In Italia sono circa 5mila i ristoranti e bar nelle mani della criminalità organizzata. L’acquisizione di un’attività commerciale da parte delle organizzazioni criminali deriva da una necessità: riciclare denaro frutto di attività illecite.
Considerando che per avviare un’attività le autorizzazioni richieste non sono così restrittive, chi ha le risorse economiche per farlo ha senza dubbio gioco facile.
A sottolineare il problema che affligge il comparto è Aldo Cursano (nella foto), vicepresidente vicario di Fipe, che denuncia la mancanza di barriere amministrative necessarie per impedire un accesso indiscriminato al settore ricettivo.
Riportiamo di seguito l’intervento di Aldo Cursano.
“Il tentativo della criminalità organizzata di impossessarsi di pezzi di economia legale c’è da sempre. Tuttavia negli ultimi due decenni abbiamo assistito ad una deriva finanziaria che ha funzionato da acceleratore di questo processo. Quando si interrompe il circuito virtuoso tra impresa, lavoro e produzione di ricchezza perché quest’ultima non si realizza per il tramite delle prime due ma semplicemente moltiplicando (ingenti) risorse finanziarie, ecco allora che il cerchio si chiude spalancando le porte alla speculazione e, persino, alla illegalità. Non si capisce più, o non importa capirlo, da dove vengono quelle risorse, è importante soltanto che vengano impiegate per produrne di più. Sono i soldi a moltiplicare i soldi, non l’impresa ed il lavoro”.
“All’inizio la criminalità organizzata trova appetibili i grandi appalti pubblici e le forniture all’ingrosso di materie prime. Poi pian piano, per diverse ragioni, entra nella struttura commerciale del nostro Paese acquisendo bar, ristoranti, negozi. Dapprima perché i controlli sugli appalti si fanno sempre più stringenti, poi perché nelle attività commerciali si verificano alcune trasformazioni che facilitano il processo”.
“Il doppio controllo esercitato dai meccanismi autorizzativi e dal rapporto stretto tra impresa commerciale e famiglia si affievolisce. Per avviare un’attività non ci sono autorizzazioni specifiche e perfino il possesso di requisiti morali, dopo la verifica iniziale, non viene più monitorato”.
“A questi due fondamentali aspetti se ne aggiunge un terzo. Si tratta degli effetti sulla struttura commerciale del paese determinati da una crisi economica lunga ed intensa. Le chiusure delle imprese commerciali, comprese quelle di bar e ristoranti, raggiungono livelli straordinari perché si moltiplicano le aziende marginali. Allo stesso tempo nascono nuove imprese, anch’esse con numeri importanti”.
“In questo tourbillon di aperture e chiusure chi dispone di ingenti risorse finanziarie ha gioco facile anche perché contemporaneamente per gli imprenditori è sempre più difficile trovare supporto nel sistema creditizio ufficiale”.
“I fatti di cronaca degli ultimi anni, e quelli più recenti, dimostrano che anche bar e ristoranti sono divenuti appetibili per il business della criminalità. La circostanza che gran parte dell’attività si realizzi attraverso transazioni cash fa sì che essi siano molto interessanti per riciclare denaro di provenienza illecita. In questi locali non importa che entrino clienti, è invece importante che entrino soldi”.
“Consapevole che siamo dinanzi ad un fenomeno insidioso dico, tuttavia, che un mercato in cui operano 300mila imprese, piccolo esempio di capitalismo familiare nostrano, continua ad essere prevalentemente sano. Migliaia di persone oneste, circa 900mila, si alzano presto la mattina per servire ogni giorno milioni di consumatori dai quali ricevono le risorse per tenere in vita imprese e posti di lavoro”.
“Ma quali antidoti si possono mettere in campo per contrastare la forza d’urto della criminalità? Intanto devo dire che l’azzeramento delle barriere amministrative per l’accesso non giova. In effetti trovo paradossale che si mettano vincoli stringenti sul versante degli appalti mentre nell’economia diffusa si sceglie di andare nella direzione opposta. Eppure è proprio qui che, spesso, si concretizzano vere e proprie modalità di riciclaggio di denaro proveniente da attività illegali. Quando un’attività commerciale cambia gestione troppo spesso siamo dinanzi ad una spia che deve far scattare un supplemento di attenzione da parte di chi si occupa di prevenzione. Altrimenti titoli di giornali su bar, ristoranti e botteghe nelle mani della criminalità saranno sempre più frequenti”.