori di caffè.
Considerato, poi, che le attività di trasformazione e commercializzazione dei produttori locali sono prevalentemente associative, è opportuno rafforzare il modello associativo e gestionale mediante la formazione e assistenza tecnica in tostatura e macinatura del caffè.
Per ultimo, è necessario diversificare la produzione perché venga garantito alle famiglie una varietà di alimenti e venga ridotta la dipendenza dai mercati locali.
Cospe Onlus, con il progetto “Cacao corretto: rafforzamento delle filiere del cacao e del caffè per la sovranità alimentare dell’Ecuador”, sta lavorando da anni nelle cinque province della produzione di caffè su tutti e tre i fronti.
Una fattoria modello
Doña Gloria, settanta anni, originaria dell’Ecuador, è uno di quei piccoli produttori aiutati da Cospe. Da sempre coltiva caffè nella sua fattoria di 4 ettari dove adesso vive da sola.
Il caffè viene poi venduto ad AACRI, storica associazione di piccoli produttori di caffè nella provincia di Intag, nel nord dell’Ecuador. La fattoria di Doña Gloria è una storia di successo.
Come lei, molte donne lavorano nella filiera del caffè, ma non a tutte viene riconosciuto il lavoro fatto. Tradizione vuole che siano gli uomini a partecipare alla vita associativa e avere potere decisionale. Relegando le donne al lavoro di cura sia domestico che delle piante coltivate.
Doña Gloria, unico membro della sua famiglia, ha potuto registrarsi come socio di un’associazione di produttori e partecipare attivamente alla vita associativa.
Inoltre, la sua fattoria è un esempio perfetto dell’applicazione dei principi dell’agroecologia: non vengono usati prodotti chimici e le piante di caffè crescono all’ombra di banani e altri alberi tipici della zona.
Dopo aver partecipato a un percorso di formazione su agro-ecologia e principi della sovranità alimentare nella filiera del caffè, Doña Gloria ha infatti promosso una gestione integrale e biodiversa dei suoi appezzamenti di terra.
Doña Gloria non è l’unica ad avere una storia di successo, molti altri sono i produttori aiutati da Cospe.
Il progetto, infatti, permetterà un aumento del 20% del reddito delle famiglie, la promozione di lavoro per un’altra parte della popolazione e la promozione dei diritti delle donne nella filiera del caffè. Per saperne di più, clicca qui: (https://www.cospe.org/progetti/cacao-corretto/).
Cospe per greenreport.it