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Genova, una città piena di tradizionali caffè storici e celebri pasticcerie

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GENOVA – La sua particolare posizione gli ha sempre garantito di arricchirsi e contaminarsi per terra e per mare.

Parliamo di Genova, una delle città più importanti del nostro Paese e autentica culla culturale del Nord Italia e, come tutti i capoluoghi della Penisola, è sede di locali storici particolarmente caratteristici.

Se immaginassimo una sorta di tour lungo le strade della città della Lanterna, non possiamo che iniziare dal suo simbolo vero e proprio: il Caffè pasticceria Mangini.

Si trova proprio di fronte alla Prefettura e molti Presidenti della Repubblica, Camera e Senato, come Oscar Luigi Scalfaro, Francesco Cossiga e Giovanni Spadolini hanno sostato tra i suoi tavolini.

Il caffè Mangini è noto anche perché, tra il 1947 e il 1968, ospitava le improvvisate redazioni de Il Secolo XIX e Il Lavoro con personaggi come Umberto Vittorio Cavassa e Sandro Pertini.

Elegante, con arredi originali, il Caffè Mangini è tra gli ultimi eredi della tradizione salottiera della grande Genova.

E su questa scia, s’inserisce anche l’Hotel Bristol Palace, stupendo palazzo liberty su una delle vie più importanti di Genova, sede di grandi feste organizzate dalla nobiltà genovese per via della sua lussuosa sala da ballo.

Ha ospitato personaggi illustri come Luigi Pirandello, Gabriele D’Annunzio e l’imperatore Hirohito. Alfred Hitchcock ideò qui alcune riprese di Caccia al ladro e la scala ellittica dell’albergo lo ispirò per Vertigo. Spostandoci più sul settore gastronomico, non si può non menzionare il ristorante Zeffirino.

Fondato dal modenese Zeffirino Belloni, è probabilmente il più elegante e raffinato di Genova, quasi un motivo di vanto della città per stile e gusto.

Il suo pesto è talmente ricercato che si narra che Frank Sinatra se lo facesse spedire negli Stati Uniti mentre, in vista di una tournée di un mese in Cina, Luciano Pavarotti se ne portò dietro un quintale. Da quarant’anni è il pesto ufficiale di tre Papi.

Tempio di tradizioni e ricette del genovesato dell’antico borgo di San Desiderio, è invece la Trattoria Bruxaboschi.

Non è cambiato nulla qui dentro, dalla storica saletta alle credenze dell’Ottocento. La frequentava quell’Andrea Galleano che, nel 1880, pose una targa sulla vicina villa per ricordare che lì i patrioti fratelli Ruffini e Giuseppe Mazzini tramarono con la Giovine Italia.

Ai suoi tavoli sedeva il violinista Paolo De Barbieri, l’unico a cui il Comune concedeva il violino di Niccolò Paganini.

Nient’affatto trascurabile a Genova è poi il campo delle pasticcerie in quanto la città ligure ospita probabilmente la confetteria più illustre d’Italia: la Romanengo.

Da sette generazioni, questo luogo addolcisce la vita dei genovesi e non solo. Verdi scrisse che “condiva squisitamente ogni sorta di frutto”. Mentre Umberto di Savoia, per le nozze con Margherita, volle i suoi frutti canditi.

Nel 1857, il Consiglio comunale di Savona regalò i suoi “demizuccheri” a Vittorio Emanuele II in visita alla città e il cantautore Fabrizio De Andrè l’ha resa protagonista di una canzone.

Confetti, caramelle, cioccolatini, violette, praline, petit-fours, paste al frutto e meringhe vengono da antiche ricette. Quella del torrone fondant ai pistacchi verdi la fornì la regina Elena del Montenegro.

Il museo segreto di Genova

In Soziglia, un museo segreto conserva confezioni di oltre due secoli. Insomma, una vera e propria istituzione a Genova.

Infine, non dobbiamo dimenticare la pasticceria svizzera Vital Gaspero. È un capolavoro di sobria eleganza. Con arredi tutti bianchi dove campeggia lo stemma elvetico. E poi le tre piccole vetrine con insegne originali.

È tra le ultime testimonianze delle pasticcerie svizzere. Quelle che, tra Otto e Novecento, conquistarono i palati. Con i profumi e i sapori della pasticceria mitteleuropea.

Simone Morichini

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