domenica 22 Dicembre 2024
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Nestlé punta sui Baci: investimenti per 60 milioni in 3 anni

La multinazionale vuol far diventare il cioccolatino un simbolo del Made in Italy, sulle orme di quanto successo con l’acqua S. Pellegrino. In vendita Rossana e Ore Liete

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di Michelangelo Borrillo*

Un «Bacio» per tutte le stagioni. Grazie alla diffusione del famoso cioccolatino Perugina in più mercati esteri, in modo da creare opportunità di contro-stagionalità della produzione, per non limitarla solo al periodo invernale.

Per mettere in pratica questo piano di sviluppo di più ampia prospettiva internazionale, la Nestlé — che controlla Perugina dal 1991 — è pronta a investire 60 milioni di euro in tre anni a Perugia, di cui 45, appunto, sul «Bacio» Perugina.

Lo sviluppo del «core business»
Le linee guida del piano sono state presentate dai manager di Nestlé Italiana ai sindacati nella sede di Confindustria Umbria a Perugia.

Il punto di partenza è il potenziamento dello stabilimento di San Sisto per confermarne la posizione come uno dei poli produttivi di eccellenza del cioccolato all’interno del gruppo Nestlé. Il punto di arrivo, invece, è rafforzare la posizione dello storico marchio in Italia, con un opportuno sviluppo commerciale, per fare di Perugina un simbolo del Made in Italy in tutto il mondo, come accaduto nel settore delle acque per il marchio S. Pellegrino.

Il prodotto con cui Perugina punta a conquistare il mondo sarà, appunto, il Bacio.

«La fabbrica di San Sisto — si legge nel comunicato diffuso da Nestlé che ha annunciato anche l’ingresso di due manager, Valeria Norreri e Bruno Emmenegger — si focalizzerà sulla produzione core dell’azienda, il cioccolato di eccellenza: al cuore di questa strategia saranno i Baci Perugina, una delle praline di maggior successo in Italia, anche grazie al sostegno delle campagne di marketing e comunicazione e che ha ora l’ambizioso ma realistico obiettivo di diventare una pralina di riferimento per i consumatori di tutto il mondo.

La vendita di Rossana e Ore Liete
Il piano — che prevede la vendita dei marchi Rossana e Ore Liete — non contempla alcun esubero nel perugino, sebbene la fase di ristrutturazione possa prevedere anche il ricorso alla cassa integrazione, come ha spiegato ai sindacati la delegazione di Nestlé ai sindacati guidata da Leo Wencel, amministratore delegato della divisione italiana della multinazionale svizzera del food.

«Restiamo perplessi e preoccupati — ha spiegato Michele Greco, segretario generale della Flai-Cgil dell’Umbria — ma riteniamo importante l’annuncio della Nestlé di voler investire 60 milioni complessivamente per il sito di Perugia, con un forte impegno per la valorizzazione del marchio Bacio, per dargli un valore mondiale».

Dei 60 milioni di investimenti programmati, 15 saranno dedicati all’efficientamento del sito produttivo di San Sisto, che sarà dotato di impianti e tecnologie nuove. «Notizie positive ma attenzione ai livelli occupazionali», ha dal suo canto evidenziato il presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, dopo aver incontrato con altri rappresentanti istituzionali i vertici di Nestlé: «Hanno presentato un piano di investimenti importante — ha spiegato — sia per la fabbrica di San Sisto, sia per la valorizzazione del marchio Bacio. È evidente che vogliamo capire bene l’impatto che queste politiche avranno sul versante dell’occupazione».

I paletti dei sindacati
«Quella di oggi da parte dell’azienda — ha aggiunto Greco — è una presa di posizione che aspettavamo da due anni. È importante che Nestlé abbia dichiarato che il piano industriale non sviluppa esuberi: un impegno che andrà misurato nella realtà, in un sito produttivo che finora ha combattuto i venti della crisi con lo strumento dei contratti di solidarietà. Sindacati e istituzioni non sono intenzionati ad accettare che su questo fronte ci siano cedimenti.

L’azienda, invece, ha confermato la volontà di dismettere i marchi Rossana e Ore Liete, per i quali tuttavia non ci sono al momento trattative in corso. Si tratta di produzioni che rappresentano circa il 2% di quello che si fa a Perugia ma il sindacato non crede che vendere sia un’idea felice: «Su questo siamo totalmente contrari — ha sottolineato l’esponente della Cgil — per noi sono prodotti importanti e utili al mantenimento dei livelli occupazionali. Non diamo la partita per persa e proporremo soluzioni alternative per la loro scelta».

A Perugia la solidarietà scade ad agosto: l’azienda ha assicurato che riassorbirà la manodopera ma prima bisogna riammodernare il sito, il che, a quanto si apprende, apre la strada a una fase di cig straordinaria.

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