mercoledì 22 Gennaio 2025

Milano: 2000 bar su 7000 si teme non riaprano: la soluzione sarà il suolo pubblico a costo zero?

Il capoluogo lombardo trasformato in un unico locale all'aperto come accade a Vilnius? Bar, locali e ristoranti e l’idea di allargarsi a costo zero sul suolo pubblico. Gli esercizi commerciali a corto di liquidità e incassi prendono in parola il sindaco Beppe Sala che ha promesso di sospendere ogni tassa di occupazione del suolo pubblico

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MILANO – Le condizioni per poter riaprire sono per molti gestori, impossibili da rispettare: troppe le spese e pochi gli incassi. Per cui, sono in tanti che hanno deciso di non provare neppure a rialzare le serrande. Due metri di distanza sono infatti improponibili per molti locali. Allora l’idea, come quella di Vilnius, di mettere a disposizione a costo zero il suolo pubblico. Questa è una delle promesse mantenute su cui si regge la strategia del prossimo futuro per i locali milanesi. Sospesa quindi ogni tassa di occupazione. Ma forse, neppure questa misura può bastare. Da milanotoday,it, alcuni dati aggiornati.

Milano: la giunta comunale ha approvato un un percorso semplificato per le richieste dei commercianti e si impegna a rilasciare le autorizzazioni entro 15 giorni

Una delibera approvata prevede l’ampliamento delle concessioni di occupazione di suolo pubblico per l’esercizio di somministrazione di cibi e bevande e la semplificazione delle procedure per ottenerle entro 15 giorni. Nonché la temporanea sospensione del pagamento della tassa di occupazione Cosap.

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“Un provvedimento che risponde alla strategia Milano 2020 per facilitare la possibilità di posare tavolini per bar e ristoranti all’aperto in città – dichiara l’assessore all’Urbanistica Pierfrancesco Maran -. Da un lato sosteniamo le attività in difficoltà, dall’altro miglioriamo la qualità dello spazio pubblico nei quartieri offrendo servizi ai cittadini”.

“Linee guida che dimostrano come l’Amministrazione sia vicina alle problematiche e alle difficoltà che sta vivendo uno dei settori strategici per l’economia della città e del Paese – spiega l’assessore alle Attività produttive e commercio, Cristina Tajani -. I tempi ridotti delle autorizzazioni vogliono essere un incentivo e un sostegno alla ripresa immediata delle attività ormai ferme da due mesi per un avvio nella piena sicurezza per operatori e i clienti”.

Come cambiano bar e ristoranti a Milano

Gli esercenti potranno allestire tavolini, ombrelloni, pedane e strutture all’esterno, anche seguendo il modello dei ‘parklet’ nato a San Francisco – senza pagare tasse, con lo scopo di recuperare i coperti ‘persi all’interno’ per via della misura che prevede ingressi contingentati e distanziamenti contro il contagio da Coronavirus.

Si legge in una nota del Comune

“Per quanto riguarda la richiesta di occupazione suolo che sarà concessa su aree a verde, marciapiedi e aree in cui comunque dovrà essere garantita la circolazione dei veicoli, dei mezzi soccorso e dei pedoni, sarà adottata una procedura semplificata che prevede un tempo massimo di autorizzazione di 15 giorni.

Una volta installate le strutture temporanee, saranno attivati monitoraggi e controlli da parte degli uffici competenti e saranno convocate specifiche Conferenze di Servizi che vedano la partecipazione dei Municipi. Restano ferme e inderogabili tutte le disposizioni vigenti in ambito di sicurezza e l’incolumità pubblica, sia afferenti la sicurezza stradale sia l’ordine pubblico”.

Ora però il settore versa in una situazione economica che gli operatori definiscono drammatica

A quando la ripresa? Da lunedì 4 maggio, in nome della Fase 2, gli esercizi possono servire, oltre ai prodotti per le consegne a domicilio, anche quelli per il take away – da dare quindi direttamente ai clienti. Si sono attrezzati. Via tutte le sedie dalle salette interne, allora. E poi guidalinee all’ingresso come in aeroporto, percorsi differenziati per l’entrata e l’uscita, segnaletica sul pavimento.

Su 7 mila esercizi pubblici della città, si teme che duemila non riusciranno ad aprire più. Non solo

I locali rischiano, una volta riaperti, di rimanere senza clienti. Dal primo giugno si stima una perdita di fatturato del 70 per cento. Otto locali su dieci sarebbero pronti a garantire le misure di sicurezza richieste ma sono convinti che i conti non torneranno: «Per il 92 per cento delle imprese c’è sproporzione assoluta tra il danno economico subito con il lockdown e le risorse finora stanziate».

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